Giochi di luci prima sera

Alla Notte di Bolgheri, il venticinquesimo compleanno della DOC, sono mancati i fuochi d’artificio tradizionali, che illuminano il cielo e catalizzano le attenzioni di tutti. Quelli sempre accompagnati, ad ogni lancio, dagli OH,OH,OH.

I produttori aderenti al Consorzio  per la Tutela dei Vini Bolgheri DOC hanno preferito (evviva) un’altra tipologia di fuochi d’artificio: stappare centinaia e centinaia di bottiglie (tra le quali diverse magnum) rappresentative della vitivinicoltura bolgherese. E il rumore dei cavatappi hanno inondato il Viale dei Cipressi.

E non hanno badato a spese perché i tappi che volavano nella notte di Bolgheri liberavano anime di vino super eccellenti.

Ornellaia Magnum 2012 a gogo

Il lettore dirà: ma anche la bottiglia di…. Sì anche quella. Ma anche la bottiglia di…. Sì, addirittura in formato magnum. Ed allora ecco arrivare faccine, trombette, coriandoli e gli immancabili OH! (con un po’ d’invidia).

I tavoli tondi che hanno intervallato quelli banditi a festa, i tavoli dove potevi abbeverarti  al di…vino amorepresi d’assalto, anche perché avere a disposizione i Cru di Bolgheri, tutti insieme, non è cosa da poco.

E assaggiare questa grazia di Dio e discutere di vendemmie con gli enologi, i cantinieri, gli addetti ai lavori, quelli che fanno il vino, non è da tutti i giorni. Poi essere vicino alle casate nobili come i Frescobaldi, gli Antinori, gli imprenditori come Knauf, Allegrini, Piccin, Satta, gli autoctoni come Chiappini eccc… non ha prezzo.

La tavola

Ed infine Lui, Mario Incisa della Rocchetta, che impiantò il primo vigneto di cabernet a Castiglioncello di Bolgheri nel 1944. La prima bottiglia di Bolgheri Sassicaia, con la stessa etichetta che conosciamo oggi, uscì nel 1968 (al tempo era vino da tavola). L’inizio di tutto.

E tutti ad onorarlo al tavolo d’ingresso.

“Il 14 dicembre 1995 si costitui il Consorzio per la Tutela dei Vini Bolgheri DOC. Soci fondatori il Marchese Nicolò Incisa della Rocchetta, Rosa Gasser, Eugenio Campolmi, Enio Frollani, Michele Satta e Federico Pavoletti“.

Così recita la Storia di Bolgheri e il Consorzio adottò  per simbolo “il Viale dei Cipressi” che unisce Bolgheri a San Guido. I sei chilometri di rettilineo, monumento nazionale costituito da quasi tremila piante, ideato da Guidalberto della Gherardesca nella seconda metà dell’800 reso famoso dalle poesie di Giosuè Carducci.

Il Viale dei Cipressi
attore principale della Notte di Bolgheri

Prendete un pezzo di viale, mettete tavoli ricordanti i vitigni (cabernet, merlot, syrah, petit verdot), posizionate 750 coperti (tanti quanti gli ospiti), fornite un servizio adeguato (camerieri e sommeliers), adornate a festa con luci appropriate (fari bianchi e color vinaccia) i cresciuti cipressetti alti e schietti, la logistica del catering quasi nascosta, le aree per il parcheggio per circa cinquecento veicoli, l’accoglienza per niente stressante e, diciamocela tutta, con il Buon Dio (per i credenti) e Bacco per tutti gli altri intercessore presso Giove Pluvio: ecco servita la serata che passerà alla storia come la Notte di Bolgheri, dove un fiume di vino ha ricordato a tutti i presenti che “I vini bolgheresi rappresentano la piena e grande espressione di “terroir” profondamente legati al suolo ed al clima del territorio da cui provengono”.

L’accoglienza

Ma dov’ero posizionato, da buon cronista, ad annotare sul mio inseparabile moleskine tutte queste impressioni, considerazioni e traduzioni scritte d’immagini?

Al tavolo Merlot, ospite dell’azienda Campo alla Sughera in compagnia di illustri e fantastici compari di serata, insieme a Friedrich Knauf, Elisabeth Finkbeiner e Francesco Gagliardi. E giù libagioni e Cin continui con Arnione, il bolgheri dell’alabastro (leggete la storia e capirete).

Prima di scrivere queste poche righe ho atteso quattro giorni per curiosare sui social. I ditoni e le faccine sorprese che hanno accompagnato le foto e i commenti sono risultati di gran lunga superiori ai soliti scettici, quelli che inneggiano al Bolgheri di una volta (quale? evidentemente dimenticano la Storia di Bolgheri). A quest’ultimi il mio pensiero.

Centro tavola con uve Merlot

Mi sovvien il proverbio tratto dall’arcinota favola di Esopo La volpe e l’uva che tutti conosciamo: “Fare come la volpe con l’uva” o l’altro, di origine persiana, meno conosciuto: “Il gatto che non può raggiungere la carne dice che ha un cattivo odore”. E La Notte di Bolgheri che diventa Storia. Chapeau!

 Urano Cupisti