Incastonata ai margini nord-occidentali dell’Italia, la Valle d’Aosta è un piccolo gioiello della viticoltura non solo italiana.

Il paesaggio austero delle Alpi e i ripidi pendii su cui cresce la vite in maniera estrema, ne fanno uno dei patrimoni dell’umanità di rara bellezza da preservare con  estrema attenzione.

Scriveva Bertolt BrechtBeati i popoli che non hanno bisogno di eroi”.In questa regione così aspra, i campagnards (viticoltori locali) non sono eroi occasionali, svolgono da sempre questo ruolo, di stagione in stagione, di giorno in giorno, di vendemmia in vendemmia, allevando a 1200 m s.l.m. i vigneti più alti d’Europa con pendenze che  arrivano vicine al 100%.

Le zone vitate sono generalmente frammentate in una miriade di parcelle, appezzamenti letteralmente strappati alla roccia, articolati tra pendenze, terrazzi e muretti a secco che fanno da contenimento.

Qui il terreno morenico insieme ad un clima scandito da forti escursioni termiche tra il giorno e la notte, si riflettono sulle caratteristiche dei vini valdostani, in particolare sui bianchi, arricchendoli di profumi ed eleganza.

Vitigno Prié blanc

Parlando dei bianchi, l’unico vitigno autoctono valdostano a bacca bianca è il Prié Blanc, chiamato anche Blanc de Morgex, come la denominazione che lo rappresenta.

Coltivato a pergola bassa per godere del calore restituito dal terreno, resiste benissimo alle rigide temperature invernali. Qui la fillossera non si sviluppa ed è per questo che troviamo ancora impianti a piede franco.

Ha grappolo piccolo e acini con buccia sottile; vinificato in purezza dà un vino con riflessi verdolini, fragrante e tagliente al sorso con sentori di agrumi e fiori di sambuco. Per la sua vibrante acidità ha buone potenzialità per la spumantizzazione.

Il Petit Arvine, originario della regione del Vallese in Svizzera, introdotto nella regione nel 1970 da Joseph Vaudan direttore dell’Institut Agricole Régional di Aosta, rappresenta la seconda uva a bacca bianca coltivata in regione.

Vitigno Petite-Arvine

Varietà ricca di alcol e acidità, sfrutta queste caratteristiche per dare vini di alta qualità, ricchi di profumi di fiori di primavera, erbe montane e camomilla.

Altra delizia è il Moscato Bianco chiamato alla francese “muscat petit grain”. Sicuramente non ha origini autoctone. Come tutti i moscati, ha una genesi greca, portato in Italia come gli altri all’epoca delle Crociate.

In Val d’Aosta è l’unico vitigno aromatico a rientrare nella denominazione territoriale di Chambave dove è prodotto sia nella tradizionale versione “flétri” o passita sia in una elegantissima e raffinata versione secca che, dopo un passaggio di molti mesi in botte grande, esprime sentori di menta ed eucalipto, buccia di bergamotto e rosmarino, donando al palato un lunghissimo finale di frutta matura.

Un vitigno autoctono molto originale è il Premetta o Primetta, a bacca grigia che troviamo soprattutto nella zona  di Aymavilles, Chambave e Saint-Denise.

Dalla vinificazione in purezza otteniamo vini di colore rosa naturale con tonalità aranciate, profumi intensi e speziati, al sorso lievemente tannici, adatti a un abbinamento con il tipico lardo di Arnad, unico ad aver ottenuto il riconoscimento Dop in Europa.

Ma in Valle d’Aosta non si producono solo vini bianchi.  Riserva stuzzicanti sorprese sia nel mondo dei rossi sia in quello dei vini dolci con i particolarissimi “icewine”.

Tutto questo al prossimo rendez-vous. Chapeau!

Elisa Paolini