Una storia mossa dalla passione e portata avanti con determinazione spirito imprenditoriale. Non sono mancati né i sacrifici, né qualche sconfitta, ma il “fare impresa” ha sempre prevalso e senza mai mollare, Pietro Nicastro è oggi a capo di un piccolo impero di qualità molto apprezzato dalla clientela italiana e straniera.
Due format. Il primo si chiama “Lowengrube”, 20 anni di attività quest’anno, è una trasposizione in Italia della autentica cucina bavarese, con piatti tipici della regione tedesca e una vasta scelta di birre, spillate secondo la tradizione germanica, in tre colpi con cappello di schiuma, per mantenere aroma, freschezza e fragranza. La spillatura perfetta dura ben sette minuti e il risultato è eccellente. Entrare da Lowengrube consente di vivere una “Oktoberfest” che dura tutto l’anno.

Il secondo format è “Tosca” tipicità della schiacciata toscana farcita con materie prime di ben cinque consorzi di tutela Dop e Igp. Gusto e qualità per godersi i sapori veri di una regione straordinaria.
Vent’anni quest’anno per un marchio che non ha sentito crisi e cresce con costanza.
«Esattamente nel settembre 2005 abbiamo iniziato la nostra avventura, scegliendo di portare l’esperienza bavarese in Italia».
Quale è stato il segreto di questo sviluppo di grande successo?
«Uno degli elementi di successo è senz’altro il fatto che Lowengrube consente di provare un’esperienza unica, quella di vivere l’autentica “Oktoberfest”. Lo scorso anno un milione di italiani ha frequentato la manifestazione e il nostro punto di forza, rispetto alle molte catene di birrerie che esistono in Italia, è far vivere la medesima esperienza nelle nostre birrerie in Italia. Quando entri da noi, sei arrivato in Baviera».
Avete puntato fin da subito sulla qualità del food e del beverage, senza mai accontentarvi.
«Sì perché è un format nato dalla passione mia e di Monica nel ricercare fornitori che sono piccoli produttori della Germania e del Trentino Alto Adige con prodotti di alta qualità. Questo valore lo abbiamo sempre mantenuto negli anni e i produttori sono cresciuti con noi. Una grande soddisfazione sapere che la qualità è ciò che ci distingue».

Come vede il mercato oggi?
«In difficoltà, lo scotto della pandemia lo paghiamo oggi con inflazione, aumento dei costi energetici, dei tassi bancari cui si aggiunge una crisi occupazionale che pone difficoltà. Cerchiamo di superare tutto questo creando grandi alleanze. Abbiamo compreso che il “franchising” ha difficoltà di crescita e stiamo, quindi, lavorando a joint venture con azionisti anche proprietari di Centri Commerciali, che oggi stanno per entrare nella nostra società con quote proprie. Uno degli obiettivi principali è crescere nei centri commerciali con aperture a gestione diretta, perché l’affiliazione è inadatta al periodo storico ed economico che viviamo in quanto format con personale numeroso e grandi Capex».

Mai fermo nella gestione dei cambiamenti. Novità in arrivo?
«I nuovi soci, l’apertura di Lowengrube a Genova che diventerà il 27 locale del marchio. Inoltre quest’anno sigleremo una stretta alleanza con un grande marchio bavarese, che ci darà ancora più forza nel nostro segmento, ma per questa notizia dobbiamo attendere la metà di maggio».
E ne daremo conto. Il vostro personale è vestito con abiti tipici bavaresi, proprio come nelle immagini festose dell’Oktoberfest. Eccessivo o fedele alla tradizione?
«L’obiettivo è quello di essere originali fino in fondo, sempre con l’idea che l’ospite viva un’esperienza autentica. L’apprezzamento dei clienti, è ciò che ci ripaga ogni giorno in questi vent’anni di lavoro e sacrifici».
E poi nasce “Tosca”.
«Eravamo durante la pandemia e abbiamo deciso, come accennavo, di non scegliere il “franchising” bensì una diversificazione all’interno della nostra struttura. Ho la fortuna di avere con noi ragazzi che sono cresciuti in azienda e oggi hanno vent’anni di esperienza, sono molto soddisfatto di aver potuto contare su di loro per dare continuità e nuovo sviluppo. Abbiamo creato “Tosca” per dare un’accelerata a questo momento storico. Anche qui far vivere una vera esperienza Toscana con la schiacciata e i prodotti ad origine controllata. Abbiamo riunito cinque diversi consorzi intorno ad un tavolo per trovare la miglior sinergia. Dal Consorzio del Prosciutto toscano dop, al Pecorino dop, da quello dell’olio igp alla Finocchiona igp, alla Mortadella di Prato Igp.

Oggi i punti vendita in Italia sono otto e diventeranno presto sedici. Abbiamo aperto anche il primo all’estero a Metz, in Francia, dove a breve apriremo il secondo».
Un piano ambizioso.
«Ne siamo orgogliosi e in particolare voglio citare la prossima apertura nel centro di Firenze a San Lorenzo. Inoltre posso dire che la nostra partecipazione alla Fiera di settore tenutasi a Parigi ha suscitato grande interesse tra i partner francesi che stanno credendo molto nel format e prevedono ulteriori aperture. Il prodotto italiano è toscano in particolare è molto amato dai francesi che sono ghiotti anche di prodotti al tartufo che vendiamo nei nostri “Tosca”».

Quale è il suo sentimento attuale rispetto ai progetti di sviluppo del business?
«Il sentimento è la consapevolezza di essere in un mercato difficile con continui adattamenti cui reagiamo con la tenacia che ci contraddistingue senza mollare mai e diversificando l’offerta. Si deve essere capaci di adattarsi al mercato come con Lowengrube: gestione diretta rispetto ad altre formule e aperture nei centri commerciali, sull’esempio del successo del locale a Cascina Merlata a Milano».
Lei ha due grandi passioni: il pugilato e il volo aereo. Ne ha tratto insegnamenti per il suo lavoro?
«Direi proprio di sì, essere imprenditore è come stare ogni giorno sul ring, mai abbassare la guardia e lottare con tutte le forze. Sono insegnamenti che metto in pratica costantemente nella mia vita lavorativa. E voglio ribadire l’importanza del mio team, senza di loro non saremmo oggi al punto nel quale ci troviamo e sono molto soddisfatto di aver trasmesso loro l’energia che sento. L’azienda cresce e loro meritano una chance perché da vent’anni si impegnano.
Il mio sogno è che un giorno ci sia uno di loro al mio posto».
Andrea Radic