Solitamente ai fiumi si attribuisce il nome della sorgente più lontana, nome che mantiene fino alla foce. Da questo punto di vista l’unico dubbio sarebbe se chiamare Negrone o Tànaro il corso d’acqua che va dal Carnino (Alpi Liguri) all’Adriatico. La verità è che il torrente Negrone incontra le acque di un altro torrente il Tanarello e da quel punto d’incontro ambedue abdicano ai loro nomi dando vita al Tànaro.

Poi sovvertire quanto imparato alla Scuola Elementare quando mi insegnarono che il fiume più lungo d’Italia è il Po che nasce dal Monviso e, prima di entrare in Lombardia, riceve alla sua destra le acque del Tànaro e non il contrario, è tutto da dimostrare.

Mappa del Tànaro

Ma non è di questo che voglio parlare. Bensì di quell’aspetto che lo rendono uno dei fiumi italiani che sanno di Vino.

Lungo 276 chilometri interamente percorsi in territorio piemontese con una portata di 123 m³/s e un bacino idrografico di 8 175 km².

Quest’ultimo dato, importantissimo, legato a quell’idro-clima che condiziona vaste aree vinicole tra le più famose del Nord Italia e non solo.

Barolo, Barbaresco, Acqui, Astigiano posizionate sulla sua destra e Roero-Monferrato posizionate sulla sua sinistra. È di questo che stiamo parlando.

Roero

Il percorso di vino del Tànaro

Da sud verso nord, DOC e DOCG interessate:

Alta Langa ovest, zona dove troviamo il meglio della spumantistica piemontese ottenuta da Pinot Nero e Chardonnay;

Dolcetto delle Langhe Monregalesi, uno dei tanti Dolcetti che troviamo nel sud del Piemonte;

Barolo. Il solo nome incute un certo rispetto. Uno dei vini che rappresenta al meglio nel mondo il nostro patrimonio enologico. Luogo dove il vitigno Nebbiolo ha trovato la sua culla ideale;

Barolo

Dolcetto di Dogliani, altro dolcetto che risente dei benefici del fiume;

Verduno Pelaverga, pochi ettari dove troviamo un vitigno raro, il pelaverga;

Dolcetto d’Alba, altra area dove il vitigno dolcetto si esprime ad ottimi livelli;

Barbaresco, l’elegante nebbiolo che esprime personalità a seconda della localizzazione. Anche questo vino è rappresentativo del nostro patrimonio enologico;

Dolcetto d’Asti, altro dolcetto diverso dagli altri;

Colli Astriani, piccola zona semi-sconosciuta legata all’astigiano;

Tinella, circoscritta al territorio del comune di Castiglione Tinella.

Barbaresco

Ed infine le vaste aree viticole sulla sponda sinistra rappresentate dal Monferrato e Roero.

Due parole su quest’ultima area: Roero. Nebbiolo in prevalenza ma anche il bianco Arneis. Entrambi pura espressione e specchio del territorio.

Il fiume arrivato ad Alessandria inizia il suo placido percorso nella campagna non più come fiume di vino ma distribuendo il suo idro-clima a colture diverse per poi concludere il suo lungo viaggio riversando le proprie acque nel Po.

Urano Cupisti