Val d’Aosta, un dolce richiamo ai profumi dei suoi alpeggi.

Siamo al terzo e ultimo capitolo di un percorso che mi ha portato in una delle regioni più articolate dal punto di vista vitivinicolo del nostro Bel Paese, la splendida Val d’Aosta.

Da quelle parti, alle pendici del Monte Bianco, nel bel mezzo del mese di gennaio, col termometro fisso sottozero, si prepara qualcosa di unico e straordinario.

Tra i monti si trova un piccolissimo numero di vigneti collocati ad altezze inaspettate, sopra i 1100 mt, da cui si ricava un vino particolare: il “vino del gelo” (vin de glace, così l’ho definito).

Vendemmia di notte

I grappoli, imprigionati nel ghiaccio, duri come cristalli, vengono vendemmiati nel primo mese dell’anno, di notte, prima dell’alba per evitare le assolate giornate che, innalzando la temperatura porterebbero troppo oltre la maturazione voluta.

Subito trasportati in cantina per ottenere poche bottiglie di un vino incredibile, figlio dell’inverno.

L’uva perfetta ed usata per produrre questo tipo di vino è il Prié Blanc, adatta per le piccole dimensioni del grappolo e soprattutto per la sua spiccata acidità. In queste zone estreme viene allevata su pergole basse per evitare i danni causati dal vento e dal gelo durante la maturazione, sfruttando così il calore del riverbero del sole dai terreni ricoperti di lastre di ghiaccio.

Uva ghiacciata

Una volta arrivata in cantina (nel più breve tempo possibile) l’uva viene liberata dal ghiaccio e pressata. Il mosto molto zuccherino così ottenuto, viene portato a temperature intorno ai 15°C per dare inizio alla fermentazione in piccole botti di rovere dove effettuerà un successivo affinamento per 12 mesi.

La descrizione sopra riportata riguarda uno dei più eccelsi vin de glace valdostano: il Chaudelune Vin de Glace Valle d’Aosta Doc, Prié Blanc in purezza della cooperativa Cave Mont Blanc de Morgex et la Salle .

Il nome è da interpretare come “melodia” della sonata al pianoforte di Beethoven ma anche il momento nel quale si affrontano le vendemmie per assicurare le temperature sotto zero.

Malvoisie Flétri di Nus

Questo vino ha un colore giallo dorato, all’olfatto sprigiona profumi di camomilla, menta, miele, albicocca secca e arancia candita. Il sorso è dolce ma splendidamente bilanciato dalla componente fresco-sapida.

Se si cerca l’abbinamento ideale questo va ricercato nella pasticceria secca e formaggi erborinati. Ma non disdice un atteggiamento meditativo in solitaria.

Aggiungo altre due “chicche dolci” tipiche della regione: lo storico e ormai raro Malvoisie Flétri, vino passito a base di Pinot Grigio in purezza e il Prieuré Vallée d’Aoste Chambave Moscato Passito DOC.

I grappoli migliori del primo, Malcoisie Flétri della zona di Nus, vengono fatti asciugare all’ombra e in locali arieggiati. Successivamente con una fermentazione lenta e forzata in piccole botti si ottiene una piccola perla dell’enologia valdostana. Nel bicchiere si presenta ambrato e sprigiona profumi di erbe aromatiche, frutta candita e spezie.

Per il secondo, etichetta firmata da La Crotta di Vegneron, è la storia davvero particolare con i suoi dettagli nobiliari che ne impreziosiscono il fascino.

Chambave Val d’Aosta

Tra realtà e leggenda bisogna risalire al 1494 quando una bottiglia di Moscato Passito della zona di Chambave fu offerta al Re di Francia Carlo VIII. Fu poi il Re a pretendere negli anni successivi la produzione di questo vino.

Da allora anche la tradizione di produzione viene tramandata nei secoli. (Con qualche innovazione necessaria, perbacco!)

Dopo un’accurata vendemmia, i grappoli sono lasciati appassire all’interno di fruttai dedicati. Una volta conclusa la vinificazione il vino viene fatto riposare fino al Natale.

Il Prieuré Vallée d’Aoste Chambave Moscato Passito DOC di La Crotta di Vegneron costituisce una vera rarità enologica, riuscendo a stupire soprattutto per la complessità delle sue sfaccettature.

Concludo cosi questo mio itinerario, variegato e caratterizzato da toni ruvidi e aspri dovuti alle rocce dei paesaggi estremi e maestosi delle montagne, sensazioni calde e avvolgenti procurate dagli assaggi degli eccellenti vini locali e un finale dolcissimo che richiama i profumi e la tranquillità degli alpeggi valdostani. Chapeau!

Elisa Paolini