È in uscita per Effequ il quarto volume della collana Ricettacoli “Strade del Morellino. Storia e percorsi di un vino famoso nel mondo” di Matteo Teodori, illustrato da Barbara Lamioni.

Il Morellino è un vino arcinoto: bevuto, esportato, celebrato, apprezzato in una buona parte del mondo che conosciamo. Ma cosa si nasconde dietro la sua etichetta, il suo nome, il suo sapore? Che curiosità e che storie l’hanno portato a essere un prodotto così importante? Un’indagine nata sul campo e proseguita sui libri racconta tutto questo: retroscena e avventure, storia antica e recente, mescolata a interviste e aneddoti e  intrecciata con ricette tipiche da accompagnare, ovviamente, al vino. Senza escludere uno sguardo alle caratteristiche squisitamente tecniche del Morellino: gli uvaggi, le scelte da fare nel processo che va da uva a bevanda, i criteri di produzione. Ma soprattutto, questo libro, corredato dalle illustrazioni di Barbara Lamioni, cerca una chiave di lettura enogastronomica e antropologica per fotografare un popolo e una terra, la Maremma. Quale chiave migliore del vino per rappresentarla?

 

Matteo Teodori nasce nel 1982 in Maremma. Se ne allontana per laurearsi in storia contemporanea tra Firenze a Genova, ma poi ci ritorna. Ha redatto la cronaca sportiva locale e ha portato avanti una rubrica storica per un periodico. Con Effequ ha pubblicato nel 2007 Le ultime ore del Capossi, racconto breve inserito nella raccolta Il sapore del fumo. Da diversi anni si interessa al vino per passione e al Morellino per il gusto. Sempre sull’orlo di aprire un’enoteca, ma continuamente intento a far dell’altro.

 

Ricettacoli” è la nuova collana dedicata alla gastronomia, nell’accezione culturale in particolare. Prima ancora dei sensi, è la cultura a istituire il cibo – non metteremmo mai in bocca i cani che in Thailandia sono una prelibatezza, ad esempio – cos’è buono e cos’è cattivo. Nei libri che compongono la collana si raccontano e percorrono le storie di queste finestre culturali, seguendo un animale (cinghiale, anguilla) o un personaggio (il Marinaio, il Moro), o ancora, qualcosa di nascosto (le erbacce) che è sempre stato a portata di mano, ma che si è sempre creduto diverso. La gastronomia di “Ricettacoli” perciò, è una ricerca di prospettiva, mentre si legge viene più fame di storia che di cibo. Inoltre ogni versante narrato trova il suo corrispettivo pratico, deve in qualche modo trovare il suo piano di applicazione nel reale: e allora ecco anche le ricette. Così la gastronomia acquista una sua profonda dignità culturale e la cultura ha finalmente sapore.

 

Fanno parte della stessa collana “Diverse sfumature di anguilla. Ricette e storie dai Sargassi alle lagune” di Milena Djoković  (illustrazioni di Azzurra Galatolo),Il testamento del Marinaio. Le ricette gigliesi di pesce lasciate in eredità da Carlo Brizzi” a cura di Federico Quatraro con le illustrazioni di Chiara de Marco e “Erbacce. Cucinare con erbe, frutti e fiori spontanei” di Serenella Amadori e Nino Costa, illustrato da Susanna Cantore.