Dove anche Maometto si è convertito al vino
Discover the wines of Ningxia. Scritta che campeggiava sopra il mega stand dei vini cinesi al Vinexpo 2017 appena conclusosi.
Già, i vini cinesi dei quali si parla poco in Italia come se fossero bestemmie.
Ne rimasi attratto nell’edizione 2015 quando partecipai al lancio in Europa dello Sparkling Chandon, lo “champagne cinese” prodotto a seguito di una joint-vencture con il gruppo LVMH (Moët-Hennessy) proprio nel Ningxia. A proposito dello spumante Chandon. Pochi ancora si sono accorti che sponsorizza, da due anni, la Formula 1 al posto del conosciutissimo Cordon Rouge della MUM. Un caso?.
La Regione Autonoma dello Ningxia si trova sotto la Mongolia interna in una zona montuosa attraversata dal grande Fiume Giallo, l’Huang He. Le uniche risorse, fino a qualche decennio fa, erano l’agricoltura, la coltivazione del cotone, l’allevamento in particolare degli ovini.
Clima continentale e microclimi parcellari ne hanno fatto un’area particolarmente adatta alla viticoltura.
Adocchiata da tempo dai Top Brand francesi, oggi rappresenta la regione dove si producono eccellenze vinicole. E quando parlo di eccellenze mi riferisco a bottiglie che superano i 90/100 di punteggio.
I vitigni sono i classici internazionali a partire dai rossi Cabernet, Merlot, Syrah, Pinot Noir per finire ai bianchi Chardonnay, Sauvignon Blanc, Riesling (particolarmente nelle valli montuose ai piedi del massiccio dei monti Helan), Petit Manseng e Viognier.
Noi italiani abbiamo, da sempre, sottovalutato questo fenomeno pensando alla Cina come paese da “vinocolonizzare” con l’esportazione. Ancor oggi si pensa solo al ritorno economico limitandoci ad organizzare manifestazioni, fiere senza valutare la loro potenzialità intellettiva. Nel frattempo i cinesi si sono posti l’obiettivo di attrarre più di 60 produttori stranieri, in larghissima parte francesi, che hanno portato al seguito il proprio know-how mettendolo al loro servizio.
Stanno affinando le proprie conoscenze nelle migliori scuole enologiche di Bordeaux e contemporaneamente i governi locali partecipano alla crescita con incentivazioni e sgravi fiscali.
Insomma: fanno sul serio.
Il loro ragionamento è molto semplice. Iniziare con un progetto che porti il 10% della popolazione a consumare vino.
Ci rendiamo conto quanto risulta essere il 10% dei cinesi? “Soltanto” 200 milioni.
Oggi la Cina occupa il 5° posto tra i produttori mondiali di vino ed ha iniziato la conquista dei mercati esteri. La partecipazione in massa, da due edizioni consecutive, al Vinexpo di Bordeaux ne è la prova.
Ritorniamo a Bordeaux, al Vinexpo, alla Regione del Ningxia, ai suoi vitigni, ai suoi vini eccellenti. Tramite il Press Desk ho avuto l’assistenza di una hostess francese, Sophie, figlia di cinesi residenti a Bordeaux. Laureata in lingue orientali mi ha assistito nella visita ai vari Château dagli occhi a mandorla. Sì perché in Cina, da tempo, le classificazioni sono le stesse che in Francia (Château, Domaine, Maison, AOC ecc…).
Il primo incontro è stato con la conoscenza dello Château Bacchus e il suo Cabernet Sauvignon 2014 (annata spettacolare nello Ningxia) giudicato con 89/100. Poi è stata la volta del Pushang con un Marcelan 2015 (88/100) e un Cabernet Sauvignon 2015 (92/100). Chateau Li’s con un ottimo Cabernet e un blend bordolese d’effetto (89/100). Infine il produttore Zhihui Yuanshi dell’omonimo Château. Ho abbozzato un‘intervista. Il suo inglese è risultato indecifrabile e la lingua Hui, diffusa nel Ningxia, difficile anche per Sophie.
Alla fine, tra sorrisi, inchini e foto sono riuscito a capire che lo Château Zhihui Yuanshi è un vero castello cinese con all’interno decorazioni realizzate da un artista del luogo, che nel suo paese è chiamato Stone Winery e che l’azienda adesso è condotta dalla figlia giovanissima Yuan Yuan che ha terminato gli studi da poco in Francia.
I suoi vini? Eccellenti. Ho assaggiato un chardonnay 2015 (89/100), un perfetto taglio bordolese Cabernet Sauvignon – Cabernet Franc – Merlot 2012 (90/100) e un Cabernet Sauvigno in purezza 2013 (93/100).
E pensare che il Ningxia insieme al Xinjiang sono regioni a maggioranza di fede islamica. Ma in questa terra magica dove le aquile si librano in cielo, dove sono aperte più di 700 moschee, dove presso la grande moschea di Tongxin le masse di fedeli Hui si riuniscono in devozione ( un po’ come alla Mecca), si coltivano vitigni su 65 mila ettari. Anche Maometto si è convertito al vino.
Urano Cupisti