Clavesana produce Dogliani quindi Clavesana è Dolcetto, ma, dal momento che è un sistema di centinaia di conferitori, diventa “Siamo Dolcetto”

Erano gli anni ’60. Andavo spesso a Torino da un cugino per  visitare il Salone dell’Auto. La sera, stanchi per le giornate intense, dotati di una fame giovanile che non aveva ancora interessi per l’opera di chef stellati, andavamo piuttosto a caccia di piole, le più buie e le più grasse, perché le assimilavamo ad una cucina casareccia a buon mercato e lasciavano sperare in sane bevute di vino langarolo. Non potevamo certo permetterci il Cambio e le bottiglie di Barolo. Ci consolavamo costruttivamente con salam d’la duja, agnolotti dal plin con sugo d’arrosto, tajarin con salsiccia di Bra, risotto al barolo e poi ogni sera il dubbio amletico era se dedicarci al gran bollito, al gran fritto misto piemontese o al gran vassoio di arrosti.

Ogni scelta finiva in bevute epiche di Barbera e Dolcetto, rigorosamente serviti in bottiglie nere anonime che apparivano e scomparivano dal tavolo in un amen, per così dire. La Barbera era preferita con piatti untuosi come la bagna cauda o con il fritto, il Dolcetto con le carni arrosto e i sughi, grazie all’opportuno apporto dei tannini scalpitanti e dal finale amarognolo del vino. Era un dolcetto ruspante, dal colore cupo e impenetrabile, fruttato e balsamico al naso, con tendenza a lastricare il palato di tannini un po’ amari.

Di Dolcetto ce ne sono tanti, da Alba, Asti, fino a Ovada.  Ma una volta stato in Langa d’autunno,  il Dolcetto non può che  identificarsi con la visione di Dogliani, arroccato  su in alto sul colle, circondato da un mare di foglie rosse su una cornice gialla, un colpo d’occhio che offre una dimensione pittorica e sublime al ricordo dei  suoi vini. Un giorno, il Dolcetto di Dogliani ha ottenuto la DOCG, ma, con decisione “franciacortina”, il suo nome si è sintetizzato in Dogliani tout court, imponendo al mondo intero di imparare che vitigno e paese qui sono sinonimi. Non proprio ovvio ed immediato come concetto.

Da questa constatazione deriva un proclama chiaro e sintetico richiamato in continuazione a premessa di ogni altra operazione: Dogliani è Dolcetto Dolcetto, quello vero, la quintessenza di questo vitigno. Clavesana produce Dogliani  quindi Clavesana è Dolcetto, ma, dal momento che è un sistema di centinaia di con feritori, diventa “Siamo Dolcetto”. E il concetto deve essere ribadito senza sosta, perché il Dolcetto va nel mondo e il mondo è grande.

Clavesana è un progetto originale per il Piemonte, con una forma di cooperazione di tipo altoatesino, ma intesa con uno spirito profondamente  langarolo. Che differenza c’è? Praticamente ci sono anche qui   linee commerciali ben marcate e delimitate in conseguenza di selezioni delle uve all’origine. Anche qui i controlli ci sono e anche rigidi, ma la sensazione è che si cerchi di portare con il tempo tutti i conferitori al massimo livello di qualità. In Langa il lavoro è lavoro, o lo si fa bene o non lo si fa.  Le  linee “Il Quattrino”, “Allagiornata”, “C-Lan” e “D’oh” sono piuttosto tese a una caratterizzazione di territorio e di varietà che non  alla qualità dei singoli vini, sempre molto alta.

Facile a dirsi, un po’ meno da farsi. Siamo di fronte a 340 associati con 515 ettari a disposizione, ma situati in una fascia collinare che si estende dall’Albese al Monregalese con una differenziazione di terreni e microclimi non indifferente. Ci vuole tutta l’abilità e la professionalità di Giovanni Bracco, il presidente, e di Anna Bracco, il direttore, di Gianfranco Cordero, l’enologo, e di Damiano Sicca, l’enologo residente, per spingere al massimo la qualità dei prodotti. Ci vuole insomma tutta la caparbietà langarola per raggiungere gli obbiettivi prefissati. Ma qui “Siamo Dolcetto” e dunque bisogna riuscire ad ogni costo.

Ma non è tutto. Nel progetto è di fondamentale importanza l’immagine e la comunicazione del verbo Dolcetto e per questo c’è un certo Mario Felice Schwenn. Vi dice niente questo nome? Ricordate Mario di Dievole e i suoi vignaioli-statue viventi al Vinitaly di qualche (e anche di più) anno fa? Bene, eccolo qui. Ora Mario Schwenn è salito in Langa e sta creando intorno a Clavesana e al suo Dolcetto un’immagine parimenti originale con un audace ma preciso collegamento tra tradizione e modernità gestito con un  buon gusto estetico dove ogni particolare è perfettamente godibile.

Così al Vinitaly 2016 ci accoglie in un’aula di scuola elementare fine  anni ’30, con banchi di legno, calamaio e penne con il pennino (usava la forma a seme di picche, a tour Eiffel, a freccia),tampone di carta assorbente,  lavagna, gessetti e grembiuli neri con il bavero bianco. E ci tiene una lezione sul Dolcetto e sulle antiche tradizioni che sono state riportate a nuovo. Elementare, ma non facile, questo il succo.

Qui l’ettaro non esiste, c’è invece la “Giornata” piemontese, 3.810 mq, la quantità di terreno arabile con una coppia di buoi in un giorno, e Clavesana significa millequattrocento Giornate coltivate a Dolcetto per il 90% e conferite al 100%. Dolcetto deriva da düsset, il dosso delle cime più alte di Langa ed in effetti  siamo a quote piuttosto rilevanti, tra 300 e 500 mslm, e in una zona sempre ventilata dalle correnti che scendono dal Monviso.

Tra le uve coltivate in Piemonte occupa il terzo posto, ovvero più del 10% della superficie vitata. Ha grappolo medio-grande, conico, allungato, acino medio-piccolo, quasi sferico, colore blu scuro violaceo, buccia consistente. Vuole terreni con pH leggermente basico. Sensibile a oidio e peronospora, resiste all’attacco dei funghi. Soffre di eccesso di produttività, da qui la preferenza per il taglio a guyot,  e va attentamente gestito con diradamenti. Rispetto alle altre varietà piemontesi è precoce. Ha colore molto intenso e offre buona gradazione alcolica, ma ha bassa acidità e un tannino piuttosto scalpitante.

Ma se è vero che a Clavesana il Dolcetto è Dolcetto, è anche vero l’opposto, ovvero che di Dolcetti ce ne sono diversi, ed è qui che si dimostra come la diversità sia valore e pregio.

Vediamone alcuni esempi.

“Il Quattrino”

Dogliani DOCG – 2015 – Dolcetto 100% fermentazione e affinamento in inox. Ne vengono fatte 1.500.000 bottiglie. Prezzo allo scaffale meno di 10,00 euro. Ha un’intensità di profumi sorprendente. L’aroma è percettibile già a distanza dal bicchiere. Fragrante di frutto nero maturo, ribes e mora di rovo, note balsamiche di tabacco e liquirizia. In bocca apre deciso e sapido, piacevole per frutto pieno maturo e slanciato, alcol ben bilanciato dall’acidità, tannino dolce e ben distribuito. Finale di buona lunghezza che invita al riassaggio. 84/100

Dogliani Superiore DOCG  Il Clou -2012 – Selezione su 66 Giornate (20 ettari) di vigneti dislocati nei Comuni di Dogliani, Farigliano e Clavesana.  Fermenta in tini di acciaio inox, quindi passa in cemento vetrificato fino all’estate. Imbottigliato affina ancora per un anno. Al naso ha frutto nero prugna californiana con toni terrosi  minerali. In bocca ha carattere scontroso con gran vigore e polpa succosa. Mandorla amara piacevole nel finale. 87/100

“Allagiornata”

Dogliani Superiore DOCG 110 o delle 3 giornate del Coltivatore 110 – 2013 – Dalla vigna storica di Costaprà nel comune di Clavesana, da viti piantate circa 50 anni or sono e ormai in perfetto equilibrio con l’ambiente, si ricavano queste uve che vengono vinificate in tini di cemento vetrificato, ed in queste invecchiano per un anno e mezzo. Il profumo ha tonalità più austere e seriose, con frutto nero, prugna, alloro e tabacco da sigaro. In bocca è vigoroso, con buona struttura e contrasto acido, disteso  e di gran carattere con un finale deciso di erba amaricante e leggero affumicato. 89/100

Gli outsider

Pinot Nero  IGT Langhe 1053 -  2014 – Anteprima sperimentale da una vigna di pinot nero alla prima foglia. Profumi molto accattivanti di piccolo frutto rosso, fragola, lampone e cranberry acidulo. Delicato e scorrevole, leggero e molto piacevole, con succo acido composto e non aggressivo. Ha carattere e grande bevibilità. Una vigna che promette bene. 84/100

Barbera d’Alba Superiore DOC  Era – 2013 – Un vino succulento fresco di frutto di gelso e acidità pressante. Bella espressione di Barbera da bere in tutta spensieratezza in una merenda sinoira. 84/100

Paolo Valdastri

 

Cantina Clavesana

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