Le previsioni dicono + 10% ma la pioggia rischia di compromettere l’annata

I giovani apuani scommettono tutto sul Candia. Ripide e tanto fragili, eppure, su quelle colline dove fare viticoltura è eroico e più difficile che altrove i giovani della nostra terra hanno deciso di costruirci attorno il loro futuro. Alla vigliadella vendemmia più incerta di sempre condizionata dalla pioggia di queste ore che ci regalerà poco più di 42mila ettolitri di vino con 1 bottiglia su 3 destinata proprio alla pregiata Doc (33%), è il loro il volto nuovo, positivo ed intraprendente di quella nuova generazione di vignaioli 3.0 connessi con il mondo, sempre in movimento e pronti ad inzuppare le mani dentro la terra a ridare speranza ad un territorio affranto dalla crisi e dalla disoccupazione. Le imprese giovanile, guidate quindi dagli under 35, incidono per il 10,9% sul settore (sono 121): si tratta del valore più alto a livello regionale (6,6%). A dirlo è Coldiretti (info su www.massacarrara.coldiretti.it) sulla base dei dati forniti dall’ultimo rapporto della Camera di Commercio di Massa Carrara. “Sono segnali importanti di un territorio, e di un settore – spiega Vincenzo Tongiani, Presidente Provinciale Coldiretti – che può offrire opportunità interessanti ai giovani. In campo, in questi anni, sono state misure e strumenti importanti come il Psr ed il pacchetto giovani che hanno dato un impulso notevole alla nascita e allo sviluppo di molte aziende in agricoltura.

A fianco di tanti giovani che ci chiedono informazioni per aprire un’impresa, ci sono sempre più giovani che guardano ad un impiego in agricoltura con molta più curiosità ed attenzione rispetto al passato. C’è nell’aria una nuova consapevolezza: il futuro sarà nei campi. Il mondo si può conquistare anchelavorando la terra”. William Pucci (Montegreco), Alice Conti (Vigne Conti) e Silvia Bellè (Belfior) sono figli di una nuova generazione di viticoltori ed imprenditori agricoli. Curiosi, intraprendenti, hungry and foolish (affamati e folli) per dirla alla Steve Jobs, il loro futuro non è più incerto di quello di un qualsiasi giovane che vive nel nostro tempo. Ma non è questo a spaventarli.

 

Vitigno autoctoni e presidio territorio per Montegreco. Non vuole andare tanto lontano William Pucci, ne seguire le logiche del mercato. La sua è una direzione controcorrente, un’impronta che l’azienda che condivide con la sua famiglia comincia già a vedersi. 30 anni, laureando in viticoltura ed enologia alla facoltà di Agraria è convinto che alla fine, le varietà autoctone, lo premieranno. Personalità, identità e un legame forte con il territorio: William parte da qui. “Non mi curo del mercato, non lo ascolto, vado avanti per la mia strada che per me significa riscoprire, valorizzare i vitigni autoctoni come il massaretta, il vermentino nero e bianco, il trebbiano, l’albarola ed il malvasia. L’unica strada – spiega William – è quella della tipicità del prodotto presidiando meglio il territorio di consumo. Non è il percorso più comodo, ne sono consapevole, ma è quello che secondo me differenzia il prodotto in un mercato dove tutti vanno nella stessa direzione. Questa è la mia sfida”.

 

Alice, rookie tra le colline. “Un’avventura che condivido con mio padre”: la definisce così Alice Conti, “appena” 27 anni, una laurea in economia e commercio e la sensazione sincera di aver imboccato una strada non facile, ma anche ricca di soddisfazioni come la prima spedizione in Cina, lo scorso anno, o il premio assegnato al “Forcellaio” all’ultima edizione del Bancarel’vino. Nata nel 2011 l’azienda di Alice è la più giovane ad essersi iscritta al Consorzio di Tutela. Energia, entusiasmo e onestà: “mi sporco le mani, e vado in vigna quando ce n’è di bisogno. Certo, lo faccio. Mi occupo principalmente degli aspetti organizzativi e della contabilità ma se c’è da andare tra i filari non mi tiro certo indietro”. La passione per il vino di Alice è stata tramandata dal padre, ancora prima dal nonno. “Il vino, il Candia è sempre stata una costante della nostra famiglia. Ci siamo detti: perché no, proviamoci. Non è facile partire da zero e abbiamo imparato molto strada facendo ascoltando e sbagliando. Lavoriamo ogni giorno per arrivare ad un prodotto di qualità ed il più possibile naturale. Non è biologico, ma la nostra filosofia è quella”. Cinque etichette, due bianchi Doc, un barricato nero e 2 rossi frutto di poco più di 3 ettari di vigneti. “I risultati sono fin qui positivi. L’azienda è giovane ed abbiamo tanta strada da fare ma è una sfida avvincente proprio per questo”. Già, un’avventura: “Non c’è fretta”.

 

Export e packaging accattivante per Belfior. La prossima vendemmia sarà la quinta per la giovane azienda di Silvia Bellè e Tiziano Fioravanti. Ma di strada, nonostante la giovanissimaetà, ne hanno già fatta tanta. Il loro vino vola già all’estero, nella vicina Svizzera, anche in Germania, gli orizzonti sono ampi, le opportunità tutta da raccogliere. 30 anni, un figlio da accudire, Silvia è un’imprenditrice energica, indomabile, instancabile che ha lasciato l’università, un percorso da psicologa per dedicarsi completamente al sogno che condivide con il marito sulle colline del Candia. “Non è difficile essere imprenditrici, ne essere donne imprenditrici, è difficile partire dazero e dover costruire un percorso senza una storia alle spalle: noi lo stiamo facendo con fatica e soddisfazioni”. Sei le etichette (Dirado, Ciocco, Bocciolo, Ripazzo, Leo, Navola): “Abbiamo puntato su packaging e sull’etichetta – spiega – per renderlo più appetibile ad un pubblico sempre più vasto di consumatori ed addetti ai lavori. Il prodotto può essere anche ottimo ma bisogna prima creare i presupposti estetici”.

Più uva del previsto, ma pioggia. Settimane decisive per il Candia dei Colli Apuani Doc. Secondo Assoenologi la vendemmia – raccolta al via proprio in questi giorni – potrebbe regalare sorprese interessanti partendo dalla quantità: + 10% rispetto al 2013. Sempre dal sole dipenderà la qualità: “La pioggia di queste ore non ci sta aiutando e rischia di compromettere un’annata già molto sofferta: analizza Vincenzo Tongiani, Presidente Provinciale Coldiretti”. A dirlo è Coldiretti sulla base del rapporto del Centro Studi di Assoenologi. “Intanto – spiega ancora la principale organizzazione agricola – le anomalie climatiche sono costate alle imprese un aumento dei costi di produzione tra il 20% ed il 30% dovuti all’intensificazione delle cure culturali, dei lavori manuali e delle lavorazioni di salvaguardia”. A scombussolare i piani dei viticoltori è stato un andamento meteo “pazzo”: i mesi invernali sono stati caratterizzati da abbondanti precipitazioni e temperature al di sopra delle medie stagionali.

La primavera è iniziata con leggere  piogge e temperatura miti. Questo ha permesso un anticipo dell’epoca di germogliamento, precocità che si è andata via via perdendo sino ad annullarsi a causa del cambiamento climatico e meteorico, il quale ha condizionato lo stato fitosanitario, le fioriture e le allegagioni scalari. Le precipitazioni del mese di luglio sono state particolarmente abbondanti e la grandine ha colpito alcune zone, tanto che i viticoltori sono stati messi a dura prova, ma hanno però gestito con tempestività la difesa dei vigneti tenendo sotto controllo la situazione. L’invaiatura, iniziata a fine luglio, è stata anch’essa condizionata dalle basse temperature e non è stata troppo omogenea. Si sono riscontrati anche diversi danni a causa di un aumento del mal dell’esca.

 

A cura di Andrea Berti