“Un evento assimilabile a pagine di un catalogo vivo, stimolate dalla condivisione, dall’interscambio e per questo sempre nuove”

Qualcuno ha scritto: “La Versilia sempre più capitale del vino d’eccellenza”. Ed è così. Ci sono i numeri che lo testimoniano.

Si è conclusa da pochi giorni la 5° edizione di Terre d’Italia, svoltasi come ormai da consuetudine nel bellissimo e moderno contesto dell’UNA Hotel Versilia di Lido di Camaiore.

Arrivata a seguito dei migliori auspici preventivati registrando la presenza di oltre 1.000 visitatori (non sono pochi vista la coincidenza con alcuni eventi sportivi di particolare importanza), oltre 600 operatori del settore e la partecipazione di 80 aziende vinicole provenienti da tutta Italia. Aziende selezionate tra candidature e interessamenti di partecipazione sempre più numerosi.

Sei anni sono trascorsi, eravamo nel novembre del 2012, da quando incontrai Fernando Pardini, patron della Manifestazione, a Merano durante il Merano Wine Festival. Era a “caccia” di aziende eccellenti da portare nella primavera successiva in Versilia per dar seguito, allargare, estendere l’idea ormai consolidata circoscritta ai “grandi vini della Toscana”. Mi parlò di questo progetto che doveva rimanere un segreto e come tutti i segreti dopo un giorno divenne di fatto la “notizia”.

“Cerco di mettere insieme aziende dai nomi antisonanti, griffe storiche e vignaioli di nicchia per esaltare l’espressività, l’originalità e la dignità territoriale dei vini del nostro paese”

C’è riuscito? La partecipazione registrata durante questi due giorni ha confermato “l’idea di regalare una fotografia non scontata del nostro Paese dove piccoli artigiani del vino sono capaci di raccontare, insieme ad etichette storiche, territori unici”.

Noi di Corriere del Vino abbiamo pensato di selezionare realtà vitivinicole capaci di esprimere stili di produzioni e rispondere alla qualifica di Vini d’Autore. Di seguito la nostra particolare “scelta”, la nostra “top ten”, limitata a 10 produttori, selezionata sulla base delle differenze di terroir, delle filosofie interpretative delle quali racconteremo in seguito, con articoli mirati, la loro scuola di pensiero e la particolarità degli assaggi;

Abrigo Giovanni, Diano d’Alba (Cn) con i Dolcetti di Diano e il rosso “Langhe Favorita”;

Aia Vecchia, Castagneto Carducci (Li) con i suoi Bolgheri diversi e quel Vermentino le cui uve provengono da una vigna maremmana;

Barone de Cles, Mezzolombardo (Tn) con i magnifici Teroldego della piana Rotaliana;

Castello di Neive, Neive (Cn) l’importanza delle sue barbere, dei barbaresco e di quel Albarossa ritrovata;

Gioia del Sole, Ripa Teatina (Ch) a rappresentare l’Abruzzo delle eccellenti piccole realtà;

Montemercurio, Montepulciano (Si) con i suoi Nobili e quel Vin Santo del 1990, blasfemo;

Mora & Memo, Serdiana (Ca) a rappresentare la Sardegna dei vini “sinceri”;

Tenuta Scuotto, Lapio (Av), uno dei tavoli più gettonati con il OI Nì da raccontare in meditazione;

Traerte-Vadiaperti, Montefredane (Av), vini da intenditori, veramente d’autore;

Travaglini Giancarlo, Gattinara (Vc), con il Sogno che ci ha fatto sognare.

“Un evento assimilabile a pagine di un catalogo vivo, stimolate dalla condivisione e dall’interscambio e per questo sempre nuove (Fernando Pardini)”.

Urano Cupisti