Alla faccia della crisi. Quasi ottomila presenze spalmate sui quattro giorni di manifestazione, le sale della Kurhaus sempre piene, i bicchieri colmi e bottiglie in continuo movimento. Se il mondo del vino italiano è gravemente malato, il Wine Festival di Merano 2012 racconta la voglia di molti produttori di rialzarsi ed iniziare la convalescenza che, certo, si prevede lunga ma necessaria.

Le prime avvisaglie di un’edizione del festival tutt’altro che in sordina si colgono già al venerdì con il manipolo, non poi tanto sparuto, di vignaioli a Biodinamica che  registrano un afflusso ai banchi d’assaggio di tutto riguardo, anche rispetto alle passate edizioni. Montenidoli (San Gimignano – Toscana) è tra le punte di diamante della giornata; ad Elisabetta Fagiuoli il nostro affetto ed incoraggiamento in un passaggio non facile del suo percorso di vita. Il sud in bella evidenza, grazie anche al Montepulciano di Stefania Pepe ed al Primitivo targato Polvanera.

Sabato apre le porte il Wine Festival. Gli oltre duemiladuecento ingressi del primo giorno sono un vero e proprio successo. Appassionati ed operatori affollano i banchi dei produttori per una serie di assaggi che non consoce tregua. La Toscana come sempre sugli scudi. Ressa al banco di Poggio di Sotto per assaggiare alcune delle bottiglie più gettonate quest’anno dalla critica, Rosso e Brunello di Montalcino.

Non una di meno per il mito Biondi Santi, con l’ennesima Riserva di Brunello (questa targata 2006) destinata ai posteri. Bolgheri risponde da par suo, con l’accoppiata Sassicaia nella sua smagliante versione 2009 ed Ornellaia. Per i supertuscans non c’è che l’imbarazzo della scelta, sia in campo autoctono (Pergole Torte su tutti) che internazionale (suntuoso l’Alceo del Castello dei Rampolla, cabernet con saldo di petit verdot  tornato a livelli oltre l’eccellenza).

Domenica appena più tranquilla. I produttori del Piemonte mettono in campo una serie di annate diverse nella loro espressione ma tutte convincenti. I Barolo 2008 sono un vero e proprio inno alla beva, eleganti e leggiadri. Spuntano sui banchi anche diverse bottiglie di 2006, annata classica e di rigore langarolo, seria ed austera ma proprio per questo di indubbio fascino. Una sosta doverosa  al banco di Bruno Giacosa per un Barolo (la riserva Rocche del Falletto) ed un Barbaresco (l’Asili) da manuale.

Meno “noti” ma da riassaggiare ogni volta con riconfermato piacere le etichette di Schiavenza; l’essenza di Serralunga, comune di produzione del Barolo, dentro. Si mitiga il rigore del tannino langarolo con i bianchi friulani di due “maestri”, Gianfranco Gallo (le Vie di Romans) e Alvaro Pecorari (Lis Neris), autori di tante bottiglie splendide bottiglie di immutabile classe, immuni da mode e tendenze del  momento.

Rush finale al lunedì, giornata in cui si conferma lo stappo delle vecchie annate. E’ tempo di sud. Il Fiano 2002 di Mastroberardino è di rassicurante vivacità ed esplicita le capacità, ancora tutte da scoprire, di longevità del vitigno. Due grandi Marsala a chiudere il salone, almeno per quest’anno: De Bartoli con il Superiore Riserva 87’ e Pellegrino col Vergine di un’altra epoca, l’80.’

Appuntamento al Novembre 2013 per l’edizione numero 22. E chissà se la convalescenza del vino italiano sarà conclusa e la buona salute pienamente recuperata.

Daniele Bartolozzi

Il Commento di Riccardo Gabriele

Lo vado ripetendo da anni: Merano è sempre Merano. Ha un fascino molto particolare, non credo solo per lo scrivente. Un’atmosfera calda, una cittadina meravigliosa e devo dire un’organizzazione che ogni anno fa un passo avanti.

Se il venerdì pomeriggio ci è servito per riscoprire alcuni amici della Bio&Dinamica (come Fontemorsi, Caiarossa), abbiamo anche apprezzato l’ottimo lavoro dell’azienda Podere Forte con un Petrucci di grande livello. Interessante anche il Sangiovese 2010 di Castello di Rampolla. Ottimo lavoro anche per l’azienda poliziana Croce di Febo e per un’antica conoscenza che è Carpineti: un grande laziale.

Un sabato mattina dedicato a Vini buoni ed alla degustazione successiva ed un pomeriggio per gli assaggi dell’Associazione dei produttori delle piccole isole con gioielli da scoprire. Molto interessanti i bianchi e di grande stupore i passiti. Un livello interessante da parte di tutti i produttori.

Non è mancato qualche assaggio di champagne (Ecry) e soprattutto un po’ di tempo anche alla parte gastronomica che veramente merita.

La domenica in relax per salutare gli amici ed i colleghi e godersi l’evento in attesa del prossimo anno.