La Commissione Beca (beating cancer) del Parlamento europeo si è espressa ieri sera in favore del report sul piano anticancro.

Un report redatto dagli europarlamentari e contestato da Unione italiana vini (Uiv) nei suoi assunti scientifici, che nel primo bimestre del prossimo anno dovrà essere ratificato in sede di sessione plenaria del Parlamento europeo.

“Il voto emerso – ha detto il segretario generale Uiv, Paolo Castelletti – conferma i timori della vigilia e pone in serio pericolo un’economia, una cultura e uno stile di vita fondamentali per l’Italia. Se il documento dovesse essere confermato anche nella sessione plenaria prevista tra un paio di mesi – ha proseguito Castelletti – l’indirizzo politico dato dal Parlamento si rivelerebbe disastroso per la competitività del vino europeo, con forti tagli in materia di promozione e marketing, oltre a un aumento della tassazione. 

Inutile ribadire ulteriormente l’iniquità di un documento che accomuna un prodotto simbolo della Dieta mediterranea con il binge drinking. Basterebbe verificare l’ultimo rapporto Eurostat per capire come i Paesi europei con il maggior consumo pro-capite di vino siano contemporaneamente in coda alle classifiche del bere compulsivo. Serve ora che le nostre istituzioni facciano quadrato in ogni sede assieme a quelle dei principali Paesi produttori del Vecchio Continente”.

Secondo l’istituto statistico Ue, infatti, Italia e Cipro in primis, ma anche Spagna, Grecia e Portogallo sono i winelover più assidui e allo stesso tempo i meno dediti a consumi pesanti di alcol, prerogativa questa riservata in particolare ai Paesi del Nord Europa.

Per Uiv e gli imprenditori europei del Comité vins, l’ipotesi del report che non esista un ‘livello sicuro di consumo’ si basa su un unico studio fuorviante e semplicistico. Non tiene conto, infatti, dei modelli di consumo e di altri fattori legati allo stile di vita.

La convinzione di Uiv è che il rischio di cancro non possa essere valutato in maniera isolata ma nel contesto del modello culturale, alimentare, delle quantità del bere e dello stile di vita.

Rimane il paradosso di come da un lato l’Unione europea sostenga il settore del vino con gli strumenti della Politica agricola comune, dall’altro manifesti l’intenzione di reprimerne lo sviluppo e la competitività su scala globale mettendo in discussione l’impianto degli aiuti legati alla promozione.

La viticoltura è diffusa in tutta l’Unione Europea e conta più di 3,2 milioni di ettari vitati e 2,5 milioni di aziende vitivinicole, le quali impiegano una forza lavoro molto ampia, con circa 3 milioni di posti di lavoro diretti a cui si aggiungono quelli indiretti.

L’Italia, che detiene il 20% del vigneto europeo, è il primo produttore ed esportatore mondiale di vino in volume di un settore che offre un enorme contributo socioeconomico in favore delle aree rurali fragili del Paese. La bilancia commerciale con l’estero si chiuderà quest’anno con un saldo attivo di oltre 6,5 miliardi di euro per un comparto che rappresenta uno dei principali brand del made in Italy.