Dai vigneti di Quarto, comune dei Campi Flegrei, fino alla profondità del mare partenopeo di fronte a Castel dell’Ovo. Questo il viaggio di alcune migliaia di bottiglie che la famiglia Carputo ha deciso di dedicare ai propri trent’anni di lavoro, facendole riposare 12 mesi, cullate dalle onde del mare.
Underwater Wines
Una pratica che continua a diffondersi nel mondo del vino italiano, quella di affinare o “cantinare” i vini a profondità che variano tra 40 e 50 metri sia in mare, sia in alcuni laghi, anche di montagna.
L’affinamento dei vini nelle profondità marine porta, indubbiamente, una evoluzione particolare al vino per le condizioni uniche offerte dall’ambiente naturale.

Pressione e movimento delle acque che letteralmente cullano le bottiglie. Originale inoltre, al momento del ripescaggio, il formarsi sulle bottiglie di incrostazioni marine come piccole conchiglie, ramificazioni di corallo, che trasformano il vetro in uno scrigno affascinante. Nel caso dei due vini di Carputo, trascorreranno dodici mesi per fondere il fascino del mare con la tradizione enologica campana.
Una scelta enologica cui si unisce un valore etico
Le bottiglie sono state trasportate partendo da Molo San Vincenzo accompagnate dalle autorità ed ospiti, tra i quali il sindaco di Quarto e rappresentanti del comune di Napoli, saliti a bordo della Motovela della Legalità e della Memoria, con il suo equipaggio fatto di giovani e studenti di archeologia subacquea, ambasciatori di giustizia e cultura nei porti del Mediterraneo.

Una volontà, quella della famiglia Carputo, di unire alla passione per il proprio lavoro, l’attenzione e la partecipazione sociale e civile sul territorio. Durante il periodo di permanenza della bottiglie sul fondale, saranno infatti i ragazzi dell’Istituto Penale Minorile di Nisida, che hanno conseguito il brevetto da sub, a realizzare le riprese subacquee. Un gesto concreto che si pone l’obiettivo di connettere simbolicamente il tema della legalità con la promozione del patrimonio vinicolo.
L’azienda oggi
Creata nel 1994 da Francesco Carputo, letteralmente ispirato e poi convinto dalle parole del caro amico enologo Amodio Pesce. In quell’anno infatti vennero riconosciute le denominazioni “Falanghina dei Campi Flegrei” e “Piedirosso dei Campi Flegrei” o “Per’e Palummo” nel musicale dialetto locale. Così Pesce stimolò la passione vinicola di Franco a tal punto da vendemmiare la prima volta già l’anno successivo, il 1995.
Oggi i figli affiancano il padre nel portare avanti una realtà vinicola che ha dato valore vero al terirrorio, sia per qualità della produzione, che per attivismo imprenditoriale.
In amministrazione e gestione ci sono Milena e Maria, Valentina segue il marketing e la comunicazione e Raffaele guida la produzione con il supporto dell’enologo Antonio Pesce, figlio di Amodio, oggi scomparso.

Certificata bio dal 2000, l’azienda Carputo produce Falanghina dei Campi Flegrei e Piedirosso dei Campi Flegrei declinati in differenti versioni, inclusa una bollicina metodo classico molto interessante.
Proprio quest’ultima Falanghina Metodo Classico insieme ad un Rosso Riserva, riposa per un anno sul fondo del Golfo di Napoli. A fine 2025 potremo degustare e capire quanto il mare sia effettivamente un elemento di arricchimento.
Quello di Napoli poi…
Andrea Radic