La Generazione Z, spesso definita “sobria”, ha in realtà un rapporto complesso con l’alcol. Secondo l’indagine “On Premise User Survey (OPUS)” di CGA by NIQ, questa generazione è più aperta alle alternative No/Low alcol (21% vs 17% media globale), ma ha ridotto meno il consumo di alcol rispetto ad altre fasce d’età.

In Italia, solo il 24% dei Gen Z ha diminuito il consumo, mentre il 46% non ha cambiato abitudini.

La Gen Z frequenta assiduamente bar e locali: il 72% a livello globale e l’82% in Italia lo fa settimanalmente. Il “fuori casa” è centrale per la socialità e rappresenta il primo contatto con i brand alcolici. Inoltre, i giovani escono più tardi (19% vs 11% media globale) e prediligono locali notturni.

Essendo nativi digitali, i social media influenzano fortemente le loro scelte: 3 su 5 si ispirano a ciò che vedono online, e il 46% sceglie drink per la loro estetica (“instagrammabilità”).

Beatrice Francoli, Sales Account Development di CGA by NIQ

Ma cosa beve la Gen Z? In Italia, quasi 1 consumatore su 2 (46%) opta per i cocktail mentre la birra è la seconda opzione con il 37% delle preferenze, guidati più dall’immagine che dal prezzo. Il 51% è anche spinto dalla curiosità verso nuovi gusti e brand.

Dati che dunque delineano una realtà dalle molteplici sfumature e sfaccettature, confermando anche le tendenze che solitamente vengono associate a questa generazione, fra tutte lo zebra striping – ovvero l’alternanza di bevande alcoliche e non alcoliche nel corso della stessa serata.

In sintesi, la Gen Z non rifiuta l’alcol, ma ne fa un uso diverso: bilancia moderazione, socialità e attenzione all’estetica, ridefinendo il modo di vivere i locali e il bere.