L’annuale kermesse enogastronomica di Enologica nei padiglioni della fiera di Faenza ci ha consentito anche quest’anno di tastare il polso della viticoltura regionale. Ecco qualche etichetta per godere al meglio della produzione, spesso fin troppo generosa, dei vigneti di Romagna e dell’Emilia. Due regioni in una, con peculiarità molto diverse; negli usi, nei costumi ed in viticoltura con vitigni e pratiche enologiche quasi sempre agli antipodi.

La Romagna, terra di sangiovese ed albana  (passita).

Si respira aria nuova sulle coline di Faenza e Forlì. Messe da parte, in molti casi, estrazioni e maturazioni all’eccesso, il sangiovese romagnolo si muove con passo sicuro in due direzione precise. Da una parte “il rosso di beva”: facile, fresco, di frutto, ispirato alla tradizione locale di non andar sul leggero quando si parla di rese per ettaro, aiutati da cloni che spesso accumunano (per dimensioni) i grappoli del vitigno a palloni da calcio. Dall’altra una viticoltura vocata: sulle prime pendici collinari, con terreni d’argilla e calcare, vigne d’età matura gestite con massima attenzione e decisa limitazione nella produzione a ceppo. Sono il frutto di quest’ultimo indirizzo le migliori bottiglie della regione, in grado di reggere il confronto con i cugini più blasonati al di la degli Appennini.

  1. 1) Sangiovese di Romagna Sup. Riserva Pethra Honorii 2009 – Tenuta La Viola

La sorpresa della giornata. Un sangiovese in purezza capace, complice anche l’annata, di coniugare struttura ed eleganza, freschezza e calore. Finale di bocca sapido ed articolato

  1. 2) Sangiovese di Romagna Riserva Predappio di Predappio Vigna del Generale 2009 – Fattoria Casetto dei Mandorli

Naso ampio, piccante di frutto nero, con richiami dolci e sentori terrosi di buona integrazione.  Tannini fitti e ben disposti,  acidità rinfrescante e gran bella lunghezza.

  1. 3) Sangiovese di Romagna Sup. Riserva Thea 2009 – Tre Monti

Colore pieno, carico. Naso opulento, caldo e con tracce di legno. Bocca che punta sul volume ma non disprezza una chiusura elegante e per niente affaticata.

  1. 4) Sangiovese di Romagna Riserva Redinioce 2009 – Balia di Zola

Sangiovese di “contaminazione” toscana con un legno piccolo evidente ma in via di digestione. Elegante e fragrante, è rosso di assoluta nobiltà e ottima finezza tannica.

  1. 5) Sangiovese di Romagna Sup. Il Moro 2008 – Tenuta di Villa Trentola

Pieno e strutturato; sconta nell’annata un eccesso di muscoli ben compensata però, come si conviene ad un sangiovese d’altura e da terre vocate, in sapidità e mineralità.

Voglia di “bio” (con l’Albana)

  1. 1) Ravenna Bianco Rigogolo 2009 – Andrea Bragagni

Al colore sembra una birra Pilsner appena spillata. Il naso già cattura, giocato su note dolci di sidro di mele e zolfo. Il palato è ricco e di insospettato equilibrio.

Per chiudere in dolcezza:

  1. 1) Albana di Romagna Passito Riserva 2008 – Gallegati

Dolcezza a profusione per un passito ammaliante nelle sue note di miele e frutta secca. Denso e ricco regala una persistenza infinita. Buono il contrasto acido.

 

Lungo la Via Emilia, un ritorno al passato: Lambrusco ancestrale e Pignoletto sui lieviti.

L’Emilia delle cooperative e dei milioni di bottiglie nasconde nelle sue viscere un’agguerrita schiera di piccoli produttori autori di vini di particolare interesse anche se di nicchia. Bottiglie non “per tutti”, nei numeri e per le loro caratteristiche organolettiche. Vini spumanti e frizzanti, a base di lambrusco e pignoletto in primis, che bypassano il processo di rifermentazione (col metodo ancestrale) e talvolta anche di sboccatura (con i lieviti a marcare, con la loro opalescenza, il vino). Un modo “antico” per dar piena voce alla terra emiliana ed alle sue tanto vituperate uve.

  1. 1) Lambrusco di Sorbara Radice – Ancestrale (versione sui lieviti) 2011 – Paltrinieri G.

Velato nel colore, ha naso mascolino di forte carattere. Un tripudio di sapori acidi in bocca con i lieviti che regalano una particolare densità nel centro del palato.

  1. 2) Colli Bolognesi Pignoletto fermo Vigna del Grotto 2010 – Orsi Vigneto San Vito

Riscatta la prova di molti imbarazzanti “frizzantini” questo pignoletto fermo, di inusitata complessità al naso. Sferzate acide sorreggono un palato vigoroso ma mai stancante.

  1. 3) Spumante metodo classico Rosé del Cristo 2009 – Cavicchioli e Figli

Gioca sulla finezza questa bollicina dai numeri importanti. Leggermente ammiccante al gusto, cela dietro una falsa “semplicità” un allungo finale di tutto rispetto.

  1. 4) Lambrusco Grasparossa secco 2011 – La Battagliola

Definirlo Lambrusco è forse riduttivo. Denso nel colore, non è banale al naso dove il frutto nero vira verso sensazioni quasi salmastre. Nervoso e combattivo in bocca.

  1. 5) Lambrusco di Modena spumante 2010 – Cantina della Volta

Bollicina non certo “da aperitivo” ma da piatto importante, di non immediata e semplice lettura specie se confrontata a suoi pari denominazione. Poche smancerie ed una gran forza sapida tra le gengive.

 

Daniele Bartolozzi