Graffiato nell’anima
La prima Edizione dell’evento voluto dal Consorzio Tutela Vini Maremma Toscana, Maremmachevini, si è tenuto Domenica 20 e Lunedì 21 u.s., presso l’ex Convento delle Clarisse in pieno centro storico a Grosseto.
Per un “comunicatore”, come per affezione amo definirmi, partecipare ad una prima è sempre emozionante, entusiasmante. Se poi aggiungiamo che “è la prima uscita” di un Consorzio nato da appena due anni e riconosciuto da circa un’anno assume una valenza maggiore.
“Funzione di tutela, promozione, valorizzazione, informazione del consumatore e cura generale degli interessi per i vini della DOP Maremma Toscana”. Così l’inizio del mio colloquio con il Direttore del Consorzio Luca Pollini.
È bastato poi gironzolare tra i banchi, parlare con gli operatori per capire l’anima dell’Evento.
I numeri del Consorzio: 353 soci, 286 Viticoltori per la maggior parte conferitori di uve a Cantine Cooperative, 1 imbottigliatore, 66 Aziende così definite verticali, che vinificano le proprie uve e imbottigliano i vini ottenuti. Consorzio che opera nell’intera Provincia di Grosseto rappresentando la vasta area del Sud della Toscana, da Monterotondo Marittimo a Capalbio, dall’isola del Giglio al monte Amiata. Un territorio che conta 8.500 ettari vitati e racchiude le Docg Morellino di Scansano e Montecucco Sangiovese insieme alle Doc Monteregio di Massa Marittima, Montecucco, Bianco di Pitigliano, Sovana, Capalbio, Parrina e Ansonica costa dell’Argentario.
“Non si tratta di una denominazione di ricaduta – continua il Direttore Luca Pollini – la Dop Maremma Toscana svolge un ruolo fondamentale, quello di valorizzare le peculiarità dl tutto il territorio dell’intera provincia sia in termini pedoclimatici che di varietà di vitigni. Registriamo un calo di presenza di Sangiovese a favore di altri autoctoni e degli ormai presenti internazionali che, in alcuni casi, rappresentano il “nuovo” convincente della viticoltura maremmana”.
Il ricco patrimonio ampelografico, territori differenti, condizioni climatiche diverse, ovvero diversità di terroir, si traduce “in uno strumento, in un contenitore che consente ai produttori di esprimersi al meglio, offrendo una gamma di vini versatili e poliedrici, ma sempre legati in modo inscindibile al territorio maremmano”.
E per promuovere l’appena nata Dop serviva anche e soprattutto una manifestazione-riferimento da considerarne l’evoluzione nel tempo dove veder coinvolti produttori, i professionisti del settore, la stampa (sia di settore che non) e i wine lover portatori incuriositi di questa nuova realtà vinicola.
Ecco nata Maremmachevini dove 34 produttori rappresentanti dei diversi territori provinciali sono stati i protagonisti dell’Evento. Nomi di Aziende conosciute accanto a piccoli viticoltori a far promozione e conoscenza di vini prodotti da vitigni autoctoni anziché internazionali: il nuovo volto della Maremma.
Edoardo Donato, giovane Presidente del Consorzio, titolare dell’omonima azienda agrituristica nei pressi di Alberese e membro del consiglio di amministrazione della Cantina Cooperativa “I vini di Maremma”, ha aperto Maremmachevini affermando entusiasta di essere orgoglioso di dare il via al primo appuntamento rappresentativo delle realtà vinicole della zona”.
Il programma:
Due Walk Around Tasting aperti a tutti nelle giornate di Domenica e Lunedì, due Masterclass nella giornata di Lunedì, riservate ai professionisti di settore e alla stampa, mirate a far conoscere meglio le diversità dei vitigni.
Il contatto con gli operatori, durante il Walk Araund Tasting è stato indubbiamente il momento più esclusivo dell’evento. Devo dire che le mie descrizioni aziendali e i prodotti assaggiati sono del tutto inadeguati a restituire la verità e la caleidoscopica complessità . Alla fine della giornata ho riavvolto tutti i miei pensieri e li ho trascinati fino all’albergo nel tentativo riuscito di riannodare il filo con la realtà appena vissuta. Materiale da parlarne nella rubrica degustazioni ne ho raccolto moltissimo; vini compiuti che saranno raccontati minuziosamente. E le due Masterclass?
Non certamente banali, tutt’altro. Direi specifiche a raccontare i vitigni e i territori. Il sommelier Nicola Nebbia ci ha accompagnato, complice il calice, nel scrivere il racconto dei vitigni Autoctoni e di quelli Internazionali, al netto di ogni retorica, portatori di verità assolute e piaceri unici. Profumati, armoniosi, finissimi, dal frutto dolce, sostenuti nel lungo finale. Ne parlerò a seguire in degustazioni.
Alla fine mi sono sentito “graffiato nell’anima” senza essermi abbandonato all’emotività della prima volta.
Urano Cupisti
Nella foto sopra, da sinistra: Il Presidente Edoardo Donato, il Direttore Luca Pollini e il sommelier Nicola Nebbia