Il fatto è questo: le Nazioni Unite, per commemorare l’adozione del testo della Convenzione per la Diversità Biologica, avvenuta il 22 maggio 1992, hanno proclamato proprio il 22 maggio Giornata Internazionale della Biodiversità, allo scopo di aumentare la comprensione e la consapevolezza dei problemi legati alla biodiversità. Quest’anno la Giornata Internazionale della Biodiversità è dedicata al tema “Il nostro cibo, la nostra salute e la nostra biodiversità”.

Le parole purtroppo sono del governo italiano che alla fine di aprile ha presentato il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) prevedendo in una delle sei missioni – così vengono chiamate nel PNRR – la rivoluzione verde e transizione ecologica”.

La razza ovina frabosana roaschina, in Piemonte, fa parte dell’Arca del Gusto di Slow Food. Foto di Valerie Ganio Vecchiolino

Emblematica, da questo punto di vista, lassenza di richiami allagroecologia, definita da Francesco Sottile, membro del Comitato esecutivo di Slow Food Italia: lunica pratica agricola che può rigenerare la terra e lambiente circostante.

Ed ecco che proprio in questa giornata, Slow Food presenta il documento di posizione intitolato proprio “Se la biodiversità vive, vive il pianeta“. Parlare di biodiversità, infatti, significa parlare di vita: non soltanto delluomo, ma di tutte le specie animali e le varietà vegetali esistenti al mondo.

La biodiversità rafforza la produttività di un qualsiasi ecosistema (di un suolo agricolo, di una foresta, di un lago, e via dicendo).

E’ stato dimostrato che la perdita di biodiversità contribuisce allinsicurezza alimentare ed energetica, aumenta la vulnerabilità ai disastri naturali, come inondazioni o tempeste tropicali, diminuisce il livello della salute allinterno della società, riduce la disponibilità e la qualità delle risorse idriche e impoverisce le tradizioni culturali.

In questo sottile equilibrio, l’uomo può inserirsi non soltanto come disruttore, consumando e modificando tutto ciò che la natura offre; bensì come “rigeneratore”.

Applicando infatti questa pratica colturale ciò che si ottiene è il riciclo dei nutrienti.

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L’agroecologia è lapproccio che si oppone alle monocolture, riduce nettamente l’uso di prodotti chimici di sintesi, previene il compattamento dei suoli, puntando su tecniche e pratiche funzionali alla rigenerazione della loro fertilità, come la rotazione colturale e il sovescio, e alla conservazione delle risorse, a cominciare dallacqua e dagli impollinatori.

«La biodiversità è ovunque e proteggerla attraverso l’agroecologia è l’unica soluzione che abbiamo per preservare il pianeta. Questo è il messaggio che Slow Food porterà alla quindicesima riunione della Conferenza delle Parti della Convenzione sulla Diversità Biologica (COP 15) a ottobre, dove verrà adottato un nuovo Quadro Globale per la biodiversità post-2020», afferma la Segretaria generale della Fondazione Slow Food per la Biodiversità, Serena Milano.