Bilancio in lieve calo per i viticoltori del Gruppo, specie per le varietà a bacca bianca. Ma il mercato per il dg Lechthaler richiede più Amarone e Ripasso, troppo limitati nei quantitativi di produzione.
A pochi giorni dalla conclusione, per i 3000 soci viticoltori del gruppo Collis è possibile fare un bilancio chiaro della vendemmia 2012. Con un raccolto di circa 1 milione di quintali d’uva, l’annata segna un calo rispetto al 2011 del 22% per i bianchi precoci e la Garganega, mentre per i rossi, come Merlot, Cabernet e uve Valpolicella la riduzione è più contenuta e si attesta intorno al 10%.
La flessione, che tocca circa -350mila quintali di uva rispetto allo standard produttivo del Gruppo, si deve ad un luglio privo di piogge e con temperature medie molto alte, e un agosto torrido, con un’escursione termica giorno-notte non superiore agli 8-10 gradi. L’assenza di precipitazioni significative si è prolungata fino a metà settembre, periodo durante il quale le temperature sono rimaste più alte rispetto alla media stagionale.
«A preoccupare non è tanto questa singola vendemmia, che tutto sommato va giudicata positivamente – afferma Giancarlo Lechthaler, direttore generale del gruppo Collis -. Piuttosto, è la continuità con cui annate siccitose e con temperature alte si stanno succedendo. È il secondo anno di fila in cui registriamo una riduzione della produzione, toccando anche dei minimi storici a livello europeo, come si vede in Francia e Spagna. Ci chiediamo se continuerà questa tendenza, se i mutamenti climatici sposteranno sempre più a nord la viticoltura nell’arco di pochi anni». I quesiti riguardano anche il sistema di irrigazione che «dovrà abbandonare la distribuzione a pioggia e privilegiare tecniche come quella goccia a goccia o interrata, per ridurre gli sprechi d’acqua. Quest’anno sono stati diversi i nostri soci che hanno dovuto ricorrere all’irrigazione straordinaria, pur avendo i vigneti in massima parte posti in aree irrigue. Interventi che si sono resi necessari per mantenere in vita le piante, non solo per garantire lo sviluppo dei grappoli».
A farne le spese è stata soprattutto la Garganega, che ha registrato un calo anche del 30% in alcune aree, non solo per la siccità, ma anche per una fioritura non perfetta, con problemi di allegazione e grappoli spargoli, e per la tromba d’aria con grandine di agosto, che solo nella zona molto produttiva tra Colognola ai Colli e Lavagno ha portato in media alla perdita del 22% di uva.
«La qualità dell’uva è buona, con belle gradazioni – continua Lechthaler -. L’unico lato positivo del caldo e la siccità è stato il contenimento della peronospora, per cui i trattamenti sono stati molto ridotti e si è mantenuta un’ottima salubrità dei grappoli. Complessivamente, questa è un’annata da rossi tardivi. Per i Ripassi e l’Amarone, manterremo la percentuale del 20-25% di uve a riposo, anche se nella zona Classica mediamente si destina all’appassimento il 50% delle uve ed il disciplinare permetterebbe di anche spingerci al 65%. Questi numeri dovrebbero farci riflettere circa la scelta di ampliare la produzione di Amarone, perché le possibilità produttive ci sono. Certo, non si deve rischiare di svenderne il valore, però mi chiedo se questo vino debba restare un privilegio per pochi, o non possa invece essere apprezzato da più consumatori e allargare il suo mercato internazionale. Del resto – conclude il dg di Collis -, lo sviluppo futuro dell’area passa per l’aumento di produzione dell’Amarone, di cui oggi non ci sono giacenze sufficienti a soddisfare le richieste ed il cui spazio nel mondo può essere ampliato, sempre che i prezzi si mantengano in un range accettabile».