Presentato il 2° rapporto sulla filiera vitivinicola. Come conquistare i consumatori italiani.

Territorio, sostenibilità, naturalità, export, prezzo, sistema: sono concetti che riflettono l’essenza di un distretto – quello del vino – impegnato a preservare e valorizzare il patrimonio produttivo nostrano.

A fotografarli è la seconda edizione della ricerca dedicata alla filiera vitivinicola condotta dal Gruppo 24 ORE con le sue riviste Bargiornale, Gdoweek, Mark Up, Ristoranti Imprese del Gusto e VigneVini in collaborazione con l’esperta in tendenze alimentari e sociali Marilena Colussi, l’istituto di ricerche  Doxa-Marketing Advice ed il panel HQ24 (high Quality Panel) del Gruppo 24 ORE, che anche quest’anno ha puntato ad analizzare i fattori cruciali del vino, in un contesto in cui professioni, ruoli e competenze sono sempre più interconnessi.

 

Per raggiungere questi obiettivi la ricerca è stata condotta coinvolgendo da un lato i consumatori (sono state realizzate due indagini, una condotta da Doxa-Marketing Advice su un campione di 500 uomini e donne 18-64enni ed una su un campione di 2.340 persone selezionato dal Panel High Quality Gruppo 24 ORE), dall’altro i professionisti dell’intera filiera del mondo del vino (300 professionisti).

 

Dai dati emerge chiaramente come la passione degli italiani per il vino vada coltivata: rispetto a qualche anno fa, infatti, si assiste ad una drastica riduzione dei consumi di vino (sceso a circa 37 litri annui pro-capite, ma metà rispetto agli inizi degli anni ’80), ma anche ad una notevole diversificazione delle scelte in termini di modi e luoghi di consumo – è cresciuto l’apprezzamento verso locali e ristoranti in cui si può bere vino al calice (giudicati con favore dal 71,1 e dal 76,2% dei due campioni) – e di canali utilizzati per l’acquisto – è ulteriormente cresciuto l’acquisto nella Gdo (canale utilizzato dal 72,4% del campione consumatori negli ultimi 6 mesi), ma sono stati riscoperti anche gli acquisti diretti (il 28,8% ha acquistato direttamente dal produttore o presso una cantina/spaccio) ed è in aumento l’acquisto via internet (14%). Ciò che non è mutato è il valore assegnato al vino, che rimane molto elevato, con un forte accento sulla passione: la maggioranza degli intervistati (il 57 ed il 55% dei due campioni), infatti, ha dato voti molto alti (tra l’8 ed il 10) alla propria passione per il vino. Anche la ricerca della qualità nel vino appare imprescindibile per il consumatore, che la lega al concetto di naturalità e sicurezza-salubrità ma anche di bevibilità.

 

Un approfondimento sul tema dei valori del vino è stato fatto durante il convegno per la presentazione del Rapporto, tenutosi stamani presso la sede del Gruppo 24 ORE.

Nel corso della tavola rotonda “I valori del vino visti dalla filiera”, moderata da Rossella De Stefano, Caporedattore area Horeca, Business Media, si sono confrontati Ettore Nicoletto, Ceo Gruppo Santa Margherita e presidente Consorzio Italia del Vino, Davide Paolini, Il astronauta, Giancarlo Perbellini, Chef Patron Perbellini, membro Les Grandes Tables du monde, Benedetto Marescotti, Responsabile Trade Marketing e Sviluppo Prodotti Caviro, Sergio Soavi, Responsabile Prodotti Tipici Coop Italia e Christian Scrinzi, Direttore Produzione Gruppo Italiano Vini.

In particolare, è emersa la necessità di puntare maggiormente sulla capacità di “fare sistema” della filiera vitivinicola e di sviluppare nuovi modi per comunicare il “prodotto vino” da parte degli operatori del settore, così da offrire informazioni chiare ai consumatori che già apprezzano questo importante prodotto del made in Italy ed avvicinare i giovani al consumo.

 

Tornando alla ricerca, in generale pubblico e professionisti del settore sono unanimi nell’indicare come leve prioritarie per aumentare successo, consumi e vendite di vino la naturalità, l’attenzione al territorio e l’export: sono infatti tra gli elementi maggiormente votati nel corso della ricerca.

Seguono, in termini di importanza, anche la sostenibilità ed il prezzo: per quest’ultima leva risulta particolarmente sensibile il tema della chiarezza, vista la pluralità di posizionamento del prezzo dei vini all’interno dei diversi canali. Non mancano i riferimenti all’importanza di creare partnership e di fare sistema da parte di produttori e distributori. Sono giudicati meno rilevanti il fatto di puntare su marca e formule di e-commerce: quest’ultimo, probabilmente, è considerato più un mezzo utilitaristico che un’opzione strategica.

 

Quello dell’utilizzo dell’e-commerce e, in generale, del web come canale per promuovere l’acquisto del vino è un tema particolarmente importante: come hanno evidenziato Michela Coin, Responsabile panel HQ24, e Cristina Lazzati, Digital & Social Media Chief Editor Web Factory, Business Media nel corso della presentazione, il consumatore 2.0, infatti, è nomade, sempre connesso attraverso una molteplicità di device, utilizza internet perché offre semplicità e comodità nel reperimento delle informazioni e consente di interagire con le aziende, permettendogli di essere protagonista nella fase di ricerca ed acquisto dei prodotti.

 

Per fare il punto su questo fronte, l’incontro è proseguito con la tavola rotonda “L’e-commerce è un “futuro possibile” per il vino”? Come il digitale può influenzare il consumatore”, moderata da Cristina Lazzati. A confrontarsi sul tema sono stati Alessandro Costantini, Fondatore e Ad di Wineoclock e di popwine.it, Andrea Gori, Sommelier, oste, giornalista VinodaBurde e Intravino, Andrea Terraneo, Presidente Vinarius, associazione Enoteche Italiane, Lorenzo Quarello, Good hunter Fondatore di Goodmakers.it.

Ne è emersa la necessità di sviluppare una strategia digitale, che integri la capacità di “racconto” del vino e l’esperienza prettamente sensoriale del punto vendita con un uso attento della multicanalità e dell’infocommerce.

Vi è, inoltre, ancora molta diffidenza nei confronti dell’e-commerce, visto ancora come canale concorrente e non complementare. Scarsa anche la dimestichezza con i Social network e la comunicazione digitale. Per converso, questi si sono rivelati temi di grande interesse per il popolo della rete, che ha seguito il dibattito online lanciando provocazioni, domande e sottolineando come talvolta proprio l’autoreferenzialità rappresenti il limite del settore vino, sempre più lontano dai giovani.

 

L’incontro si è concluso con una riflessione sul tema “What’s next: I vini di domani”, moderato da Lorenzo Tosi, Giornalista Area Agricoltura, Business Media: a discuterne sono stati Eugenio Sartori, Direttore Vivai Cooperativi di Rauscedo, Giancarlo Vettorello, Direttore Consorzio Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore, Sofia Rocchelli, Agenzia Rocchelli Marketing & Comunicazione, Giampietro Comolli, Presidente OSVE osservatorio Vini Spumanti Effervescenti, Luigi Odello, Presidente Centro Studi Assaggiatori e Carlo Pietrasanta, Presidente Movimento Turismo del Vino Lombardo. Il dibattito ha in primo luogo evidenziato la possibile contrapposizione in futuro tra “vini bevanda”, più facili da bere perché con una minore gradazione alcoolica, e vini del territorio. Un secondo elemento chiave su cui puntare riguarda l’importanza di innovare anche sul fronte della coltivazione: l’introduzione di nuove varietà di vite resistenti alle malattie consentirebbe di rispondere alla richiesta del pubblico di avere vini “biologici” o, comunque, ottenuti da uve che hanno subito un numero inferiore di trattamenti. Rimarrà comunque importante che le denominazioni non dimentichino le loro radici, continuando ad essere espressione del territorio.