L’azienda Tenuta Luce della vite, della famiglia Frescobaldi, Montalcino, realizza insieme a Richard Ginori 1735, un progetto per valorizzare il buon gusto italiano.

Il 14 maggio a Sesto Fiorentino, nella fabbrica Richard Ginori, è stata presentata la prima dell’opera in tre parti, “Casa di luce”, che racconta un vino e le sue terre.

 

Viene suggellato in questa occasione il gemellaggio tra Luce e l’azienda Richard Ginori 1735, un connubio basato sulla consapevolezza che valori come: italianità, artigianalità ed eccellenza, sono, soprattutto in questo momento storico, delle caratteristiche irrinunciabili.

 

La chiave del successo italiano è rappresentata dalla capacità dei nostri artigiani di plasmare sapientemente i prodotti della nostra terra, fondendo estro e tradizione.

 

La famiglia de Frescobaldi con il marchio “Luce”, rappresentato da un sole raggiante, con una corona di dodici fiamme, ha voluto creare, con il progetto che si chiama “Casa di Luce”, un palcoscenico dove va in scena l’arte ed il buon gusto, riunendo le personalità più creative del design, dell’artigianato e della gastronomia.

 

In questo caso ci ha raccontato la storia di un’azienda, la Richard Ginori, che da 1735 è stata leader nella creazione di porcellane e manufatti, che la hanno resa famosa in tutto il mondo, dove ancora oggi, maestri decoratori della “pittoria” su porcellana, realizzano le loro opere con le antiche tecniche della decorazione a piccolo fuoco, così come veniva praticata nel Settecento e ne insegnano l’arte.

 

Visitare l’azienda è stato come fluttuare nel passato e ritrovarsi a tu per tu, con un modo di plasmare la materia, tanto sopraffino, quanto prezioso e raro. Abbiamo visto all’opera abili mani, confezionare uno per uno delicati e minuscoli boccioli da applicare sopra splendide legumiere e creare variopinti  ramage con il volteggiare di microscopici pennelli.

 

Alla visita è seguita la degustazione verticale di quattro annate del vino “Luce della vite”, che nasce a Montalcino, dalla selezione di uve Sangiovese e Merlot, in percentuali stabilite vendemmia per vendemmia, dall’enologo Niccolò D’Afflitto.

 

Abbiamo degustato il 2006, il 2004, il 1999 e il 1995. Il 2006, conferma la grande annata, ha un impatto olfattivo intenso, con profumi di ciliegia, di viola, di cuoio, liquerizia e note balsamiche, l’impatto gustativo è morbido, pieno, rotondo, con una buona mineralità ed una trama tannica armonica. Le altre annate confermano un vino ben fatto, a tratti più austero.

 

Il filo conduttore tra il vino e la ceramica d’arte è la terra italiana, che rappresenta la nostra storia e la nostra ricchezza.

 

Credo fermamente che siano queste le iniziative che dovrebbero essere incrementate, per far conoscere il nostro inesauribile patrimonio.

Alessandra Rachini