La civiltà dell’antica Grecia (dall’anno 1000 a.C. fino alla conquista Romana nel 146 a.C.) ha segnato in positivo, per la sua straordinaria ricchezza culturale, la storia dell’umanità sotto tutti i punti di vista. Tra ciò che i Greci ci hanno tramandato vi sono anche le loro tradizioni alimentari e la loro passione per il frutto della pigiatura dell’uva. Il vino per loro era qualcosa di più di una semplice bevanda, era una sentita liturgia sociale, ludica, artistica e religiosa che si riassumeva nella convivialità del “simposio”. Il termine stesso simposio deriva dalle parole greche “syn” = insieme e “pino” = bere. Molto spesso era un atto collettivo così importante che veniva praticato la sera subito dopo importanti cerimonie, matrimoni e banchetti. Il “nettare degli dei” dei Greci era molto diverso dal vino che conosciamo, ciò era dovuto soprattutto al clima molto caldo, alla vendemmia tardiva, alle diverse tecniche di vinificazione e di conservazione, all’uso di giare e poi di otri, all’aggiunta di infusi vari, frutta secca, erbe, per non parlare dei loro sistemi di chiarificazione. Tutto ciò rendeva il vino una bevanda molto densa, sciropposa, estremamente dolce e con un alto grado alcolico.

I Greci però conoscevano perfettamente la potenza del loro vino e ne deprecavano, l’abuso e l’ubriachezza. Per questo motivo usavano tagliarlo con abbondante acqua, a volte anche di mare (in estate vi aggiungevano il ghiaccio derivante dalla conservazione della neve), e accompagnarlo con stuzzichini vari dolci e salati, frutta, miele, formaggi e l’immancabile pane Greco che era alla base della loro alimentazione e che veniva prodotto in moltissime varianti.

Per gli antichi Greci la degustazione di vini, anche di alta qualità (per loro), come il Pramno, prodotto nell’isola di Icaria, fatta durante un simposio, era una delle espressioni più nobili della loro civiltà.

Il vino non solo bevanda, ma in alcuni casi anche medicamento, era un inno alla gioia di vivere, un piacere di cui non si poteva fare a meno: il vino gli antichi Greci lo chiamavano “OINOS”.

Proprio adottando questo nome, carico di fascino e di storia, è nata, nel mese di marzo 2012 è uscito il primo numero, una interessante rivista trimestrale che racconta dei legami dell’uomo alla terra, il mondo dei vignaioli, dell’olio, del turismo, e della cultura enogastronomica nazionale e internazionale : “OINOS – Vivere di Vino”.

Stampata, ad Arcidosso, in Provincia di Grosseto, dalla modernissima Casa Editrice  C&P Adver / Edizioni Effigi, proprietà di Mario Papalini, specializzata in comunicazione, grafica, web ed editoria.

Oinos ha come direttore responsabile il bravo ed esperto Andrea Cappelli, coadiuvato dai validi collaboratori, Rachele Ricco, capo redattore, Stefano Cherubini, direttore artistico, Paolo Rubei e Silvia Filoni per il progetto grafico e l’impaginazione, Alessandro Ercolani, redattore, Francesca Brogi, amministrazione e pubblicità, Mario Papalini si occupa del coordinamento editoriale.

Oltre a tutti loro la rivista da spazio a collaboratori, preparati ed esperti, con nomi del valore di Gianfranco Soldera, Paolo Baracchino, Carlo Bencini, Silvana Biasutti, Alessia Bruchi, Laura Censi, Pasquale Di Lena, Michele Dreassi, Massimo Lanza, Diego Mancuso, Gianluca Mazzella, Melissa Sinibaldi e Paolo Vagaggini.

Oinos è illustrata con le splendide immagini di un professionista come Bruno Bruchi, che nelle sue bellissime fotografie mette, oltre a tutta la sua perizia, anche tutta la sua grande passione per l’enogastronomia.

Il periodico si presenta molto bene con una veste grafica nuova, giovane, creativa ed elegante nel suo grande formato 24×33 cm., una foliazione media di 96 pagine, a colori, su una bellissima carta patinata, ed è perfettamente rilegato in brossura cucita.

Del “primo numero” ne sono state stampate 6.000 copie e in copertina c’è immortalato, proprio da Bruno Bruchi, Antonio Moretti un imprenditore di successo che è anche un importante viticoltore, titolare della Tenuta Sette Ponti, sulle colline di Arezzo, e della Tenuta Feudo Maccari a Noto in Provincia di Siracusa.

Mario Papalini in chiusura del suo editoriale, a pagina 4 del primo numero, ha scritto : ”Oinos è la dimora sensoriale e quotidiana dell’approccio all’esperienza dell’amor proprio, intesa come accoglienza molteplice delle produzioni agroalimentari, che si fa percorso di pura conoscenza e bellezza”.

Per gli antichi Greci “Oinos” era il vino, per noi oggi “OINOS – Vivere di Vino” è una nuova, bella e importante rivista di cultura enogastronomica, che non bisogna assolutamente perdere, e per questo è meglio abbonarsi seguendo le istruzioni che trovate sul sito, il link è indicato sotto.

Giorgio Dracopulos

www.oinosviveredivino.it

www.cpadver-effigi.com