Seguo la Vernaccia di San Gimignano ormai da anni con una discreta continuità, da buon appassionato di bianchi importanti. La Vernaccia dei miei anni ’60 del secolo scorso era rappresentata da due etichette: Pietrafitta e Cusona di Guicciardini Strozzi, secondo le recensioni del Catalogo Bolaffi dei Vini d’Italia del grande Gino Veronelli.

Nel 1968 parlava di Pietrafitta della Contessa Alba Balbi-Valier come «un vino giallo pallido, gioioso e lunare, lucido, bouquet fine, di grande eleganza, sentore di “pierre-à-fusil”, secco ma senza asprezza, ricco anzi e tutto giocato in nuances tra cui ha particolare rilievo la “pierre-à-fusil” con stoffa elegante che si sofferma e compiace, ha razza».

Erano i primi passi della “mineralità”. Per Guicciardini Strozzi (che citava come Principe Strozzi e Conte Guicciardini) parlava di «un vino dal colore giallo paglierino netto, brillante, con bouquet grasso , aromatico, “disarmonico”(!) con molta eleganza. Sapore asciutto, aromatico (così come la stoffa che si stringe improvvisa, svuota la bocca e la stupisce), nerbo pieno e terragno, notevole carattere». Questa descrizione poetica è sempre stata presente negli anni seguenti, tutte le volte che ho assaggiato i bianchi di San Gimignano, anche quando questo vino della vernaccia avevano solo più il ricordo.

Devo ammettere che oggi le corrispondenze rispetto all’archetipo si sono cominciate a farsi vive di nuovo e i vini si fanno sempre più convincenti e territoriali. La Vernaccia non è un vitigno aromatico come il Sauvignon Blanc o il Riesling, ma neppure come uno Chardonnay o un Pinot Bianco, e la caratterizzazione olfattiva è sempre indirizzata su sentori austeri e amarognoli che ricordano da vicino la mandorla.

Anteprima Vernaccia di San Gimignano

Il clima caldo della Toscana centrale non contribuisce certo a conferire grandi freschezze acide e spesso l’equilibrio si gioca sulla sapidità, fortunatamente quasi sempre presente. Si tratta di un vino da abbinare al cibo a tutto tondo, con abbinamenti anche ricercati, come quelli con le carni, con il tartufo e con i formaggi, un settore da esplorare con maggior convinzione e che ricorda la ricerca parallela che riguarda i rossi con il pescato.

Veniamo all’Anteprima 2020

Le annate presentate si muovono perfettamente in questo ambiente. La 2019 ha una raffinatezza di alto livello e, ancorché immatura in molti esemplari, lascia intravedere un’evoluzione promettente, la 2018 è meno omogenea ma con molti vini ben riusciti. Pioggia copiosa tra febbraio e marzo, poi fenomeni temporaleschi nei mesi estivi, hanno preteso dai produttori un grande lavoro e corrette scelte vendemmiali, e chi ha lavorato bene ha ottenuto un prodotto molto valido.

La 2017 è stata più difficile per un bianco come la Vernaccia a causa della gelata primaverile e dalla siccità estiva con temperature elevate. Ci sono vini a volte troppo carichi, ma non mancano delle bellissime interpretazioni di assoluto pregio.

Personalmente ho sempre molte perplessità sull’uso del legno e sulle contaminazioni da vitigni “facilitatori”. Non riesco ad amarli, ma il mercato internazionale ha le sue esigenze. Trovo invece molto interessanti alcuni esempi di fermentazioni in inox con successiva permanenza sulle fecce nobili e batonnage. A quando la presentazione di qualche Vernaccia in anfora o addirittura “orange” , tipologia di grandissima moda ora negli States?

Vediamo qualche dettaglio.

Anteprima Vernaccia di San Gimignano 2020

Over the top

IL COLOMBAIO DI SANTA CHIARA

È sempre uno dei migliori assaggi della denominazione. Si potrà dire che occhieggia un tantino ad uno stile più ecumenico, ma la precisione, la freschezza e l’intensità degli aromi, la struttura, lo slancio acido e soprattutto sapido, il finale sono tutte caratteristiche adeguate ad un vino di grande razza e, nonostante si tratti di un bianco, destinato ad un buon invecchiamento. L’Albereta Riserva 2017 è eccellente a dispetto dell’annata.

MONTENIDOLI

Se il Colombaio è per tutti, Montenidoli è per chi predilige il territorio sopra ogni altra cosa e ne apprezza il vino anche nelle sue spigolosità caratteriali. È una delle Vernacce che non mi stanco di bere e che non mi delude mai. Trovo sempre tra i vini dell’azienda quello che è pienamente centrato nell’annata. Il Fiore 2018 è di una fragranza inebriante e il Carato 2016 ricorda il rovere solo nel nome, mentre in bocca ha un frutto fresco sapido teso con piacevole allungo nel finale.

LA LASTRA

Coup de cœur, direbbero i francesi, per l’azienda condotta da Renato Spanu e Nadia Betti. Sentori vegetali e agrumati caratterizzano la 2019 solida e piena con finale lungo, ma è la Riserva 2018 a colpire per i profumi di erbe aromatiche, limetta e pietra focaia poi per il palato scattante e dinamico di bella struttura, ma con un’eleganza da manuale. Un grande bianco moderno ma fortemente legato alla tipologia.

A volte ritornano

E speriamo che non se ne vadano più. Mi riferisco ai due “storici” nomi citati da Veronelli: Guicciardini Strozzi e Pietrafitta.

GUICCIARDINI STROZZI è sempre stato una garanzia per la denominazione, anche se per alcuni anni, tra fine vecchio e inizio nuovo millennio, si è limitato a svolgere il compito in maniera corretta e accettabile, ma senza voli stratosferici e con carattere piuttosto timoroso e dimesso.

Negli ultimi tempi, invece, si sono avuti segnali di risveglio e il Titolato Strozzi di questo 2019 lo dimostra: è un vino dalla piacevolezza infinita, dai bei profumi freschi di fiori di zagara biancospino e limone, con un palato sapido e teso, ma con il frutto sempre in primo piano. Caratteri che si ripetono anche nella Riserva 2017, nonostante l’annata calda.

PIETRAFITTA con La Costa 2017 torna a livelli accettabili, mentre con la Vernaccia 2019 e il Borghetto 2018 esce dall’anonimato e si ricorda di avere a disposizione un terroir eccezionale. Speriamo che si voglia perseverare.

Anteprima Vernaccia di San Gimignano 2020

Le sicurezze

Ci sono aziende che cominciano a costituire un nucleo solido per la vitivinicoltura sangimignanese con risultati costanti e di assoluta aderenza al territorio. Ogni tanto ritorna in evidenza un utilizzo del rovere un po’ invasivo, ma questo è un giudizio del tutto personale dal momento che il mercato globale e molti amici e colleghi apprezzano molto questo stile.

 CESANI

Bella prestazione del Sanice 2017 che ha profumi caldi e maturi di susina goccia d’oro, fico d’india, miele e pasta di mandorle. Bocca grassa e piena con bella progressione e prospettiva di ulteriore miglioramento. Ottimi anche il Clamys 2018 con il suo bel floreale e note di timo e di diospero, e la Vernaccia 2019 per le sue note saline e vegetali, sapida e calda.

IL PALAGIONE

Il vulcanico Giorgio Comotti è partito con idee molto chiare. Uso del legno con il contagocce, mentre la predilezione è per l’acciaio con tanto di contatto con le fecce nobili e batonnage in tino, fino a giungere al Lei, macerata sulle bucce per un mese, dal colore paglierino dorato, profumi di frutta cotta e erbe officinali, sapida e saporita.

Ottima la 2019 Hydra dai profumi molto articolati di frutta gialla, pesca e diospero, issopo e polpa piena e fruttata. Bene anche la Lyra 2017, ma la Riserva Ori 2018 è il vino dell’azienda che più mi ha colpito. Grande espansione di frutto al naso, erbe aromatiche, agrumi, pietra focaia e una nota amarognola di caffè. Sapido e teso ha materia saporita, elegantemente vigorosa e vibrante.

CASA ALLE VACCHE

Molto buono il Crocus 2017 floreale, salmastro con frutto di pesca tabacchiera, sapido e pieno, e molto bene anche per la 2019 I Macchioni, floreale e speziato.

Il vecchio che torna nuovo

TENUTA MONTAGNANI

Biologico e soprattutto sostenibile, il vino di Montagnani colpisce per il suo bouquet floreale, il biancospino, il frutto giallo maturo. Sia il Frammenti che l’Assola 2018 hanno un palato sapido, marino, articolato e lungo.

PODERI ARCANGELO

Sandra Mora ha bellissimi vigneti nella zona nord che guarda Certaldo, ha passione per la sua Vernaccia e voglia di sperimentare che la ha portata a produrre un’anfora che presto assaggeremo con grande curiosità. Intanto sia il Terra del Lago che il Primo Angelo spiccano per i profumi intensi e maturi di frutto giallo, pesca albicocca e agrumi e un palato solido e sapido con lungo finale.

SANDRA MORA, PODERI ARCANGELO

Altri assaggi molto convincenti sono stati quelli di CAPPELLA SANT’ANDREA con il Clara Stella 2019, di FATTORIA SAN DONATO con il Benedetta 2017, della FATTORIA FUGNANO E BOMBERETO con gli agrumati Da Fugnano 2019 e Donna Gina 2018, di MORMORAIA con il Suavis 2019.

TENUTA LE CALCINAIE

Simone Santini è uno dei volti nuovi di San Gimignano. Ottima la sua Vernaccia 2019 fresca fragrante e sapida e accattivante la Riserva Vigna ai Sassi 2017 con intensi profumi di acacia, frutto pieno e grande tensione gustativa.

Colui che dette la svolta

Un discorso a parte merita PANIZZI. Negli anni ’90 del secolo scorso la Vernaccia di San Gimignano attraversava un momento non proprio felice. Elisabetta Fagiuoli lavorava alacremente per un rinnovamento nei solchi della tradizione, mentre l’altra figura impegnata nella rinascita della denominazione, l’ingegner Panizzi, seguiva una strada diametralmente opposta: sistemi di allevamento particolari come la lira, utilizzo del rovere francese e della barrique, ma soprattutto ingresso di vitigni internazionali come il Sauvignon blanc nella composizione del vino.

Fu subito un insieme di risultati sensazionali che rianimarono l’immagine della Vernaccia di San Gimignano, in un terreno che era globalmente pronto per le incursioni alla Parker con i vitigni internazionali e il gusto di legno pronunciato. Cosa resta oggi, dopo la scomparsa dell’ingegnere e del ripensamento sull’utilizzo del rovere a livello internazionale?

Panizzi Vigna Santa Margherita

PANIZZI costituisce sempre una sicurezza nel panorama della Vernaccia di San Gimignano. La Vernaccia 2019 è accattivante con i suoi profumi di fiori ed erbe aromatiche, il palato carnoso e sapido di bella freschezza.

Il Vigna Santa Margherita 2018 è altrettanto affascinante per le sue note vegetali e minerali attutite da una certa cremosità, per il frutto integro al palato e la grande lunghezza.

La Riserva 2016 è cremosa e rotonda, sicuramente molto piacevole per chi predilige un rovere molto presente. Ecco qui: la svolta del secolo scorso ha raggiunto il suo scopo, ha fatto il suo corso e oggi i vini sono rientrati parzialmente in un binario territoriale.

Si avvertono ancora alcune interferenze “internazionali” e aromi vanigliati, ma i vini sono sicuramente tra i migliori della denominazione e in grado di rappresentarla ovunque.

POST SCRIPTUM GOURMET: per il mio gusto personale, la Vernaccia di San Gimignano resta uno dei più grandi vini da tartufo nel panorama internazionale, in grado di competere con rossi famosi. La Toscana è terra tartufigena e San Gimignano è al centro delle zone di produzione. Non ho visto, negli ultimi tempi, una grande convinzione nel promuovere questo aspetto.

Paolo Valdastri