Nuovo corso austriaco per l’azienda di Bolgheri Tenuta Argentiera.

Venerdì 30 agosto 2019 si è svolto l’anniversario 2.0 di Tenuta Argentiera, ovvero i 20 anni di storia dell’azienda, anniversario che coincide con quello dei 25 anni della DOC Bolgheri.

La Tenuta Argentiera, un tempo Tenuta di Donoratico dei Conti Serristori, è nata proprio all’inizio del nuovo millennio per opera della famiglia fiorentina dei Fratini, proprietari della Fingen. Furono piantati i primi ettari di vigna, destinati a superare i 75 ha, su suoli molto eterogenei che spaziano da zone argillose con galestro e scisti, alle sabbie di Poggio ai Ginepri,  a zone più calcaree e sassose.

ARGENTIERA 2.0 VISTA GIORNO (PHEnricoLanari)

Siamo all’estremo sud del territorio DOC e del comune di Castagneto, in collina, su una dorsale che si affaccia sul mare di Baratti e dell’Elba e che prosegue verso la zona mineraria calcarea di San Carlo. Non per niente Argentiera prende il suo nome dalle miniere d’argento di epoca etrusca.

Il nuovo corso

Dal 2016 si ha un cambiamento nell’assetto societario. Stanislaus Turnauer, imprenditore austriaco proprietario di Constantia Industries, entra in società con un pacchetto di maggioranza. Federico Zileri dal Verme diventa Amministratore Delegato e ritorna a Bolgheri, come General Manager, dopo un’esperienza chiantigiana, Leonardo Raspini che tanto aveva contribuito a far grande il nome di Ornellaia. Il nuovo team trova un sistema di vigneti in perfetto equilibrio con l’ambiente, perfettamente in grado di rappresentare la complessità dello stile di Bolgheri.

ARGENTIERA 2.0 LEONARDO RASPINI (PHEnricoLanari)

Quando si parla di concetto di “terroir” dobbiamo ricordarci che la intraducibile parola francese comprende una serie di fattori, suolo, clima, vigna, disposizione, ma anche quello che forse è uno dei più importanti, ovvero l’uomo, inteso come coltivatore, vinificatore e consumatore con tutto il complesso delle sue conoscenze e scelte operative.

Faccio questa premessa perché, mai come in questo caso, in una degustazione di sole tre annate si ripercorre la storia recente della vinificazione bolgherese, che molti punti di contatto ha con quella bordolese e californiana.

ARGENTIERA 2.0 FEDERICO ZILERI (PHEnricoLanari)

Si percepisce l’evoluzione della tecnica e del gusto, dal periodo dei vini Parkerizzati, con estrazioni importanti e intervento massiccio del rovere, al periodo delle estati torride e dell’innalzamento delle temperature, alla fase attuale nella quale si cerca di ritornare ad un equilibrio più ragionevole e a vini più eleganti e meno massicci.

Si percepisce, ma occorre prestare molta attenzione, perché Argentiera ha sempre lavorato cercando di esaltare il territorio, più che ammiccare ai mercati internazionali con vini muscolari.

Tenuta Argentiera, Bolgheri

Come è successo per molte altre aziende di Bolgheri, all’inizio ci si affida ad un winemaker di provata esperienza, in questo caso a Stéphane Derenoncourt, cresciuto al fianco di Nicolas Thienpont allo Château Pavie-Macquin e grande sostenitore della biodinamica.

Con l’ingresso della famiglia Turnauer si torna, invece, all’autoctono con il giovane e promettente Nicolò Carrara.

E i vini?

Nel nuovo corso, c’è anche un cambiamento d’indirizzo nella gamma dei vini. I monovarietali, il merlot Giorgio Bartholomaeus, il cabernet sauvignon Opheliah Maria  e il cabernet franc Lavinia Maria, sembrano destinati ad andare in pensione, a dispetto della grande popolarità e del forte gradimento di cui gode proprio il franc di Bolgheri.

Per questo motivo, durante la cena  è stata presentata la “Sorpresa 2012”, un blend tra le migliori di queste uve, ma con assemblaggio ancora sperimentale.

La degustazione

Il focus era comunque centrato sulle tre annate di Argentiera DOC Bolgheri Superiore:

ARGENTIERA 2004 Cabernet Sauvignon 40%, Merlot 40%, Cabernet Franc 20%

Colore ancora integro rubino carico con bordo che accenna appena al granata. Il profumo è dominato da note speziate, cioccolato e tabacco da sigaro, sentori terrosi su un frutto nero ancora presente, ma il rovere è ancora il principale protagonista.

Al palato è pastoso, corpo pieno ma con freschezza e un tannino vigoroso conducono a un finale lungo con forti ricordi di liquirizia. Annata fresca ma con assenza di piogge estive e ritardo marcato di maturazione. Ma oltre a questo il vino fa pensare a macerazioni prolungate e ad un uso molto deciso del legno e delle sue tostature. Un bolgherese con sfumature più californiane che bordolesi.

ARGENTIERA 2010 Cabernet Sauvignon 45%, Merlot 45%, Cabernet Franc 10%

Colore rubino cupo ancora giovane. Al naso si apre con profumi intensi di spezie fini e frutto nero, bacca di caffè tostato, cacao amaro, mirtillo e prugna. In bocca entra con morbidezza di calore alcolico subito contrastato da buona acidità. Poi si distende sul frutto accompagnato da tannini dolci e maturi.

TENUTA ARGENTIERA.I vini

Il rovere è ben dosato e accompagna un frutto pieno ma mai impegnativo e affaticante. Il finale è lungo e cioccolatoso. In questo periodo ci si comincia a rendere conto dei cambiamenti climatici, e soprattutto di fenomeni inconsueti come il ritardo della maturazione che è in contrasto con un luglio e un inizio agosto torridi, mitigati solo da qualche pioggia tardiva a fine agosto.

Di conseguenza macerazioni e uso del legno si fanno molto più attenti anche se lo stile resta sempre più vicino alla California che a Bordeaux.

ARGENTIERA 2016 Cabernet Sauvignon 50%, Merlot 40%, Cabernet Franc 10%

Prima della vendemmia, le grandi e secche calure estive, protrattesi fino a settembre, avevano destato dei dubbi sulle potenzialità dell’annata. A conti fatti la 2016 sta riservando grandi sorprese in tutta la Toscana e non solo, ma a Bolgheri i risultati rasentano la perfezione e sarà interessante seguire lo sviluppo appaiato di 2015 e 2016.

Probabilmente alla distanza la 2015 potrebbe allungare il passo, ma al momento sorseggiare una 2016 è un godimento assoluto, l’equilibrio e l’armonia fatti vino.

ARGENTIERA 2.0 Paolo Valdastri con Alessandro Grassi (PHEnricoLanari)

I profumi sono molto intensi e per ora centrati sulle note tostate del rovere, spezie fini come pepe e cardamomo nero, cioccolato amaro dal quale emerge il frutto di ribes, mora, prugna californiana. In bocca ha uno sviluppo perfetto in larghezza e profondità, si ripete la timbrica fruttata e speziata esaltata dalla freschezza e da un tannino dolcissimo e vellutato. Tutte le componenti sono armonizzate alla perfezione e trascinano verso un finale di grande lunghezza. L’invito al riassaggio è continuo.

Lo stile si colloca nel preciso baricentro tra Bordeaux e California, con un accento di grande modernità e attenzione sia alla complessità che all’eleganza e alla piacevolezza. Accade oggi di incontrare vini con uno stile esattamente contrario a quello di inizio millennio, i cosiddetti “parkerizzati”.

Oggi c’è la tendenza a demonizzare la barrique e l’eccessiva concentrazione. Il problema è che si assaggiano spesso vini scarichi, leggeri, presunti eleganti, ma in pratica vuoti e magri, vini a base di vitigni bordolesi che imitano i borgognoni senza averne le caratteristiche più importanti, oppure ruvidi e spigolosi per troppa mancanza di legno.

Argentiera 2016 dimostra un equilibrio ideale, aiutato magari dall’annata, ma paradigmatico per quello che riguarda tutte le fasi della vinificazione.

“SORPRESA” 2012. Ovviamente il nome non è definitivo, come non lo è il vino. Come abbiamo detto, i monovarietali non sono più al centro dell’attenzione dell’azienda e il risultato è un blend di quelle che dovrebbero essere le migliori uve dell’azienda. Personalmente non disdegnerei di rivedere un giorno il Lavinia Maria, con quel Cabernet Franc che a Bolgheri ha trovato la sua zona di elezione e che in questo vino sperimentale gioca un ruolo importante.

I profumi richiedono tempo prima di aprirsi, poi è proprio la nota floreale e fruttata dolce del franc a farsi avanti e a precedere il frutto nero di prugna e mirtillo con un fondo di liquirizia e spezie. In bocca ha una bella tensione acida che lo rende fresco, anche se la progressione non è ancora continua e lascia scoperto il timbro tostato del rovere.

Un vino che richiede un ulteriore lavoro di messa a punto, ma che lascia intravedere una grande potenzialità nel ruolo di super-Argentiera.

ARGENTIERA 2.0. (PHEnricoLanari)

Il menu

A questo punto è d’obbligo spendere una parola per la cena che ha concluso la serata. Sotto l’attenta supervisione della Pana Ideas, cucina e servizio sono stati curati dallo staff di Papaveri e Mare, il nuovo regno del sanminiatese Paolo Fiaschi sul mare di San Vincenzo, coadiuvato da  Fabrizio Marino ai fornelli e Teseo Geri al vino.

Risotto con emulsione di zucchine, fiori di zucca, semi tostati e pecorino Paglione, Lasagna con ragù bianco di coniglio ed erbe di campo, Faraona ripiena con contorno di fagiolini e la sua demi-glace, Cannolo con mousse di ricotta in glassa di cannolo siciliano, pistacchi sabbiati, arance secche con coulis di pesche gialle.

Piatti perfettamente e seguiti e serviti e focalizzati su ingredienti in grado di esaltare tutta la sequenza dei grandi vini presentati.

Paolo Valdastri

 

TENUTA ARGENTIERA

Via Aurelia 412/A, Località I Pianali

57022 DONORATICO LI

Tour&Tasting: 0565 774581

enoteca@argentiera.eu

https://www.argentiera.eu/it