“L’incontro con le persone che attraverso i loro vini e la loro storia regalano emozioni; cultura del territorio; un momento di verifica, reale e tangibile, tra la nostra struttura, il pubblico e gli addetti ai lavori.” Così si è presentata la decima edizione di TERROIR VINO, l’incontro tra vino, persone e web
Diciamolo subito: si tratta di un evento “diverso”, dissimile da tutti gli altri. Atteso per la sua unicità. Luogo dell’incontro i Magazzini del Cotone del Porto Antico di Genova; presenti circa 120 espositori selezionati con oltre 600 tra vini, oli e birre in degustazione.
Diverso ed unico; per la capacità di catalizzare l’attenzione della maggior parte dei protagonisti della comunicazione enogastronomica della rete, con uno specifico momento d’incontro tra mondo della comunicazione e della produzione: Vinix Unplugged Unconference, la “non conferenza” sui temi del vino, del cibo e dell’interazione online.
Spazio ai “vignaioli dilettanti”. Un concorso, dal nome singolare, inusuale, Garage Wine Contest, che ha visto la proclamazione del vincitore e la possibilità di visibilità con un tavolo durante le degustazioni aperte al pubblico
Ed infine il Baratto Wine Day tenutosi nei due giorni dell’evento. Barattare i vini acquistati (possibile acquistare direttamente dai produttori a prezzi prestabiliti ed autorizzati) o portati da casa seguendo semplici regole prestabilite
Ma da sempre, come avviene in tutte le manifestazioni, sono le degustazioni annotate e i ricordi che ti porti dietro che “segnano” in positivo l’evento.
Devo dire che gli assaggi effettuti sono stati tutti di buon livello a testimonianza di una partecipazione produttiva ben selezionata dagi organizzatori. Non sono mancate le “novità”, alcune scioccanti, sconvolgenti.
Riporto quelli che “mi sono rimasti dentro”.
Azienda Il Conventino di Monteciccardo (Marche). Famoso di Montefeltro. Un autoctono molto interessante contraddistinto da pulizia, profumo, aroma ed equilibrio. Una piacevole scoperta ed interpretazione del territorio.
Azienda Bio Irene Cencig. (Friuli). Friulano Colli Orientali. Aromi tipici di questa varietà autoctona da sempre conosciuta come Tocai Friulano. Persistente ed aromatico, moderata acidità e discreta mineralità. Della stessa azienda il Sauvignon Blanc Un biologico lasciato vivere da solo con pochi interventi di derivati di rame e, in cantina, imbottigliamento “inerte”. Risultato: un Sauvignon marcatissimo di note animali che “ti stendono”.
Vinicola Savese (Puglia). Capasonato (nella foto a sinistra a cura di Michelangelo Tagliente). Nato in onore del contenitore dove ha soggiornato per oltre 30 anni. Un Primitivo di Manduria lasciato riposare nei Capasoni e dimenticato per una generazione. Ma cosa sono i Capasoni? Giare utilizzate per lungo tempo dai contadini del luogo. Non semplice terracotta ma il risultato di opera dei ceramisti di Grottaglie che smaltano tutt’oggi, sia all’interno che all’esterno, questi contenitori di circa 300 litri. Il motivo dell’uso, ai giorni nostri, è per effettuare un invecchiamento lungo rispettando il varietale del Primitivo. Ho assaggiato il blend di due annate storiche, il 1984 e 1985, con il risultato di un’evoluzione anaerobica che ha donato un equilibrio perfetto al vino. Titolo alcolometrico volumico dichiarato 17,50% con un totale di gradazione che raggiunge i 20,00%. Blasfemo!
Podere ai Valloni (Piemonte). Boca 2005. Nebbiolo 70%, Vespolina 20% e Uva Rara (Bonarda Novarese) 10%. Annata, nel Novarese, di tutto rispetto che ha dato vini dai profumi eleganti, speziati, con tannini robusti, con buona vena acida da permettere un lungo invecchiamento. Il nostro campione si è presentato con un bel granato ed una consistenza marcata. Frutti di bosco e spezie dolci hanno caratterizzato il naso. Acidità in punta (9 anni portati benissimo), tannini sempre robusti e persistenza lunga. Un bellissimo Boca!
Presenti anche gli sloveni dei quali faccio menzione dell’Azienda Korenika&Moškon (Istra Slovenska). Malvasia. L’acacia in fiore è l’elemento olfattivo che ti colpisce, la piacevole freschezza e la moderata presenza di alcool completa l’armonia di questo vino. Da bere, ribere e riribere. Ricordo anche il bianco strutturato con affinamento in legno, da uve Malvasia, Paderno 2008, che mi ha colpito particolarmente meritandosi lo Chapeau!
Infine come non parlare di Martha, dell’Azienda Marco Sambin (Veneto). La garganega sui lieviti frizzante, fermentazione in bottiglia. Viene venduto solo agli appassionati. E lo credo!!! Quasi arancione, oro antico. All’olfatto colpisce la verticale sulfurea che copre gli altri aromi che stentano ad essere individuati nell’orizzontale. Sembra di tuffare il naso nell’acqua termale di Saturnia. In bocca finalmente percepisci il fruttato e la crosta di pane dei lieviti. Acidità e sapidità cospicua, mordente. Un vino estremo. Ho avuto difficoltà, dopo l’analisi olfattiva, a berlo!
Vi dico la verità. Appena ho finito l’assaggio di Martha sono corso al tavolo di Alois Lageder , tra le sue etichette, ed ho scelto di tuffarmi immediatamente nel suo meraviglioso Pinot Bianco e, il mio naso, mi ha ringraziato!
Urano Cupisti