Storia di una degustazione che è stata una rivelazione, una verità rivelata

Il tavolo Toro Albalá tra i più “affollati”. Sherry, ma è sherry? Bottiglie a raccontare 105 anni di una storia. Un guerriero fiammingo che non seppe di scrivere, intorno al 1500, una delle pagine più speciali della Storia vitivinicola mondiale.

Sconosciuto ai più, famoso per gli amanti di questo vino.

Peter Siemens, chiamato nei dintorni di Jerez de la Frontera il fiammingo, è colui che ha dato il nome al vitigno: Pedro Ximénez, conosciuto con tanti altri sinonimi come Alamis, Alamis de Totana, Myuskadel, Pasa Rosada de Malaga, Pedro, Pedro Khimenes, Pedro Jiménez, Pedro Ximen, PX, Uva Pero Ximen, Ximen, Ximenecia und Ximénez per poi confondersi con gli affini cileni e argentini.

Tutti identifichiamo lo Sherry con la città dell’estremo sud della Spagna: Jerez de la Frontera. In parte risponde a verità ma non tutti sanno che il territorio vocato per i due vitigni principali, il Palomino e il PX (Pedro Ximénez), è ben più ampio con luoghi culto che hanno fatto la Storia, mista a leggende, di questo vino liquoroso unico nel suo genere.

Oggi (ma in effetti lo è sempre stato) il distretto vinicolo da sempre più caldo, Montilla-Moriles, chiede ad alta voce ed esige la sua diversità. Un distretto che ruota intorno a queste due cittadine dell’Andalusia meridionale Montilla e Moriles distanti tra loro 25 Km. In quel distretto viene prodotto un PX che assomiglia allo Sherry ma in effetti è diverso. La zona è vicina alla città di Cordoba dove le uve raggiungono una maturazione perfetta e di per se il vino già raggiunge i 15-16 gradi senza aggiunta di alcool. Ė la terra di origine del vitigno Pedro Ximénez (PX), il primo luogo dove il fiammingo sviluppò gli studi intorno a questo ibrido che, pare, derivi dal riesling.

Infatti si narra che Peter Siemens, un contadino assoldato in uno dei tanti eserciti provenienti dall’area fiamminga, portò con se il vitigno riesling già famoso e coltivato dalle sue parti.

Il vitigno PX dà vita ad un Amontillado annerito da anni di affinamento in vecchie botti scolme per donare il piacevole stile personale ossidato.

Occasione degli assaggi L’Anteprima 2017 della Distribuzione Ceretto che si è svolta presso il Grand Hotel Principe di Piemonte di Viareggio, martedì 9 maggio.

Questa la verticale dello sherry non sherry con i miei personali punteggi: la verticale di Toro Albalà da Montilla-Moriles:

Don PX 2014 Gradevole, necessario per capire la filosofia azendale. Giovanile, ricco di frutta, ci ricorda la solarità del territorio di provenienza. Ottimo, Voto 89/100

DON PX Gran Reserva 1987. Ventinove anni, aromaticamente complesso ancora in grado di affrontare un percorso nel tempo. Affascinante. Ottimo, Voto 89/100

DON PX Gran Reserva 1967. Cinquant’anni e non dimostrarli. Uve appassite su dischi di iuta, fermentazione con successiva aggiunta di alcol ottenuto dalle proprie vinacce. Grande finezza e concentrazione. Olfatto variegato, avvolgente su frutta candita, albicocche disidratate. Al palato la dolcezza è sorretta da da una solida struttura fresco-sapida. Lungo, infinitamente lungo. Incantevole, Eccellente Voto 92/10

Gines Liebana (Convento Liebano) DON PX 1910. Colore mogano scuro, suscita emozioni. Vaniglia, toni di iodio e liquerizia diffusa. Al palato colpisce la profondità E’ un vino senza tempo. Produzione limitata a circa 1.500 bottiglie ognuna delle quali è corredata da un pezzettino della sua botte originaria. Blasfemo. Eccellente Voto 95/100 e chapeau!

Per finire non poteva mancare l’assaggio di Arrope, un mosto di PX cotto a fuoco diretto in paioli di rame.

Un piccolo viaggio con i propri sensi in questa parte di mondo conosciuto ma allo stesso tempo sconosciuto per le sue diversità. Sherry ma non sherry.

Chiamiamolo con il suo vero nome: Montilla-Moriles.

Urano Cupisti