Una cantina cooperativa immersa nella splendida terra di Sardegna in quel fazzoletto di meraviglie naturali che si chiama Ogliastra, colline rocciose di una certa altezza, arriviamo a 800 metri, ruvide e verdi al tempo stesso e, laggiù il mare, uno dei tratti di costa più belli del mondo.
Quattrocento soci che coltivano poco più di cinquecento ettari e che sono rappresentazione perfetta dei valori e della passione che le donne egli uomini di Sardegna sono capaci di infondere in ciò che fanno. Perché ci credono, sono orgogliosi e consapevoli. Un senso di “famiglia” che non è solo simbolicamente tradotto nel motto dell’azienda “S’unione faghet sa forza” ovvero “l’unione fa la forza”, ma si percepisce parlando con i vignaioli, con i cantinieri, gli enologi e i vertici della Cooperativa.
In questi luoghi situati nei comuni di Jerzu, Ulassai, Osini, Gairo, Cardedu e Tertenia, nascono vini identitari, eleganti e di struttura.

La storia della vite in Sardegna, risale a tempi molto antichi, oltre tremila anni orsono durante l’epoca nuragica e questa eredità si percepisce e si apprezza, anche solo passeggiando tra i vigneti in altura.
In particolare nel comune di Jerzu, le prime testimonianze vinicole, risalgono ad un atto notarile del 1130. Il testo, contenuto nelle ”Carte volgari” conservate a Firenze e redatte a cura di Arrigo Solmi, riporta che il “Giudice Soluni di Laconi ricevendo licenza dal suo Signore dona alla chiesa di Santa Maria servi e ancelle e vigne e terre possedute a Jerzu”.
La coltivazione delle vigne, in questi luoghi è cosa seria, tanto che il buon costume di famiglia imponeva di donare al primo genito “su stergiu de su inu e sa cuba” ovvero “gli strumenti per fare il vino”.
Un’altra importante testimonianza la ritroviamo nel 1839 nel Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna del Casalis. Nelle pagine dove, con l’ausilio del Prete Vittorio Angius, si descrivono i paesi della Sardegna e si parla di Jerzu, lo si descrive come un paese dove si producono vini di ottima qualità, principalmente il Cannonau e la Vernaccia, con cui si realizza un fiorente scambio commerciale con i Genovesi.
Nasce Jerzu Antichi Poderi
Il momento di svolta per Jerzu è stato nel 1950 quando, per volere del medico Josto Miglior (personaggio divenuto leggendario in Sardegna per il suo valore umano e professionale) viene fondata la Vitivinicola Sociale Jerzu. Nove anni dopo avviene il primo conferimento di uve alla Cantina Jerzu Antichi Poderi.
Dall’anno 2010 il presidente della cantina è Marcello Usala. Sua la responsabilità di rappresentare gli interessi dei soci e coordinare l’attività del consiglio di amministrazione con l’obiettivo di facilitare l’identificazione dei soci con la “loro” cantina e contribuire ad accrescere il loro senso di appartenenza ad essa.

Il lavoro enologico è da trent’anni affidato all’esperienza di Franco Bernabei, affiancato dal tecnico di cantina Nicolò Miglior (pronipote di Josto Miglior).
Entrambi garantiscono un interscambio diretto e sistematico con i soci viticoltori.
Franco Usai, direttore commerciale, assicura l’orientamento strategico e il raggiungimento degli obiettivi prefissati.
Da sapere che Jerzu Antichi Poderi ha da tempo investito sull’arte, come valore territoriale capace di divenire strumento globale di cultura e comunicazione.
L'”angolo” di Maria Lai
In particolare un edificio, all’interno del complesso della cantina è dedicato alla vita e alle opere dell’artista Maria Lai (Ulassai 1919 – Cardedu 2023). Sin da bambina dimostrò una spiccata vena artistica, intima e riflessiva. Cresce in Sardegna ma è a Roma che trova la sua consacrazione artistica con esposizioni di grande successo.
Torna poi in Sardegna dove realizza installazioni artistiche e progetti legati alla cosiddetta “Arte Povera”. Il suo progetto “Legarsi alla Montagna” ardito e complesso sarà uno dei primi esempi di quella che verrà definita “Arte Relazionale”. Era il 1981 e vi prese parte l’intera comunità di Ulassai.

Jerzu Antichi Poderi ha mantenuto saldo quel filo che legava gli edifici del borgo montano e ha portato all’attenzione del pubblico e degli appassionati d’arte il tempo, la memoria e la materia di Maria Lai.
Inaugurata il 12 luglio, la mostra “Tenendo per mano l’ombra”, a cura dell’Archivio Maria Lai, è visitabile fino al 31 dicembre 2025 nel suggestivo Spazio Cinquessè.
Tenere per mano l’ombra significa accettarne la presenza e accompagnarla seguendo la direzione tracciata da Maria con la sua arte. Cucire strappi, costruire legami visibili o invisibili tra luce e oscurità , tra persona e comunità.
L’evento, curato dall’Archivio che custodisce e valorizza l’eredità della grande artista sarda, è sostenuto dalla Diocesi di Lanusei, dallo studio di architettura Sergio Aruanno, dal Comune di Jerzu e dalla Cantina Antichi Poderi.
Cinquesse, un Cannonau per Maria Lai
Alla grande artista è dedicato uno dei vini più prestigiosi della cantina, il “Cinquesse” Cannonau Sardegna di Sardegna doc Jerzu. Una simbolica unione tra il mondo vinicolo e quello artistico. Un vino che rappresenta con elegante e raffinato corpo la moderna espressione del vitigno a bacca rossa principe di Sardegna, il Cannonau. Sentori olfattivi che calpestano la terra di collina e ne riflettono al sorso il carattere e la sensibilità.

Eccellente qualità per tutte le espressioni di Cannonau di Jerzu Antichi Poderi. Di ottima fattura “Baccu Is Baus” e “Baccu S’Alinu”. Da uve rigorosamente selezionate, due vini con lunghe macerazioni capaci di offrire intensità e forza, disegnate con tratto elegante e contemporaneo, Cannonau di pregio, di gusto, di bevibile bellezza.
“Isara” è il Cannonau in versione rosata. Alto livello aromatico, piacevole e bilanciato al naso e fresco al palato. Identitario e ricco di fascino.
Molto interessante “Marghia” anch’esso un Cannonanu di carattere più docile, di pronta e piacevolissima beva. Anche qualche grado più fresco in questa calda estate.

La volpe disegnata sull’etichetta richiama ad una leggenda locale molto particolare.
“Lucean le stelle” è un Vermentino di Sardegna da viti di trent’anni che donano al naso un’ampia struttura con piacevoli note vegetali e di macchia mediterranea.
Al palato vibrante energia territoriale e continuità aromatica rispetto al panorama olfattivo.
“Filare” Vermentino di maggior struttura ben si accompagna a tutto pasto, in particolare se di mare, e si presta a trascorrere qualche anno in più in bottiglia, guadagnando in carattere.
Maggio freschezza e bevibilità con “Telavè” Vermentino di Sardegna doc. Aperitivo perfetto sia in barca che in spiaggia.
Andrea Radic