Finita la festa, gabbatu lu santu? Non sarà così. Per tanti anni, terminato il Vinitaly, promesse a fiumi mai mantenute. Viabilità, telefonia e connessioni, ubriachi a non finire e “operatori furbetti” che, già dalle prime ore del Mercoledì, ultimo giorno di Fiera, smontano lo stand e… via, insensibili verso chi ha pagato profumatamente il biglietto d’ingresso (€ 80,00)!

Da due anni, devo dire, che qualcosa è cambiato e molto sta cambiando. Le connessioni sono migliorate, gli ubriachi sono stati diluiti tra la Fiera e le vie della città, gli operatori furbetti hanno posticipato alle prime ore del pomeriggio la “fuga”. Ancora nota dolente la viabilità e gli accessi ai parcheggi.

Tasting (FotoEnnevi)

Maurizio Danese, presidente di Verona Fiere e Federico Sboarina, Sindaco di Verona, hanno promesso interventi sostanziali su nuove aree di sosta, gallerie mercatali e un “Central Park”, tra la Stazione ferroviaria e la Fiera. Elementi innovativi che dovrebbero incidere sulla Manifestazione edizione 2019.

Felice di registrare queste innovazioni che ricadranno positivamente nel contesto generale mi chiedo: ”lo studio viario per raggiungere le aree di sosta e uscirne in tempi accettabili? Aree all’esterno della città collegate con servizio navetta decente e non all’indiana non sono pensabili?” Auspicabili certamente.

Pazienza, ci vuole pazienza. Del resto “Il Vinitaly racconta la passione del vino. E, ne sono certo, adesso ci sono nuove generazioni che lo faranno per altri 50 anni”. Parola di Maurizio Danese. Vale a dire: ”largo ai giovani, ci penseranno loro”.

Le eccellenze

Veniamo a quelle che ho registrato come “pillole di eccellenza” per l’edizione 2018.

Sicuramente in testa ai sondaggi nel pubblico degli appassionati è stato Vinitaly and the City.

Vinitaly and the City (FotoEnnevi)

Verona si è aperta ed ha accolto migliaia di eno-appassionati in una invasione che ha reso la tranquilla città scaligera compartecipe della Grande Festa del Vino.

Vino, musica e arte uniti in scenari fantastici. La Fiera e la Città: un tutt’uno.

Circa 40.000 appassionati coinvolti nelle iniziative fuori dal quartiere fieristico in modo da controllare meglio le presenze dei visitatori nei padiglioni espositivi. Non solo. Diminuendo in parte gli appassionati ne hanno beneficiato gli incontri con i buyer in questa edizione.

Volti nuovi, qualificati, selezionati, invitati da Veronafiere attraverso la propria rete presente in tutto il mondo. 1.000 nuovi professionisti che hanno partecipato alle iniziative dei Consorzi e ai grandi tasting come La magia delle vigne vecchie presentate dalle Donne del Vino, 30 anni di Amarone a Vinitaly dell’Azienda Masi, il confronto dei territori di Bolgheri e Pessac-Léognan (Bordeaux), i Cinque Terroirs del Barolo e Barbaresco raccontati dalle Cantine Ceretto e i 15 vini provenienti dal Mondo curati dell’enologo Riccardo Cotarella. Senza dimenticare i numerosi tasting effettuati da molte aziende che hanno di fatto occupato le agende degli addetti ai lavori.

In extrema ratio: Quartiere fieristico dedicato al business e Vinitaly and the City ai wine lovers.

Attenzione però a non estremizzare. Il rapporto produttore e consumatore è da salvaguardare. Lo ha dimostrato il successo di presenze fuori da ogni previsione delle aree FIVI, Vi.Vit e dei Consorzi delle Strade del Vino.

Quest’ultime veicolo, trade-union del turismo vitivinicolo che svolge un ruolo importantissimo nella quotidianità delle aziende.

Chiudo questa personale riflessione registrando, ahimè, una verità tutta italiana e ricordata dal Presidente Maurizio Danese all’apertura della Edizione 2018: ”Per il vino italiano ci sono molte opportunità inesplorate. Se vogliamo cogliere queste occasioni e diversificare realmente i mercati, è necessario essere presenti come sistema Italia e non con individualità”.

Urano Cupisti