Settembre andiamo è tempo di migrare. La tradizione della transumanza delle pecore ricordata da Gabriele D’Annunzio nella celebre poesia “Pastori”.

In quelle terre si racconta che le greggi in settembre, scendendo dagli alti pascoli, trovassero lungo la loro via vigneti con un’uva dal gusto dolce, con acini sferici, medio-piccoli, con buccia sottile. Epoca di maturazione molto precoce, proprio nel periodo del loro passaggio. Uva molto gradita dagli ovini. Da questo il nome “uva delle pecore”.

Uva pecorino

Sto parlando di quel particolare vitigno oggi chiamato Pecorino, le cui prime tracce risalgono ai tempi di Catone il Censore (II secolo a.C.) che lo annoverò tra le varietà portate nel nostro paese dalla penisola ellenica.

Dobbiamo attendere il 1970 per vederlo catalogato, riconosciuto come vitigno autoctono, nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite e confermarlo come originario dei monti Sibillini. Diffuso principalmente nelle province di Ascoli Piceno e Fermo. Lo ritroviamo nella Docg Offida Pecorino e nella Doc Falerio Pecorino.

Vitigno con basse rese quantitative, soffre infatti di una pur lieve sterilità; la gemma basale non fruttifica.

Massiccio della Majella

In linea di massima quelli provenienti dalla zone costiere hanno una spiccata impronta sapida mentre una freschezza marcata distingue quelli allevati ai piedi della Majella e del Gran Sasso, zone dove si arricchiscono di profumi a causa delle forti escursioni termiche.

Recentemente ho assaggiato un Pecorino che mi ha lasciato particolarmente colpita dalla sua intensità aromatica nonché dalla scalpitante freschezza: Pecorino Azienda Tiberio annata 2018.

Il Pecorino Tiberio assaggiato

La proprietà si trova a Cugnoli in provincia di Pescara a un’altitudine di 350 m. s.l.m. e fin dall’inizio della sua attività, nel 2004, ha deciso di estirpare le varietà internazionali a favore di quelle della tradizione tra le quali il Pecorino.

Note di degustazione

Il vino ha un ventaglio olfattivo intenso, note di biancospino, salvia ed erba di campo, agrumi, frutta tropicale e nocciola. Al palato si avverte una importante nota alcolica derivante dall’ elevato contenuto di zuccheri ma che viene ben bilanciata dalla vena fresco-sapida. Finale persistente con piacevolissimi ricordi fruttati.

Possiamo abbinarlo a piatti di pesce ma anche a carni bianche o formaggi di media stagionatura.

Elisa Paolini