Illustrati i risultati del primo programma di monitoraggio nazionale
condotto a livello territoriale per la riduzione delle emissioni di gas serra

Si è svolto questa mattina a Erbusco, un Convegno dedicato alla presentazione dei risultati di un progetto unico nel suo genere a livello italiano, sulle possibilità di ridurre le emissioni di gas serra attraverso il primo programma di monitoraggio nazionale condotto a livello territoriale proprio in Franciacorta.

Ad aprire i lavori Maurizio Zanella, Presidente del Consorzio Franciacorta, ente capofila del progetto: “Dai dati emersi possiamo dire che la vitivinicoltura nel suo insieme contribuisce a ridurre l’impatto sull’ambiente provocato da numerose attività produttive, in termini di emissioni di gas serra. Attraverso questo progetto confermiamo la sensibilità e l’impegno da parte delle aziende vitivinicole franciacortine alla razionalizzazione dei processi produttivi, orientati alla sostenibilità ambientale ed economica, oltre all’attivazione di programmi di miglioramento che possano accrescere la credibilità e l’autorevolezza del sistema Franciacorta presso i consumatori”.

 

Seduti al tavolo dei relatori il gruppo di studio (SATA studio agronomico e D.I.S.A.A. – Università di Milano), che hanno ideato il modello di calcolo delle emissioni Ita.Ca® (Italian wine carbon calculator), e i ricercatori Andrea Pitacco dell’Università degli Studio di Padova e Angelo Cichelli dell’Università d’Annunzio Chieti-Pescara coordinati da un moderatore d’eccezione, il geologo e primo ricercatore CRN, Mario Tozzi.

 

Il primo intervento è stato di Leonardo Valenti del Dipartimento di Scienze Agrarie ed Ambientali, Università degli Studi di Milano, che ha illustrato metodi di approccio sostenibile alle tecniche vitivinicole con programmi di studio e di autovalutazione orientati ad aziende motivate, per interpretare i dati, comprendere e valutare i punti di forza o di debolezza in ogni fase della filiera, se essi sono di tipo organizzativo, tecnico, qualitativo, e qual è il livello d’impatto sull’ambiente, e da cui impostare un percorso di miglioramento di anno in anno.

 

L’attenzione si è poi concentrata sull’intervento di Marco Tonni (Centro Vitivinicolo Provinciale di Brescia – SATA) che ha presentato un progetto coordinato a livello provinciale, che coinvolge aziende di Franciacorta, sul tema della biodiversità e della sua valorizzazione.

 

Per quanto riguarda il tema centrale del convegno ha preso la parola Pierluigi Donna (SATA studio agronomico) per illustrare l’applicazione e i risultati ottenuti dal metodo Ita.Ca®, il primo calcolatore italiano di emissioni specifico per la filiera vitivinicola, condiviso a livello internazionale: “Il Consorzio Franciacorta è stato il primo e unico in Italia ad essere rappresentato da un monitoraggio delle emissioni di gas serra a livello territoriale  con una rappresentatività superiore a quanto realizzato anche in altri Paesi. L’analisi, infatti, ha preso in esame oltre venti realtà produttive, 1.500 ettari di superficie vitata, pari a circa il 60% di tutta la DOCG”.

 

In questa prima fase le aziende più rappresentative dei diversi modelli viticoli e imprenditoriali della Franciacorta si sono offerte spontaneamente per questo programma di autocontrollo. Obiettivo del programma Ita.Ca è quello di ottenere un “bilancio” che tenga conto anche dei valori di “sequestro”, ovvero l’effetto virtuoso della fotosintesi di un contesto viticolo che sottrae l’anidride carbonica dall’atmosfera per fissarla nella Sostanza Organica al suolo e nelle strutture legnose permanenti. Più carbonio viene bloccato permanentemente nel suolo sotto forma di sostanza organica (sequestrato), meno ne rimane in atmosfera sotto forma dei principali gas ad effetto serra.

 

 

 

 

Il lavoro degli agronomi SATA ha preso in esame anche la valutazione dei consumi idrici che, pur non avendo relazioni con le emissioni di gas a effetto serra (GHG), rappresentano un fondamento della sostenibilità. Un altro indice, a carattere parziale, è quello delle quantità di energia elettrica impiegata nel complesso per giungere a una bottiglia immessa al consumo. “Interessante sottolineare che le rilevazioni hanno evidenziato, per la Franciacorta, un apporto di energia da fotovoltaico pari al 7% del fabbisogno energetico complessivo, spiega Pierluigi Donna.

 

“Secondo le indagini effettuate – continua Pierluigi Donna – i modelli viticoli franciacortini possono immobilizzare almeno 15 tonnellate per ettaro di CO2 all’anno. Considerando la media delle emissioni è possibile stimare, per la. Franciacorta, un credito di quasi 12 tonnellate/ettaro per anno relativi alla sola attività di campo. In considerazione delle attività di cantina e dell’interazione con quelle della viticoltura, all’inizio del 2011 con le aziende e il Consorzio Franciacorta fissammo come obiettivo minimo raggiungibile nel primo quinquennio una riduzione di emissioni pari a 1200 tonnellate di CO2 equivalenti”.

“A oggi – conclude Pierluigi Donna – possiamo affermare che il territorio ha intrapreso un percorso virtuoso di attenzione e impegno testimoniati da un netto miglioramento del proprio bilancio globale, pari a un contenimento di emissione pari a quasi 3.000 tonnellate di CO2, sulle aziende monitorate, che salirebbero a oltre 5.000 proiettando il dato su tutta l’area franciacortina. Si tratterebbe del recupero stimabile dall’attività di un’area verde per oltre 300 ettari sulle aziende monitorate e fino a quasi 700 con la proiezione sull’intera DOCG”.

Andrea Pitacco dell’Università di Padova ha illustrato lo stato dell’arte nello studio dei sequestri nei suoi vitati, soprattutto se inerbiti, dimostrando come la vite, in quanto coltura agraria permanente, ha un ruolo significativo nella sottrazione di CO2 dall’atmosfera, finora riconosciuto solo a boschi e foreste.

 

Infine, Angelo Cichelli dell’Università d’Annunzio Chieti-Pescara ha rimarcato come la necessità di ridurre le emissioni di GHG sia diventata una prerogativa condivisa anche dalla commissione OIV (Organizzazione Internazionale della Vite e del Vino), nella quale SATA è presente per convocazione del MIPAAF (Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari, Forestali), che si riunisce periodicamente per concordare metodi di indagine comuni ai diversi Paesi.