Villaga, un piccolo paesino di circa duemila anime, posto all’inizio dei Monti BericiCi troviamo nella parte meridionale della provincia di Vicenza.

Fu oggetto di una mia visita, alcuni anni fa, alla ricerca di quella “strana produzione” di birra da vino.

Ne avevo sentito parlare e la notizia mi incuriosì. Un mondo straordinario dove vino e birra si congiungono dando vita ad un connubio che ha dell’incredibile.

Non una novità assoluta nel mondo variegato delle birre ma quella cantina-birrificio vicentina rappresentava e rappresenta tutt’oggi una particolarità unica nel suo genere: produrre solo birre da vino utilizzando mosti della propria produzione vinicola.

La cantina-birrificio

Da Siemàn era ed è tutto diverso. Andrea Filippini, uno dei tre fratelli, l’appassionato che ha l’onere della produzione delle birre, utilizza mosti di garganega, moscato bianco, tai bianco, incrocio manzoni (vitigni a bacca bianca) e tai rosso, corbinona, turchetta, cabernet sauvignon, pinot nero (vitigni a bacca nera), sia individualmente che in blend, prodotti nella propria cantina di Villaga, per  elaborare e realizzare le “sue” ed uniche nel suo genere  Italian Grape.

Siemàn. I tre fratelli Filippini

Già il nome dell’azienda Siemàn, che in dialetto veneto significa “sei mani”, ovvero quelle dei tre fratelli Marco, Daniele, Andrea Filippini, testimonia la filosofia di produzione centrata sul  rispetto dei ritmi naturali e mancanza di manipolazioni durante le fasi delle vinificazioni. Tutto dalle sei mani.

Ed ecco le realizzazioni di vini bianchi e rossi, buona parte ottenuti da vitigni prettamente locali come il Tai bianco e rosso, conosciuto meglio come Tocai che, a seguito della nota vicenda europea, ha dovuto cambiare nome in Friulano nella regione Friuli e Tai in Veneto, la Corbinona, da non confondere con la  Corvina o Corvinone, tutt’altro vitigno e la Turchetta, la più conosciuta e diffusa da quelle parti.

Fermentazioni spontanee con lieviti indigeni, utilizzo di botti di legno, tini di cemento e acciaio, niente filtrazioni, per arrivare alle etichette con nomi che identificano la natura dei vini stessi:

Siemàn. Bottaia

– Occhio al Rosso;

– Occhio al Bianco;

– Mosca Bianca (come dire particolare, unico o semplicemente ricordare che il vitigno principale è Moscato);

– Camaleonte (uve bianche e rosse insieme);

– Doppio Gioco (la presenza del Cabernet Sauvignon ad indicare locali ed internazionali?);

– Lesa Maestà (presenza del principesco Pinot Nero);

– Prato Alto (ad indicare la provenienza dei vitigni utilizzati);

– Rosavìa ( con utilizzo di damigiane prima dell’imbottigliamento).

E le birre?

Il mondo di Andrea. “Il punto di partenza sono le nostre uve. A seconda dell’annata e degli equilibri organolettici che cerchiamo, le destiniamo in parte alla produzione delle birre. In ognuna di esse è presente il nostro territorio, il nostro lavoro in campagna e il legame con i nostri vini. La fermentazione, la maturazione e l’affinamento avvengono, lentamente, in botti di legno, senza forzature, scorciatoie o controllo tecnologico del processo. Tutto qui”.

Siemàn. Connubio birra-vino

– Farmhouse Ale Istà

– Farmhouse Ale with grapes Istà Special Edition;

– Wild Sour with grapes Incrocio Rosso;

– Wild Sour with grapes Incrocio Bianco;

– Wild Berliner wasse With grapes Funky Rose;

– Wild sour with grapes Bucce;

– Wild sour Ale Roots;

– Wild sour Ale negà;

– Wild sour Ale with Blackberries and grapes berry Hills;

– Wild sour Ale with Apples and Elderflowers Samba.

Nel precedente periodo di Zona Gialla, presso un amico proprietario e gestore di un bar conosciutissimo dalle mie parti con la passione delle birre, in particolare quelle strane, mi sono ritrovato di fronte ad una  Seimàn Wild Sour with grapes Incrocio Bianco. E il ricordo della visita di alcuni anni fa a Villaga, nel vicentino, è ritornato alla mente. Chapeau!

Urano Cupisti

Assaggio effettuato sabato 13 febbraio 2021

Siemàn
Via Croce Nera, 1- Villaga (VI)
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