Castel del Piano. L'ingresso

“Situato nella Valle del Torrente Taverone, in un ambiente ricco di natura e di storia, il piccolo Castello dei Malaspina in cui ha sede l’azienda Castel del Piano è un frammento della Lunigiana medievale, che ci è pervenuto con tutta l’atmosfera del suo glorioso passato.

Costruito nell’antichità a scopo di difesa delle coltivazioni agricole, fu poi trasformato in residenza nel sedicesimo secolo. Dopo anni di abbandono rivive una nuova giovinezza e mantiene ancora la sua funzione di salvaguardia del territorio e dell’agricoltura”.

La premessa è d’obbligo. Sabina e Andrea Ghigliazzi lo sanno tanto da ripeterla a tutti i visitatori di Castel del Piano.

Anche perché “l’ambiente ricco di natura e di storia” è stato il leitmotiv della scelta di abbandonare tutto, oltrepassare il Passo del Lagastrello, scendere nella valle del Taverone e fermarsi sul Piano di fronte al borgo antico di Licciana Nardi. Una di quelle scelte da “oggi cambio vita”.

Sabina la castellana, Andrea il vignaiolo e l’azienda a conduzione familiare ha preso vita.

Castel del Piano. Insieme a Sabina e Andrea

Altro racconto che a Sabina ed Andrea sta a cuore sono i vitigni autoctoni, gli studi fatti sulla loro genetica, la caparbietà di salvarne diversi e con essi le tradizioni di vinificazione da sempre presenti in queste valli.

Vermentino nero, pollera, marinello, groppello, durella, albarola, uslina, lugliesa, bracciola, barsaglina, caloria, luagda, pinzamosca, verdella, varano bianco. Tanto da citarne alcuni.

Poi la consapevolezza che le esigenze dei gusti stavano cambiando e che i terreni ciottolosi da letto di fiume erano in grado di accogliere e dare linfa ai vitigni internazionali come Pinot Nero, Cabernet Sauvignon, Merlot, Chardonnay e Sauvignon Blanc.

Tornare a Castel del Piano era giocoforza un obbligo per rilevare questi cambiamenti e la svolta verso l’agricoltura biologica (certificata) e biodinamica. Quest’ultima ancora in corso.

Castel del Piano. La vigna

LA COLTIVAZIONE

“Oggi manteniamo la biodiversità: il vigneto è costituito da otto varietà di uve con inerbimento spontaneo, circondato da siepi di arbusti nativi, ulivi, bosco e castagneto. Ma la cosa più importante è il suolo: la resistenza alle malattie e la qualità dell’uva dipendono dalle interazioni tra le radici e la vita biologica del terreno.

La vitalità del suolo viene mantenuta e incrementata con l’utilizzo del nostro compost, mentre non vengono utilizzati né fertilizzanti né  alcun prodotto chimico di sintesi. Lavoriamo tutto il giorno nel vigneto e vogliamo che sia un ambiente sano e naturale, per questo coltiviamo secondo il metodo biologico e biodinamico”. Tutt’altro Castel del Piano da quella (ormai) visita effettuata nel 2015.

L’AMBIENTE

“Anticamente il Fiume Taverone era sicuramente molto impetuoso, a giudicare da quello che è rimasto del suo letto: un profondo deposito di sassi, limo e minerali. Ora il Torrente si è scavato una valle profonda più di trenta metri, incidendo la roccia e isolando così un piccolo altopiano.

Sul bordo di questo “gradino” naturale si trova il nostro vigneto di circa 2,5 ettari. La vicinanza del fiume e l’orientamento della valle in direzione del mare creano un microclima particolare: giorni molto caldi e luminosi e notti fredde e asciutte caratterizzano il periodo di maturazione delle uve”. Sabina e Andrea sono come il torrente Taverone quando si sciolgono le nevi dell’Appennino Tosco-Romagnolo alle loro spalle.

VINO NATURALE

“Da un’uva sana ed espressiva, ottenuta da un buon lavoro in vigna, ottenere un ottimo vino è un fatto lineare. L’importante è accompagnare la fermentazione spontanea con molta cura ed attenzione. Non usare correttivi o additivi nè procedimenti invasivi in cantina significa rispettare la vitalità della materia e le sue caratteristiche. Il vino deve essere lo specchio del territorio dove viene prodotto, modulato nelle sue sfumature dall’andamento delle stagioni. Solo il vino naturale è così. Per questo non aggiungiamo lieviti nè altri prodotti enologici, solo piccole quantità di solfiti”.

Andrea conosce il mio pensiero sui vini biologici, biodinamici e i cosiddetti naturali. Andrea sa che appartengo al libero pensiero più volte espresso dal grande Luigi Veronelli: ”il vino prima di tutto deve essere buono”. Andrea sa che il dibattito sul termine “naturale” è aperto e rimarrà aperto per molto tempo perché è innaturale pronunciarlo. Porta confusione e non avrà mai un vero e proprio disciplinare come il biologico e il biodinamico che non rinnegano il sacrosanto principio che “il vino è opera dell’uomo”.

Castel del Piano. I rossi

Ma i vini di Castel del Piano come li ho trovati a distanza di cinque anni?

– Durlindana 2019. Pollera vinificata in bianco. La Pollera della Lunigiana è un’uva rossa non troppo convinta di esserlo, quindi per assecondare questo suo carattere la vinifichiamo in bianco o in rosato. Breve macerazione e fermentazione in acciaio per mantenerne la freschezza e la tipicità. Grande mineralità e sapidità abbinate a profumi freschi e floreali. Un vino fresco e nitido focalizzato su una chiarezza fruttata, leggero in apparenza. Ottimo, voto 88/100

– Mottagna 2017. Pinot Grigio, Chardonnay e Durella della Lunigiana. Vino che beneficia dell’esposizione delle vigne e il profilo nasale fruttato se ne avvantaggia. Maturo e goloso. Ottimo voto 88/100

– Pian Piano 2015. Chardonnay, Pinot Grigio, Durella.…come dire che nel fare il vino non si deve avere fretta. Esce dalla cantina dopo un anno sui lieviti e un lungo affinamento in bottiglia. La Durella Gentile è un vitigno dotato di una freschezza naturale: i suoi profumi di erbe aromatiche si sposano con la frutta e i fiori di Pinot Grigio e Chardonnay in un complesso aromatico raffinato. La conferma che si tratta di un vino a suo modo elegante, dal tono pacato e dal palato reattivo.  Ottimo, voto 88/100

– Melampo 2016. Pinot Nero. Un nome che richiama la mitologia greca e le favole nostrane. Pinot nero in purezza. Il microclima della Valle del Taverone. Escursioni termiche giornaliere di più di 20 gradi. Elegante e balsamico. Sfoggia un frutto fragrante. Al palato tensione e contrasto aromatico. Finale sapido. Il piacere è garantito già da ora.  Eccellente, voto 90/100

Castel del Piano. I bianchi e i rosati

Infine ho assaggiato:

– Luna Lie 2018 Vermentino Nero e Uva Merla (Canaiolo) Buono, voto 86/100

– Clarè 2018 Canaiolo Buono, voto 86/100

– Clarè 2019 Nuovo blend  Pinot Grigio e Pinot Nero. Ottimo 88/100

– Pin Piano 2016. Buono, voto 87/100

– Pepe Nero 2018. Vermentino Nero Ottimo voto 87/100

– Melampo 2013. Pinot Nero Ottimo, voto 88/100

– Sassomano 2014 Uva merla Ottimo, voto 88/100

– Merlot 2015 Merlot. Ottimo, voto 88/100

Gli appassionati più sensibili al fascino del biologico, biodinamico e “naturale” , nonché all’innata eleganza di alcuni vini saranno senz’altro colpiti da Sabina, Andrea e dalla loro dimora. Lo stile dei vini, alla luce delle recenti scelte, resta comunque ispirato alla grazia e tradizione: un carattere sospeso nel tempo. Chapeau!

Urano Cupisti

Assaggi effettuati il 18 giugno 2020

Castel del Piano Lunigiana

Via Piano, 10

Licciana Nardi (Ms)

Tel  0187 47 55 33

info@casteldelpianolunigiana.it

www.casteldelpianolunigiana.it