… e diremmo: a dispetto dei benpensanti.
Chi ha dimestichezza con il mondo del vino italiano, conosce bene la polemica da cortile sui vini di Bolgheri. “Costano troppo, sono sopravvalutati, è tutta moda” oppure “è immorale far pagare questi prezzi al consumatore”.
Io ho sempre sostenuto che fino a quando un vino di Bolgheri non raggiungerà le quotazioni di un Romanée-Conti, c’è sempre un margine di miglioramento da perseguire. Un Pétrus o un Mouton-Rothschild sicuramente se lo potranno permettere in pochi. E allora? Il mercato li ha messi al bando? Non mi sembra proprio.

A voler essere cattivi, c’è da chiedersi semmai se sia più famoso il territorio o i singoli brand azienda o etichetta. Infatti né Masseto né Messorio rivendicano la DOC, anche se il disciplinare lo permetterebbe. Una ammissione tacita e non dichiarata che il marketing privilegia il brand e considera del tutto marginale il territorio.
Comunque sia, nel frattempo godiamoci i risultati fino ad ora raggiunti e rallegriamoci per i benefici economici che questo fenomeno comporta e che non vanno a favore delle sole aziende di produzione, ma a tutto l’indotto, grazie al turismo del vino, al marketing territoriale, ai commerci fiorenti, alle strutture accoglienti, tutte azioni portate avanti fin dagli anni ’90 del secolo scorso.
I vini di Bolgheri continuano ad essere apprezzati dal mercato internazionale e riscuotono continui riconoscimenti, come i giudizi che verranno pubblicati sul numero del 30 settembre prossimo di Wine Spectator.
Bruce Sanderson è il responsabile delle degustazioni e questi sono i suoi giudizi relativi ad alcuni vini bolgheresi per questa edizione autunnale.
Categioria “Collectibles”
97 punti al Masseto 2016, valutato 795$ sul mercato USA. Dice Bruce Sanderson: “Uno stile vistoso che presenta sapori concentrati ma succosi di mirtillo, prugna, violetta, cedro e ferro, avvolto in sentori vanigliati e tostati del rovere. Acidità vibrante e raffinata, con tannini densi che fanno da supporto a un finale di grande lunghezza. Da bere tra il 2022 e il 2045”.
Ovvero: un vino da grandi collezionisti, destinato a entrare nelle classifiche delle aste internazionali, con possibilità di rivalutare il proprio valore commerciale, degno di far parte delle grandi cantine di ristoranti stellati o di grandi magnati della finanza internazionale.
96 punti a Ornellaia 2016, valutato 260$. “Ribes nero, prugna, cedro, grafite, con elementi speziati e tostati mettono in evidenza questo intenso rosso.” Prosegue Sanderson: “Tannini muscolari mettono in riga il lungo finale , che lascia un’impressione pepata. Le componenti sono tutte lì, ma hanno bisogno di tempo per integrarsi. Da bere tra il 2023 e il 2043”.

Categoria “Highly recommended”
97 punti al Messorio 2015 de Le Macchiole, valutato 235$. “ Seducente, anche se colpisce come un forte pugno. Ribes nero, mora, cedro, ferro, caffè e vaniglia si dipanano nella costruzione di un lungo finale. Tutte le componenti sono al giusto posto. Da bere tra il 2022 e il 2043”
I bolgheresi sono in ottima compagnia. Tra gli italiani troviamo il Percarlo 2015 di San Giusto a Rentennano con 95 punti e con grande gioia degli amanti del Sangiovese, poi il Barolo Falletto Vigna Le Rocche 2015 di Bruno Giacosa (96 punti).
E sicuramente non è finita qui.
Paolo Valdastri