Foto Filippo Attili/Palazzo Chigi/LaPresse. Nel giorno del 159esimo anniversario dell'Unità d'Italia, Palazzo Chigi illuminato di verde, bianco e rosso

«Il Cura Italia è un cerotto». Esordisce in maniera molto chiara Patrizio La Pietra, membro della Commissione Agricoltura del Senato. Mi sembrava giusto, infatti, avere anche una voce dall’altra Camera del Parlamento e con una visione politica differente rispetto a quella della prima intervista con l’Onorevole Cenni. La Pietra, toscano di Pistoia, eletto nelle fila del partito di Giorgia Meloni è molto chiaro. Non è il momento della critica, ma quello di comprendere e dare un contributo reale all’emergenza.

Senatore, partiamo proprio dal Decreto Cura Italia.

«Certamente le risorse che sono state messe in campo in questa prima fase non sono risolutive. Si tratta, mi lasci passare il termine, di una toppa. Mi auguro, come è stato detto, che questo sia un primo passo e che successivamente si possa andare nel dettaglio dei vari settori, anche e soprattutto per il comparto dell’agricoltura. Io sono convinto che tutto il sistema abbia in primo luogo bisogno di liquidità. Se questa c’è, si potranno affrontare i mesi di marzo ed aprile con più tranquillità.

Una delle azioni che la Pubblica Amministrazione dovrebbe fare immediatamente è sbloccare i pagamenti verso le imprese ed i liberi professionisti. Stiamo parlando di 50miliardi, ovvero il doppio del Cura Italia. Denaro, cioè, che può essere sbloccato subito perché già messo nei bilanci e stanziato. Se nel giro di un mese il Governo mettesse in circolo questa liquidità, velocizzando le procedure, sarebbe un’altra grande boccata di ossigeno».

Queste cifre certo sarebbero utili perché avremmo ricadute positive sull’economia nazionale. Addentrandoci, però, sul Cura Italia, dal lato del settore agricolo, sembra che ci siano ancora molte cose da analizzare.

«Certo se lo guardiamo dal punto di vista dell’agricoltura è ancora di più assimilabile ad un cerotto. Ci sono solo alcuni articoli e mancano attenzioni specifiche ad alcuni settori che dovranno essere presi in considerazione. Nel Decreto manca, ad esempio, ogni riferimento alla pesca. Abbiamo settori, come il florovivaistico, allo stremo e che proprio in questi mesi avrebbe dovuto essere in piena attività».

E riguardo al settore vitivinicolo?

«Anche il mondo del vino viene da una situazione difficile. Pensiamo ai primi mesi dell’anno nei quali pendeva la spada di Damocle dei dazi Usa. Questo momento ci deve far riflettere sulla grande qualità dei nostri prodotti, sulla loro enorme diversità, il rigore della produzione che è quasi un unicum. Bisogna intervenire certo sugli aiuti alla produzione, sugli investimenti, ma riuscire a tutelare le nostre aziende anche facendo accordi bilaterali con le nazioni che rappresentano i nostri principali mercati».

Onorevole Patrizio La Pietra

Senatore leggo una piccola stoccata all’Unione Europa in questa sua ultima frase.

«Avere rischiato, in realtà solo rinviato, che i nostri prodotti fossero penalizzati per una ritorsione degli Usa a causa di un qualcosa che tutelava altri paesi, non mi sembra certo una grande cosa».

Tornando sul Decreto. Nel concreto come state procedendo in Parlamento.

«Il Decreto deve essere convertito in legge e passare dall’analisi delle Camere. Entro domani sera dovremo presentare emendamenti e proposte. Noi abbiamo predisposto particolare attenzione al mondo agricolo. Sicuramente gli emendamenti saranno in numero ridotto per permettere al Governo di velocizzare l’approvazione. Noi stiamo facendo la nostra parte in maniera costruttiva».

In particolare, cosa prevedete per il settore?

«Adesso lavoreremo su macrotemi, specie su questo primo atto. L’obiettivo primario è quello di bloccare il pagamento di ogni tipo di tassazione, insieme alle rate di mutuo e finanziamenti. La creazione di un fondo straordinario che possa far da garanzia alle imprese. Il Governo assicura che saranno stanziati altri 50 miliardi. Ora, come le dicevo, è stata messa questa toppa. Poi siamo già pronti ad entrare nel merito per analizzare le necessità dei vari settori. Sicuramente siamo consapevoli che i vari iter sono lunghi e per questo puntiamo sul fattore liquidità. Questa sarebbe una prima risposta in tempi brevi».

Per quanti riguarda invece i temi legati alle risorse europee?

«Anche in questo caso devono essere accelerati i rimborsi che enti come Agea, ad esempio, devono. Poi è chiaro che abbiamo un problema da affrontare rispetto all’Unione europea, alla nuova PAC ed alla relativa gestione dei fondi. Una proroga di un anno è positiva, ma va analizzata al meglio la situazione e compresi anche i tagli che erano previsti a vantaggio di altre aree come il sociale. Inoltre, dovremmo seguire il tema della concorrenza dei prodotti agricoli. Le aziende italiane hanno costi per la produzione di qualità più alte e rispettano anche giuste regole nei rapporti di lavoro che altre zone non hanno. Questo deve essere un tema che a maggior ragione in questo momento di difficoltà non può essere sottaciuto».

Il Senatore La Pietra si sofferma un secondo, quasi interrompendosi mentre risponde. Riprende lanciandomi un’idea per i prodotti italiani: «Io sarei per i dazi di civiltà. A tutti quei prodotti che arrivano da Paesi che non rispettano prima di tutto i lavoratori ed alcune norme come le nostre sulla tutela della salute e dell’ambiente, io applicherei una tassazione perché l’asticella deve essere alzata, come alta la hanno i nostri prodotti».

Riccardo Gabriele