Un’annata difficile sia per la programmazione che per la quantità del prodotto, ma non per la qualità del prossimo Lugana.

E’ netta l’affermazione di Emiliano Rossi, enologo dell’azienda Malavasi, con sede a Pozzolengo in provincia di Brescia a due passi dal Lago di Garda.

«La produzione – dice ancora Rossi – sembra essere stimata in meno prodotto rispetto allo scorso anno, annata che certo non si ricorda già come tra le più generose. Ad oggi, possiamo dire che sarà una vendemmia tra le più tardive che si possano ricordare. È facile, infatti, pensare che ottobre sarà il protagonista».

Le temperature relativamente basse, rispetto alla stagione, hanno allungato il periodo di maturazione: «Cosa che ci fa bene sperare – commenta Daniele Malavasi, titolare dell’aziendaper le uve bianche che potrebbero dare un vantaggio per l’espressione aromatica dei vini che produrremo».

Per quanto riguarda le uve rosse, l’invaiatura è stata completata da pochi giorni e la vendemmia sembra ritardarsi di almeno 20 giorni.

«Pensiamo – dicono Rossi e Malavasi – che potrebbe essere una vendemmia che porterà a fare vini fini eleganti con struttura importante, ma probabilmente con una gradazione alcolica non eccessiva. Anche basi spumante torneranno ad essere meno alcoliche e con una trama acida più rilevante».

 

MALAVASI TRA TRADIZIONE E INNOVAZIONE

Il progetto di Malavasi abbraccia insieme la modernità e le migliori note della tradizione.

Daniele Malavasi parla di sé: «Sono nato tra le botti (se così si può dire), la mia famiglia produce vino da quattro generazioni ed io ho imparato ad amare la terra e a studiare e comprendere i grappoli intimamente».

Il bisnonno Tita produceva vino dai primi dell’800 e il nonno Callisto dopo di lui. In questa famiglia le tradizioni ed i valori contadini sono stati il nutrimento indispensabile, la linfa vitale.

«Ricordo sempre l’atmosfera di euforia che regnava dopo la vinificazione, quando nonno Callisto riuniva l’intera famiglia e tutti i braccianti, per una grande festa, che rappresentava un momento magico, in cui in realtà venivano festeggiate la solidarietà, la complicità e il grande rispetto che regna per chi condivide un lavoro duro, che affatica, ma dona grande soddisfazione», continua Daniele.

Per nascita e per passione, Daniele Malavasi ha abbracciato e condiviso da sempre l’amore per le vigne, che la sua famiglia gli ha trasmesso e soprattutto la profonda conoscenza della sua terra. E’ difficile non rimanere folgorati da questa campagna, la zona del Garda rappresenta una perla nel panorama italiano. L’Azienda Malavasi ha adottato come filosofia di produzione un programma di crescita qualitativa dei suoi vini nel rispetto della sostenibilità e ha ridotto al massimo il contenuto di  anidride solforosa e l’utilizzo di altre sostanze chimiche in cantina.

«Il vino deve esprimere al massimo il territorio, con grande naturalezza e attenzione per la qualità e l’integrità del prodotto, mantenendo buon senso, moderazione ed equilibriospiega Daniele -. Dalla vigna alla cantina l’attenzione è massima, ogni passaggio è curato con perizia, tenendo fede alla millenaria tradizione contadina, fatta di vita in simbiosi con la natura, ma anche avvalendosi di quelle innovazioni tecnologiche, che consentono di accompagnare e seguire tutta la filiera produttiva nel rispetto massimo dell’igiene e dell’integrità del grappolo, che permette di ricorrere solo in casi estremi e strettamente necessari all’utilizzo di agenti non naturali».

Il segreto è rispettare l’armonia tra luogo, vitigno e antiche memorie, integrando questo magico incastro con nuove conoscenze.