Giornata dedicata ai una grande eccellenza vinicola italiana, quella al Westin Palace di Milano dove il Consorzio Chianti Classico si è presentato in grande stile, con il consueto supporto professionale e appassionato delle sommelier e dei sommelier di Ais (Associazione Italiana Sommelier).
Il presidente del Consorzio di Tutela Giovanni Manetti e l’enologo Carlo Ferrini hanno guidato una masterclass decisamente particolare. La degustazione era infatti ispirata al Progetto “2000”, nato alla fine degli anni Ottanta, una ricerca del Consorzio sui vitigni, sulla storia secolare e sulla difesa difesa del territorio e dei suoi confini.
Un progetto durato sedici anni che si poneva l’obiettivo di migliorare la gestione del vigneto, rinnovando la viticoltura e le tecniche di coltivazione e razionalizzando la produzione dei vini di qualità.
«Con quel progetto vennero piantati i cloni “2000” che hanno portato un forte miglioramento alla coltivazione – ha sottolineato Giovanni Manetti – Dopo il momento di svolta, avvenuto nel 1984 con l’arrivo della Docg e il cambio delle regole di produzione, una grande innovazione, ecco, nel 1987, la grande intuizione di far partire il progetto “Chianti 2000”. Una ricerca che mirasse a migliorare la qualità del Sangiovese, e potesse fare a meno dell’apporto dei vitigni internazionali».
Carlo Ferrini fu l’enologo a capo di quel progetto e così esordisce, trascorsi oltre trent’anni. «Oggi è come tornassimo indietro di moltissimi anni. Siamo negli anni ‘80 quando si vedevano molti enologi, ma pochi agronomi. Allora i problemi erano numerosi quanto i dubbi in vigna. Una serie di domande».

Un racconto appassionato e coinvolgente quello di Ferrini anche quando cita il presidente di quell’epoca «Lapo Mazzei fu meraviglioso nell’affrontare tutto ciò, consentendoci a compiere il lavoro di individuare, all’interno dei vigneti e con l’aiuto dei singoli produttori, 236 piante, per capire se potevano essere replicate nei vivai. Da quel numero vennero selezionati sette cloni di Sangiovese e uno di Colorino. Un lavoro fatto anche insieme ai ragazzi delle università di Firenze e poi di Pisa che portò, tra il 1999 e il 2003, ad inserire quei cloni nel registro nazionale delle varietà della vite con la sigla “Chianti Classico 2000” CCL 2000/1-8».
Un lavoro molto imperante quello che venne svolto grazie al progetto “Chianti Classico 2000”, una ricerca di cloni perfetti per portare avanti l’idea più elegante e ricca di Sangiovese. Se il Chianti Classico oggi è in crescente crescita qualitativa, il merito è anche di quanto fatto allora, nonostante a livello accademico, le selezioni clonali non vennero certo immediatamente condivise.
Carlo Ferrini ricorda molto bene e non si rifiuta di raccontarlo con malcelato orgoglio. «Con il mio fascicolo con i risultati delle nostre ricerche clonali, mi presentai ad una commissione di professori universitari e uno di loro, rifiutando le mie tesi, letteralmente lo lanciò lungo il tavolo. Ma non mi persi d’animo, andammo avanti e oggi possiamo degustare insieme undici vini realizzati con quei cloni “Chianti Classico 2000”».

La degustazione
1 Castell’in Villa Chianti Classico Riserva Poggio alle Rose 2010
Azienda importante del territorio di Castelnuovo Berardenga, ottimo esempio dell’annata, ancora dotato di freschezza e struttura.

2 Tenuta di Lilliano Chianti Classico Gran Selezione Tenuta di Lilliano 2015
Al naso intenso e profondo con note precise anche dopo dieci anni di invecchiamento, tuttora vigoroso, elegante e di bel frutto. Al sorso perfettamente bilanciato concreto, equilibrato in acidità e di lunghezza apprezzabile.
3 Fontodi Chianti Classico Gran Selezione Terrazze di San Leonino 2019
Giovinezza ed eleganza del panorama olfattivo, anche il sorso mantiene la medesima vivacità ed un fascino continuo nella lunghezza e nel carattere.

4 Principe Corsini Chianti Clasico Gran Selezione Zac 2020
Un sorso che si colloca nel momento perfetto dell’invecchiamento di questo vino che esprime con grande bellezza il territorio ed il vitigno. Al palato si presenta diritto, pulito e con una certa vellutata morbidezza.
5 Nittardi Chianti Classico Casanuova di Nittardi “Vigna Dorghessa” 2021
Ben fatto, senza picchi particolari, ma una espressione corretta e adeguata. Potrebbe dare emozioni maggiori.
6 Fattoria San Giusto a Rentennano Chianti Classico Riserva Le Baroncole 2021
Sarà quel tre per cento di uve Cannaiolo che l’azienda ha scelto di aggiungere al 97 per cento di Sangiovese, ma il panorama olfattivo lo restituisce immediatamente con una certa, piacevole morbidezza. Sorso di bell’equilibrio e grande potenzialità di invecchiamento.
7 Castello di Fonterutoli Chianti Classico Gran Selezione Badiola 2021
Bellissimo punto olfattivo, accogliente, pieno, aromatico, molto espressivo. Il sorso segue questa linea con una gioiosa freschezza e bevibilità.

8 Istine Chianti Classico Gran Selezione Vigna Casanova dell’Aia 2021
Un’espressione che potrebbe trovare maggior complessità o quantomeno più varia declinazione. Al palato non spicca per vigore, ma resta troppo fermo, poco vitale.
9 Antinori Chianti Classico Gran Selezione Villa Cigliano 2022
Eleganza e sobrietà, dello spettro olfattivo, intenso e armonico al tempo stesso. Nobiltà di un sorso di eccellente lunghezza, perfetto equilibrio e gran fascino.
10 Castello Vicchiomaggio Chianti Classico Gran Selezione Le Bolle 2022
Una bella 2022 di grande freschezza. Un approccio semplice, ma per nulla banale, con una piacevole punta di acidità. Anche la lunghezza è pregio di questo vino.
11 Riecine Chianti Classico Riecine 2023
Espressivo, realizzato con cura, ma molto semplice, forse troppo.
Andrea Radic




















