Al via una serie di degustazioni per sostenere il proseguimento della ricerca sperimentale dopo gli importanti risultati ottenuti. I vigneron del Consorzio di Tutela diventano ambasciatori allargando il progetto alla comunità

Far conoscere gli importanti miglioramenti qualitativi registrati negli ultimi anni dal Vin Santo di Gambellara e, allo stesso tempo, raccogliere fondi per continuare il prezioso lavoro di ricerca che ha consentito di raggiungerli. Con questa duplice missione, alla Cantina Dal Maso di Montebello Vicentino, ha preso il via giovedì 20 febbraio con un “tutto esaurito” il tour regionale “Sapore di Vin Santo”, che nell’arco del 2014 vedrà impegnato l’omonimo comitato – composto da quattro giovani viticoltori appartenenti al Consorzio Tutela Vini Gambellara – in una serie di degustazioni dei vini del territorio organizzate in collaborazione con le associazioni di sommelier e assaggiatori. Al centro di ogni appuntamento, accanto alle etichette più rappresentative di Gambellara e a tipicità gastronomiche locali, saranno proposte proprio le microvinificazioni di Vin Santo ottenute attraverso la sperimentazione condotta in collaborazione con l’Università di Verona.

 

La sperimentazione sul Vin Santo – Vera e propria chicca enologica del Veneto, la cui produzione si è fortemente ridotta negli ultimi anni, dal 2004 il Vin Santo di Gambellara è stato al centro di un progetto triennale di miglioramento e riscoperta del prodotto condotto dal Consorzio Tutela Vini Gambellara in partnership con diversi enti territoriali. I positivi risultati raggiunti hanno portato a un rilancio della ricerca, in collaborazione con il Dipartimento di Viticultura ed Enologia e il Dipartimento di Microbiologia dell’Università di Verona, e alla scoperta del lievito indigeno mai catalogato prima e legato indossulibilmente al territorio di Gambellara in grado di rendere unico il Vin Santo di Gambellara. Oltre all’identificazione di quello che è stato chiamato “Zygosaccharomyces gambellarensis”, sono stati isolati cinque ceppi di lieviti autoctoni in grado di ottimizzare la fermentazione e contrastare l’acido acetico che può conferire al vino odori e sapori negativi, risultato che ha migliorato in modo sensibile la qualità del vin santo. Questo lavoro ha dato il via nel 2010 a produzioni sperimentali di Vin Santo di Gambellara attraverso microvinificazioni che arrivano oggi per la prima volta sul mercato, ma rischia di essere compromesso dalla mancanza dei fondi necessari a continuare il progetto di ricerca.

 

Da vigneron ad ambasciatori – In tempi di crisi e spending review, non è facile trovare sponsor per la ricerca su prodotti di nicchia, anche se di ottima qualità. Ma di gettare la spugna, lasciando cadere quasi dieci anni di lavoro, quattro giovani vigneron non ne vogliono sentire parlare. Così Nicola Menti, Luca Framarin, Michele Zonin e Vincenzo Vignato hanno deciso di rimboccarsi le maniche, accettando di diventare, oltre a viticoltori e studiosi, anche ambasciatori del progetto insieme ai colleghi del Consorzio di Tutela. Da qui l’idea di coinvolgere l’intera comunità nella salvaguardia di un patrimonio che è un pezzo di storia ma vuole essere soprattutto un protagonista del futuro dell’enologia vicentina, organizzando degustazioni aperte al pubblico in cui presentare il lavoro compiuto e far… gustare direttamente il risultato.