“La nostra storia parte da lontano. E probabilmente anche dall’alto. Infatti è il Monte Amiata a dettare i tempi della nostra terra”. È iniziato così il festeggiamento dei 20 anni della istituzione della DOC al Padiglione del Consorzio Tutela Vini Montecucco durante l’ultimo Vinitaly.

Nel corso della conferenza stampa il Presidente Claudio Carmelo Tipa, nel rapido excursus sulla storia di questa produzione di nicchia, ha ricordato i successi,  i traguardi raggiunti, ma anche le difficoltà che i produttori hanno dovuto affrontare per dimostrare la diversità delle produzioni  dalle aree “confinanti” più famose: Montalcino, Val d’Orcia, Scansano.

La Storia “scalpitante”  ha inizio alla fine degli anni novanta quando alcuni produttori pionieri decisero di far capire al mondo che esisteva, in un fazzoletto di terra toscana, l’insieme di territori dei Comuni Arcidosso, Campagnatico, Castel del Piano, Cinigiano, Civitella Paganico, Roccalbegna e Seggiano, ai piedi dell’Amiata, un Sangiovese vulcanico diverso dai confratelli limitrofi.

Il grande vulcano, terreni lavici misti a scheletro e calcare, clima fresco e ventilato, correnti sempre presenti provenienti sia dall’Italia centrale sia dalla costa tirrenica e dall’Argentario, insieme conferiscono a questo terroir le enormi potenzialità che si riscontrano di vendemmia in vendemmia, di annata in annata, nei Vini della Doc Montecucco divenuta dal 2011 DOCG.

È solo il calpestare le vigne che si capisce, percepisce la diversità con gli altri territori limitrofi. Per alcuni la nascita della Doc Montecucco, vent’anni fa, ha rappresentato uno smembramento dell’area vitivinicola, il creare un ulteriore “carrozzone” burocratico, soprattutto dare origine a confusione all’insegna del “dividi e impera”.

È solo il calpestare le vigne, osservare quanto ci circonda, per capire l’unicità del territorio del Montecucco. Confini naturali come quello marcato dal fiume Orcia ne sono una valida espressione. Il confine con Montalcino.

Un territorio magico, compreso tra la Maremma e le pendici dell’Amiata. Qui la vite e l’olivo sono da sempre due pilastri dell’economia ed elementi imprescindibili del paesaggio fatto di vigneti e colline cosparsi da borghi medievali.

Vinitaly 2018: stand Montecucco

Un incontro come quello avvenuto durante il recente Vinitaly è stato anche il “momento” dei numeri che poi sorreggono i traguardi raggiunti dando valore, se ce ne fosse ulteriore bisogno, alle scelte fatte.

66 aziende produttive, 500 ettari di vigneto, 1.200.000  bottiglie. Senza considerare che se tutti facessero parte del Consorzio si avrebbero 800 ettari vitati per una produzione di 5,5 milioni di bottiglie.

La sostenibilità altro elemento caratterizzante della Doc e Docg. La produzione biologica certificata è rappresentata dal 70% della produzione totale. Questo dato è ritenuto come “grande risultato per una realtà consortile relativamente piccola”.

Altro “numero” interessante e importante è quello rappresentato dall’export: 65% dell’imbottigliato. Dato che la dice lunga sulle scelte fatte nel lontano 1990.

“È fondamentale consolidare la promozione internazionale per dare maggiore riconoscibilità al territorio – ha precisato il Presidente Tipa – Appuntamenti come quello di oggi al  Vinitaly rappresentano importanti occasioni d’incontro”.

Dalle parole ai fatti

Anche perché se mancano gli assaggi a testimoniare le parole dette è come osservare “bottiglie vuote”, ben curate ma sempre “vuote”.

Cinque campioni di altrettante aziende, di vendemmie diverse, per capire l’evoluzione del Sangiovese Vulcanico.

Licurgo Perazzeta 2008. Sangiovese 100%.

Note aziendali: Il diradamento massiccio è la prerogativa per ottenere questo vino Montecucco Sangiovese D.O.C.G. Per ottenere questo Sangiovese alla vite viene fatto produrre meno di 1 kg. di uva per pianta, la fermentazione più lunga e a temperatura controllata permette la massima estrazione di colore e tannini. Lasciato riposare per almeno 30 mesi in botti di rovere termina l’affinamento in bottiglia dove può rimanere per diversi anni.

Le mie considerazioni: Eleganza aromatica e persistenza gustativa. Struttura tannica serrata che garantisce ancora longevità. Ottimo, voto 89/100

Parmoleto Riserva 2008. Uvaggio:90 % Sangiovese, 10 % Montepulciano.

Note aziendali: raccolta manuale a metà Settembre. Vinificazione:Tradizionale in acciaio inox con controllo della temperatura. Affinamento:24 mesi in barriques.

Le mie considerazioni: Vino essenziale ma nell’insieme aggraziato. Vino che vuole pazienza nell’assaggio. Eccellente, Voto 90/100

Basile Ad Agio 2008. Sangiovese 100% .

Note aziendali: selezione  delle migliori uve da agricoltura biologica. Terreni: altitudine 350 mt; esposizione Sud-Ovest. Densità di impianto: 4600 viti per ettaro. Raccolta manuale in cassette da 18 kg, con trasferimento e trasformazione in cantina entro 60 minuti dalla raccolta. Fermentazione: in grandi tini di legno, a temperatura controllata fino ad un massimo di 28°C. Maturazione ed affinamento: 24 mesi in Tonneaux di rovere francese proveniente dalla zona del massiccio centrale (Allier e Troncais). Successivo affinamento di 24 mesi in bottiglia.

Le mie considerazioni: Notevole intensità tannica con una grande ampiezza nel sorso. Eccellente, voto 91/100

Perazzeta Riserva 1998. Sangiovese 100%.

Le mie considerazioni: profondità tannica conservando eleganza. Ancora fascino da vendere. Ottimo, voto 89/100

Santa Marta Sallustri 1998. 100% Sangiovese (Clone Salustri).

Note aziendali: Sistema di allevamento:guyot e cordone speronato. Altezza vigneto:380 mt. Fermentazione:Una parte in tini di legno da hl.22 e parte in vasche di acciaio da 50 hl.Temperatura di fermentazione:Libera fino ad un massimo di 30°C. Maturazione:In botti di rovere da 25 HL per 24 mesi. Permanenza sulle bucce:Circa 20 giorni. Invecchiamento:In tini di legno per 24 mesi. Periodi di affinamento:In bottiglia 12 mesi.

Le mie considerazioni: ha il passo del maratoneta questo vino della prima vendemmia Doc. Dialogo con il suo terroir. Ottimo, voto 89/100

Montecucco non più la nuova promessa del vino toscano. Non più vino da frontiera ma vino che ha la capacità di presentarsi come gioiello enologico, grande rosso vigoroso e sincero, decisamente tannico, elegante. La nuova consolidata realtà. Chapeau!

Urano Cupisti

Assaggi effettuati il 16 aprile di quest’anno durante il Vinitaly

 

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