Sebbene rappresentino solamente il 13% delle nostre esportazioni vinicole, gli spumanti si configurano come la tipologia che nell’ultimo decennio ha messo a segno le performance più rilevanti: +185% contro +69% del totale vino. E anche per il 2013 si conferma una crescita nei principali mercati esteri superiore alla media del comparto.

Ci si avvicina alle feste ed è tempo di fare un bilancio su come si chiuderà il 2013 per il vino italiano. Un anno che si conferma nuovamente difficile per i consumi a livello nazionale (-7% le vendite nella GDO per il periodo gennaio-settembre, fonte IRI), ma che fortunatamente evidenzia ulteriori crescite nelle esportazioni.

In particolare, pensando al brindisi di fine anno, l’attenzione cade sugli spumanti che, tra le diverse tipologie, rappresentano i vini che più sono cresciuti nelle esportazioni dell’ultimo decennio. “Tra il 2002 e il 2012, il valore dell’export di spumanti dall’Italia è infatti aumentato del 185%, raggiungendo i 625 milioni di euro, andando così a pesare per il 13% sul totale delle vendite di vino italiano oltre frontiera- dichiara Denis Pantini (Responsabile Area di Ricerca Agricoltura e Industria Alimentare di Nomisma). I dati elaborati da Wine Monitor e relativi ai primi 10 mesi del 2013 (gennaio-ottobre) sembrano confermare questa tendenza positiva, facendo presupporre così una buona chiusura per il bilancio annuale del comparto.

Prendendo a riferimento i principali mercati esteri per il vino italiano (USA, Germania, Regno Unito, Canada, Svizzera, Giappone, Russia e Cina che complessivamente assorbono oltre il 70% del nostro export), si evince un aumento delle vendite di spumanti italiani pari al 20% (in termini cumulati) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Si tratta di un dato in controtendenza rispetto a quanto registrato in termini di importazioni complessive per tale tipologia di vino in questi 8 importanti paesi: il confronto temporale segnala infatti un calo medio di quasi il 2%, determinato da un valore di import che nel periodo gennaio-ottobre 2013 si è fermato a 1.732 milioni di euro contro i 1.762 del 2012. Tale diminuzione è principalmente imputabile alla riduzione degli acquisti di spumanti francesi (in particolare Champagne) che, ad esclusione del Canada dove si registra un leggero segno positivo (+0,3%), subiscono perdite significative praticamente in tutti gli altri mercati considerati (si va dal -2% della Svizzera al -14% del Giappone, passando per un -9% nel Regno Unito).

La predominanza dei francesi in questa tipologia di prodotto e nei principali mercati mondiali influisce – nel bene e nel male – sul risultato complessivo degli scambi di spumanti a livello internazionale. Il peso delle produzioni italiane è oggi attorno al 24% (sempre considerando l’aggregato degli 8 mercati), ma risulta in continua crescita e in alcuni paesi – come la Russia – è arrivato a superare il 60%, facendo così guadagnare ai nostri vini la posizione di leadership tra gli spumanti importati.