I risultati non sono forse confortanti ma neanche così sorprendenti: il mondo del vino è ancora nettamente maschilista

I risultati non sono forse confortanti ma neanche così sorprendenti, il mondo del vino è ancora nettamente maschilista e, nonostante l’alta preparazione e la voglia di fare, le donne continuano a subire discriminazioni o comportamenti sessisti. A dirlo sono i risultati dell’indagine-sondaggio presentata a Roma, presso la sala conferenze della Stampa Estera, dall’Associazione Nazionale Le Donne del Vino lo scorso lunedì 23 gennaio.

Il quadro generale è quello purtroppo noto in molti altri settori, anzi forse nell’agroalimentare non è nemmeno quello a tinte più fosche ma certo non si può continuare ad accettare che le donne pur essendo di solito più preparate degli uomini continuino a guadagnare meno e siano spesso oggetto di atteggiamenti equivoci se non esplicitamente orientati alla sfera sessuale.

“L’indagine sulle donne del vino ha rivelato il nuovo profilo del mondo del vino italiano al femminile con alcune conferme e molte sorprese, soprattutto riguardo a un sessismo superiore alle aspettative”, questo il commento della presidente nazionale dell’Associazione Donne del Vino Donatella Cinelli Colombini, che ha presieduto i lavori di presentazione insieme a Gabriele Micozzi, docente di Marketing della Luiss Business School, e Alfredo Tesio, coordinatore del Gruppo del Gusto della Stampa Estera.

I risultati dell’indagine confluiranno, in parte, nel lavoro di analisi che la Wine Business International, prestigiosa agenzia britannica di analisi sul vino, sta svolgendo a livello mondiale. Un progetto che sarà davvero importante anche per verificare se e quanto il nostro Paese è in ritardo rispetto ad altri contesti europei o anche più lontani.

Il questionario è stato inviato a produttrici, giornaliste, enotecarie e ristoratrici di tutta Italia, con due dati importanti secondo la Presidente Cinelli Colombini: “Sul ruolo delle donne nel mondo del vino le cose vanno meglio, ma non bene, e c’è ancora tanto da fare per raggiungere una reale parità di genere. Inoltre le donne prendono esempio da altre donne assumendole come modelli (82%) elemento quest’ultimo da non sottostimare perché le recenti indagini di Wine Economics sulle donne del vino australiane hanno invece rivelato la propensione del settore femminile del vino a conformarsi a comportamenti professionali e sociali maschili”.

Andando ai dati l’analisi ha confermato una scolarizzazione molto alta per le produttrici, con una percentuale del 43% di laureate e un 15% che vanta anche un diploma post universitario. Ancora difficile invece conciliare lavoro e famiglia, se infatti l’88% delle produttrici sono titolari o contitolari della cantina in cui lavorano, nella maggior parte dei casi devono comunque rimandare la nascita dei figli molto avanti nel tempo e infatti più del 50% di quelle che hanno fra i 40 e i cinquant’anni ha ancora figli minorenni. Altro dato negativo è che nessuna delle produttrici intervistate si dichiara pensionata, benché il 19% di esse abbia più di 60 anni. Evidentemente smettere di lavorare è un’eventualità non contemplata per le donne che fanno impresa. Dolorosa la presa di coscienza, sebbene forse prevedibile, sulle condizioni economiche che difficilmente sono considerate “alla pari” di quelle degli uomini.

Problema ancora maggiore nell’analisi del lavoro di enotecarie e sommelier, in questo caso il 63% delle intervistate è certa o sospetta di guadagnare meno dei colleghi maschi sebbene torni l’alta scolarizzazione (75% di laureate o con diploma post universitario) e il problema di fare figli (benché il 50% abbia meno di 39 anni nella stragrande maggioranza dei casi non ha figli)

Le ristoratrici sono meno scolarizzate (33% con laurea o diploma post universitario) e in grande maggioranza ultracinquantenni (72%), sono quasi tutte titolari dell’esercizio in cui operano e, a quanto pare sono le meno colpite dai problemi di genere.

Il sessismo impera invece nella categoria giornaliste, addette alle PR e al Marketing, un mondo variegato fatto di consulenze e rapporti di lavoro fluidi, meno inquadrabili e per questo più soggetti a fraintendimenti e veri ricatti. Anche qui il livello di istruzione è molto alto (66% di laureate o con un diploma post universitario) e aumenta il dubbio o la certezza di venire retribuita meno dei colleghi uomini (62%). Il 25% delle intervistate ha subito difficoltà collegate alla maternità arrivate, in un caso, fino al licenziamento. Il 39% ha dovuto difendersi da atteggiamenti sessisti: da battute semiserie del tipo “meno rossetto e meno Armani gioverebbe alla tua carriera” a atteggiamenti di discriminazione arrogante “i miei capi famosissimi che mi prendevano sempre per la cameriera” fino a chiare richieste di prestazioni sessuali senza le quali non si viene neanche pagate. Anche per le giornaliste e le PR le fiere sono un momento delicato in cui la probabilità di venire infastidita cresce di molto così come la sensazione di essere meno considerata per il solo fatto di essere donna.

Infine le consumatrici, viste dalle Donne che nel vino ci lavorano. Le appassionate di vino sembrano in crescita per qualità e quantità, ma a quanto pare la donna mette bocca sulla scelta del vino solo se è in coppia mentre quando è in gruppo decidono ancora gli uomini. Confermata la preferenza di vini bianchi e spumanti, così come la predilezione per il brand rispetto ad altri parametri.

Un’indagine a tutto campo che, in quanto tale, ha restituito un dato molto generale della situazione. Dato tutt’altro che confortante, con ancora grandi spazi di manovra per chi fa del genere sessuale un’arma di manovra sul lavoro come nella vita. L’unica soluzione, al momento, è continuare a parlarne affinché, magari, oltre all’aumento della sensibilità culturale ci sia anche una vera presa di posizione legislativa in materia di retribuzioni.

A conclusione della mattinata l’Associazione Donne del Vino ha consegnato simbolicamente l’assegno, di oltre 12.000 euro, di donazioni per i Produttori del Consorzio dell’Amatriciano Pecorino dei Monti della Laga, duramente colpiti da terremoto e maltempo.

Fabio Ciarla