Si dice. Si dice che pinot nero e nebbiolo siano, se non fratelli, almeno cugini; che tra i vitigni italici l’unico che possa vantare quarti di nobiltà, riconosciuti da secoli al pinot nero, sia “il vitigno” piemontese per eccellenza; che sul piano dell’eleganza (e non ce ne voglia il sangiovese, il nerello e chi più ne ha ne metta) solo il nebbiolo può osare la contesa con quest’uva che domina indiscussa le vigne di Borgogna.

A tre anni dalla prima, e poi non più ripetuta, edizione è tornata, nel freddo del febbraio 2013, graziata dalla neve che di li a poco avrebbe reso pressoché impossibile il viaggio di molti, “Le Loro Maestà”. Un banco di degustazione che sposava vignerons di Langa (e non solo, visto l’emergere dei nebbioli del nord) a quelli borgognotti della Côte d’Or. Una serie di assaggi da far tremare i polsi, visti i nomi di molti mitiche cantine di non sempre “facile approccio, vuoi per i numeri risicati della loro produzione che per i prezzi d’affezione di molti loro cru. Senza classifiche di merito (sarebbe lesa maestà al pinot nero!) ecco alcuni degli assaggi che hanno lasciato il segno. In ordine di apparizione (alfabetico).

ARLAUD – Morey-St.-Denis Aux Cheseaux premier cru 2010

Pur in assenza del titolare di cattedra (un Clos-St.-Denis dell’azienda che solitamente mette in fila un buon numero dei suoi confratelli di celebrato grand cru), il Morey-Saint-Dnis della famiglia Arlaud si mostra integro nel frutto e con una bella verticalità sul palato. Una Domaine in costante progressione.

 

DOMAINE BONNEAU DU MARTRAY – Corton Grand cru 2009

Assaggi che lasciano i segno quelli del Corton di Jean-Charles Le Bault de la Moriniére. Azienda d’affezione per molti che nonostante due etichette solitamente a repertorio (un Corton – il pinot nero ed un Corton-Charlemagne – lo chardonnay) quasi mai sbaglia un colpo. Pure nel 2009: bersaglio pieno!

 

DOMAINE CHANDON DE BRIAILLES – Corton Grand cru  Les Bressandes 2009

In scioltezza ed eleganza il Corton dei Conti De Nicolay. Puro e di stampo tradizionale, pur di esuberante gioventù  non lascia dubbi sulla sua felice progressione nel tempo.

 

CHATEAU DE LA TOUR – Clos de Vougeot Vielles Vignes Grand cru 2008

Parte stessa del “mito Vougeot”, il castello, presenza scenica solitaria tra le vigne del Clos, ha oramai da anni recuperato il ruolo di “opinion label” quando si parla di questo grand cru. Merito del giovane Francois Labet che ha saputo, con umiltà, scegliere mani sapienti nel dar corpo al suo progetto.

 

DOMAINE DES COMTES LAFON – Volnay Santenots du Milieu premier cru 2005

Che sia un Mersault (ovvero lo chardonnay) od un Volnay (il pinot nero) il nome di Comtes Lafon, oggi sotto la guida al femminile di Dominique Lafon, è garanzia di qualità. Ricchezza, ampiezza e grande maestria nel cesellare un pinot nero in perfetto equilibrio tra tradizione e modernità. Chapeau!

 

DOMAINE JACK CONFURON-COTETIDOT – Vosne-Romanée Les Suchots Premier Cru 2009

La nuova generazione dei Confuron, Jean-Pierre ed Yves (entrambi enologi e consulenti di massima “caratura”), non ha spostato di una virgola l’intransigenza del padre Jean-Jacques nel curare in modo maniacale le vigne di famiglia. Profondo e sinuoso, il loro Vosne-Romanée ha fisico adatto per le lunghe percorrenze. Ma pur oggi: che gran bel bere!

 

DOMAINE DE COURCEL – Pommard Grand Clos des Epenots Premier cru 2009

Dal cuore del Pommard un pinot nero ricco e potente, ma senza eccessi. Al contrario un grande rosso che seduce per la grazia con la quale danza sul palato prima di incunearsi, profondo, nel finale di bocca. Emblematico per chi voglia capire il motivi della “Grandeur” della Borgogna enoica.

 

DOMAINE DES LAMBRAYS – Clos des Lambrays Grand cru 2008

Uno dei miti di Borgogna. Pur discusso, non sempre comprensibile, talvolta al di sotto delle aspettative, il fascino dei vini del Clos des Lambrays rimane però intatto. Non può dunque mancare nella serie di assaggi di borgogna di fascia altissima. Fosse solo per quel confine condiviso con l’altro mito, Clos de Tart.

 

DOMAINE LUIS REMY – CHANTAL REMY – Clos de la Roche

Un vino che strappa il sorriso quello della Domaine  Remy tanta è la bontà nel bicchiere. Un pizzico di fascino, tutto francese, lo aggiunge Chantal Remy, vera first lady dei vigneti di Borgogna.  Il tannino è seta, la beva è golosa. Verrebbe quasi voglia di uscire con la bottiglia, piena, sotto braccio!

 

Testo e note (spensierate) di degustazione

DANIELE BARTOLOZZI*

(coordinatore e collaboratore della guida Vini Buoni d’Italia – Touring Club per Liguria, Toscana, Umbria)