Azienda Sordo

Ce li hai davanti, sono tutti Barolo della stessa azienda (Giovanni Sordo) e della stessa annata, ma sono tutti diversi. Cosa cambia? Il terreno, il clima, il terroir o, meglio, il crus.

È questa la sfida, vincente, dell’azienda Giovanni Sordo che ha spinto l’acceleratore sul progetto di restituire all’appassionato, al conoscitore del Barolo, le tante differenze che quest’area riesce a racchiudere in una bottiglia aggiungendo Monprivato e Villero alla già ampia produzione. Che le Langhe siano la regione vinicola più organizzata nella zonazione è cosa nota, ma di certo spingersi così avanti – anche a livello commerciale – presenta le sue difficoltà.

La degustazione orizzontale di tutti gli 8 crus dell’azienda Sordo è stata organizzata in occasione di Collisioni 2017, il festival agri-rock che da alcuni anni ha creato al suo interno il “Progetto Vino” affidandolo a Ian D’Agata. Un’accoglienza meravigliosa per le decine di esperti provenienti da ogni parte del mondo, tutti curiosi di capire, di esercitare la loro personale conoscenza dell’area per scoprire e definire le sottili differenze tra i vari crus.

Sottili ma non troppo, in alcuni casi infatti ci sono diversità significative, così come la distinzione, seguendo una linea obliqua nord-est /sud-ovest, tra il suolo serravalliano e quello di origine tortoniana.

Già questa è considerata ormai una partizione importante, con i Barolo dell’area serravalliana considerati di solito più austeri e pronti in una forbice temporale di 8-12 anni, mentre quelli di origine tortoniana sarebbero spesso più accessibili e immediati, con una maturazione media tra i 5 e gli 8 anni. La geologia poi ha il suo importante ruolo, nell’area del barolo si trovano infatti sia marne calcaree (rocce sedimentarie composte da argilla e carbonato di calcio) sia arenarie (rocce sedimentarie sabbiose).

Quali sono i risultati di queste differenze? Longevità, austerità, equilibrio sono i concetti più utilizzati quando si parla di questi vini. Va da sé, però, che non è affatto facile raccontare questi aspetti e le loro sottili dinamiche. Esistono Barolo più pronti, immediati, e altri leggermente ritrosi, meno propensi a svelarsi velocemente.

Alcuni vivono in equilibrio fin dalla loro nascita, altri invece scalpitano da giovani e si fanno domare solo dopo anni di bottiglia. Alcuni privilegiano, nel ricco ed elegante bouquet che li contraddistingue, i sentori più freschi, mentre altri indugiano sui terziari e sulle spezie.
n questo mondo ricco e variegato, il degustatore attento e – magari – leggermente preparato, può farsi condurre alla scoperta del territorio. Così come è avvenuto con gli 8 crus di Barolo prodotti dall’azienda Sordo: Monvigliero (Verduno), Ravera (Novello), Perno (Monforte D’Alba), Gabutti (Serralunga D’Alba), Parussi (Castiglione Falletto), Rocche Di Castiglione (Castiglione Falletto), Villero ((Castiglione Falletto) e Monprivato (Castiglione Falletto).
La produzione aziendale nel complesso tocca le 350.000 bottiglie con 53 ettari di vigneti, per i crus si va dai 6,6 ettari di Perno ai 4500 metri quadrati di Monprivato. A livello organolettico, tanto per dare un semplice accenno di ciascuno degli 8 crus partiamo dal fresco e fruttato Monvigliero all’austero Ravera, che pure è un crus molto grande e quindi con qualche differenza al suo interno, poi lo storico (per Sordo) Rocche Di Castiglione e l’equilibrato Gabutti, il longevo Parussi  e l’elegante Monprivato, infine il persistente Perno e il ricco Villero.

Un viaggio esaltante, consigliato per chiunque voglia davvero conoscere le Langhe e il Barolo. Meglio se accompagnati dagli stessi produttori e da esperti che, come nel nostro caso, hanno saputo restituire la cornice giusta a tanto lavoro, alla lungimiranza di aver strutturato una conoscenza così dettagliata di suoli e climi, di terroir e vigne.

Fabio Ciarla