Mauro Altini

Ho conosciuto Mauro Altini, titolare della cantina La Sabbiona, durante Vinitaly. In mezzo al trambusto dei corridoi della Fiera, fermarmi al suo stand e ascoltare la sua storia è stato come ritrovarmi direttamente a Oriolo dei Fichi, la piccola MGA della Romagna situata a sud-est di Faenza, sui primi contrafforti dell’Appennino romagnolo. Grazie alla particolarità del terreno e del clima di questi pendii, il vino rappresenta la principale realtà produttiva della zona, con vitigni autoctoni come Sangiovese, Albana, Centesimino e Famoso tra i più coltivati.

Mauro Altini è un viticoltore “di visione”: il suo sguardo è rivolto soprattutto al territorio e alle persone, e i suoi vini diventano un mezzo per comunicare questa visione, coinvolgendo ed emozionando. «Posso affermare con orgoglio che la nostra zona è fatta di produttori nel senso più autentico del termine inizia raccontandomi Mauro. – Qui non ci sono marchi che prevalgono sulle persone; ciascuno di noi si sente libero di sperimentare e di esprimersi attraverso i propri vini, ma allo stesso tempo siamo uniti da una forte sinergia, perché condividiamo l’obiettivo di valorizzare il nostro prezioso territorio. A Oriolo c’è sostanza».

La Sabbiona

La Sabbiona è stata fondata nel 1970 dalla famiglia Altini. Appena terminati gli studi in agraria, Mauro ha deciso di dedicarsi con passione all’azienda di famiglia, oggi di 32 ettari con anche un bellissimo agriturismo, il primo ad Oriolo dei Fichi. Questo investimento è stato facilitato anche dalla splendida posizione panoramica in cui si trova l’azienda, con terreni che vanno dai 50 ai 120 metri sul livello del mare, essendo situata tra le suggestive colline che circondano la Torre Medievale.

L’attività di agriturismo ha reso necessaria l’aggiunta del servizio di ristorazione, fornendo la possibilità al visitatore di apprezzare la cucina tipica romagnola, con prodotti genuini e perlopiù fatti in casa. 18 sono gli ettari dedicati a vigneto e 55 mila le bottiglie immesse sul mercato (con potenzialità di arrivare a 90 mila). La produzione si concentra in particolare sulla salvaguardia di vitigni antichi e autoctoni, come il Centesimino e il Famoso. La nostra degustazione è iniziata proprio da questi due vitigni, regalandomi un crescendo di emozioni e scoperte.

Le bollicine di uva Famoso

La Sabbiona. Divo

Quale modo migliore per accogliere un visitatore, nelle cui vesti mi trovavo io in quel momento, se non con un calice di bollicine? Il “Divo” metodo Charmat 100% uva Famoso, ha subito catturato il mio interesse. L’equazione è semplice: un vitigno aromatico con buona acidità, con una complessità e una storia uniche.
«Siamo stati i primi come azienda a credere nell’uva Famoso – mi spiega Mauro. – È un vitigno autoctono e storico della Romagna, con prime menzioni risalenti al 1437. Nel corso dei secoli ha rischiato l’estinzione, ma grazie alle ricerche condotte nei nostri terreni dall’agronoma ed enologa Marisa Fontana, nel 2009 il Famoso è stato iscritto nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite».

L’uva Famoso dà vita anche a un altro spumante Charmat, stavolta extra dry. Arriva poi un vino che sfido chiunque a riconoscere alla cieca: generoso al naso con note di gesso mela e frutti più dolci quasi esotici, si apre in bocca con accenni minerali e frutta croccante, per chiudere in un finale molto piacevole. Sto parlando di “VIP” Ravenna Famoso IGT, 100% uva Famoso, vinificato in solo acciaio, arricchito da una macerazione e pre fermentativa di circa 30 ore ore sulle bucce a cui segue la fermentazione a temperature molto basse e un’affinamento sulle fecce nobili con batonnage frequenti.

L’amore e la sperimentazione di quest’uva non finiscono qua per La Sabbiona, la ritroviamo anche nel loro delizioso Vermouth, il vino aromatico per eccellenza, dove all’uva Famoso si aggiungono anche piante officinali e fiori.

L’Albana di Torre di Oriolo

La Sabbiona. Alcune etichette

La valorizzazione del territorio e la conservazione del patrimonio culturale trovano un importante fulcro nella Torre di Oriolo. Grazie all’attività dell’Associazione Torre di Oriolo, attiva da quasi trent’anni, si organizzano nel parco della Torre eventi stagionali come visite guidate, rievocazioni storiche, feste tradizionali, passeggiate in natura, rassegne d’arte, musica, canti e balli, riti agresti, riportando in vita antiche tradizioni un tempo fondamentali per la socialità locale, oggi purtroppo quasi scomparse. La Torre, con la sua forma esagonale unica e la posizione panoramica, è così non solo un monumento storico, ma un centro culturale vivo e aperto a tutti.

A simboleggiare l’impegno di Mauro Altini come presidente dell’Associazione Torre di Oriolo, è il vino “Alba della Torre” Romagna Albana DOCG Secco, 100% Albana. La prima DOCG bianca in Italia, sin dal 1987. «L’obiettivo è rimanere strettamente legato quelle che sono le caratteristiche di quest’uva. – spiega Mauro Altini – La metodologia produttiva è uguale a quella di VIP, ma questo colore carico, giallo d’oro, deriva dalla maturazione delle uve, che vengono lasciate quasi sovra-maturare sulla pianta».

Quello che colpisce di questo vino è questo corpo avvolgente, fresco, dinamico, unito a sentori intriganti di fiori bianchi e frutta dolce, chiude con un inaspettato sentore di mandorla. Lo ritroviamo anche nella versione passita con “Giulia”, nome dedicato alla figlia, è un Romagna Albana DOCG Passita.

La Sabbiona. Vermouth e Gin

Il vero salto creativo non si programma, non si costringe. Immagina di voler inventare qualcosa di nuovo: non puoi sederti a un tavolo, aprire un libro e dire “Ora studio come essere originale”. Non funziona così. Quella scintilla che ti fa dire “Ecco, ho trovato!” arriva quando meno te l’aspetti, a volte, proprio nei momenti più difficili.

Il rosato VoltaPagina

È stato così per la creazione del rosato “VoltaPagina” Ravenna Rosato, da uve 50% Sangiovese 50% Centesimino, l’unico rosato dell’azienda, fresco, divertente, perfetto da bere a bordo piscina dell’Agriturismo della Sabbiona. «Poco tempo prima dell’inizio della pandemia avevo viaggiato in Provenza, mi ero innamorato dei loro rosati, proponendomi di crearne uno anche io un giorno. “Grazie” al covid questo è stato possibile. Ho dato questo nome al vino per dare un monito di speranza a chiunque si trovi in un momento di difficoltà. Nello stesso periodo ho piantato 1700 piante di lavanda, oggi una delle botaniche principali del nostro “Gin alla Lavanda”».

Il rosso Centesimino

Passando ai rossi il primo che voglio menzionare è il Centesimino, Oriolo è l’unica zona che può vantarne la Denominazione di Origine. «Il mio impegno per la conservazione dei vitigni autoctoni si riflette anche nel Centesimino, oggi valorizzato da otto produttori. In passato chiamato Savignone per le note aromatiche erbacee, sebbene senza parentela con il Cabernet Sauvignon. Nel 2003 abbiamo fatto la richiesta per il riconoscimento come IGT. Dal 2016 abbiamo avanzato le richieste per il riconoscimento come DOC. Questa è arrivato soltanto nel 2022».

Il curioso nome di questo vitigno deriva da Pietro Pianori, detto Centesimino, che salvò la vite originaria sopravvissuta alla fillossera grazie alla sua posizione protetta nel cortile di un palazzo acquistato di Faenza, circondato da alte mura. Negli anni della Seconda Guerra Mondiale, le marze furono trapiantate sulle colline di Oriolo dei Fichi, diffondendosi attorno all’antica torre medievale e creando un legame unico tra territorio e vitigno. Uno studio genetico del 2021 ha rivelato che il Centesimino deriva da un incrocio naturale tra Sangiovese e Moscato Violetto, confermando le  origini autoctone romagnole.

La Sabbiona. Alcuni vini

La Sabbiona esalta questo vitigno in tre versioni: Romagna Centesimino DOC Oriolo, dove le note primarie di frutti rossi prevalgono, in una beva non impegnativa ma di grandissima piacevolezza, ottimo anche da bere fresco; la beva si fa più complessa con “Rifugio” (dal nome di un rifugio della seconda guerra mondiale ritrovato nei terreni dell’azienda), Ravenna IGT Centesimino, dove alle caratteristiche note primarie dolci e croccanti si uniscono anche note più intense di spezie e frutta secca apportate dall’uso del legno.

A questo punto è doveroso aggiungere una annotazione di grande valore per questo vitigno: è molto generoso a livello di zuccheri, dunque il momento di raccolta diviene cruciale per avere equilibrio sul grado alcolemico. Ad ogni modo, riesce sempre a mantenere una bellissima freschezza, l’acidità non cade. Molto interessante da bere anche fresco! A 12-13 gradi.

I Mammutus

Con queste caratteristiche non possiamo non pensare anche a una versione passita, che infatti La Sabbiona propone in un eccellente esempio con “Laura” (anche qui nel nome si fa un tributo alla figlia), Romagna Centesimino DOC Oriolo passito, un concentrato di cioccolata, prugne disidratate e caffè.

Oriolo si distingue come una delle MGA (Menzioni Geografiche Aggiuntive) più significative per la valorizzazione del Sangiovese di collina, con due espressioni di grande pregio firmate dall’etichetta Mammutus: il Romagna Sangiovese DOC Oriolo e il Romagna Sangiovese DOC Superiore Riserva.

La Sabbiona

La linea Mammutus prende il nome da un reperto archeologico eccezionale, il teschio di un mammut, rinvenuto nel 1989 vicino a un vigneto dell’azienda La Sabbiona, oggi conservato nel Museo di Scienze Naturali di Faenza. Questa scoperta ha generato una sinergia virtuosa tra la cantina e il museo: molti visitatori, dopo aver degustato i vini in azienda, sono spinti a visitare il museo per ammirare l’originale reperto, arricchendo così l’esperienza culturale e enologica.

La Sabbiona. Altini a Vinitaly

Il terroir di Oriolo è caratterizzato da un particolare tipo di sabbia di origine pliocenica che conferisce al Sangiovese una struttura delicata, ma al contempo un’espressione aromatica intensa e raffinata. Come sottolinea Mauro Altini: «Nel Sangiovese di Oriolo si ricerca soprattutto la piacevolezza: non è un biotipo volto alla struttura o alla complessità estrema, ma alla dolcezza del frutto, a un buon equilibrio al centro bocca, tannini fini ma ben presenti e a un finale pulito che invita al secondo sorso».

Questa filosofia si rispecchia perfettamente nei vini Mammutus: il Romagna Sangiovese DOC Oriolo si distingue per la sua agilità di beva, mentre il Superiore Riserva, pur senza forzare la complessità, ne offre una versione più articolata, mantenendo sempre una dolcezza fruttata e un finale impeccabile.

Questa mia prima visita a La Sabbiona con Mauro Altini è finita, mi ri-immergo nel mare magnum di Vinitaly con la consapevolezza che tornerò presto a visitare questa Azienda, un esempio significativo di come il vino possa essere espressione di cultura e radici profonde, un racconto di passione per il territorio e per le varietà antiche, unite a una forte identità locale.

Alice Romiti