Si è conclusa la quinta edizione del Boroli Wine Forum con una interessante e approfondita analisi sul valore del marchio per una maggiore penetrazione sui mercati internazionali e per la tutela delle contraffazioni, fenomeno sempre piu in crescita sui mercati asiatici.

Moderato per il secondo anno da Bruno Vespa (da poco produttore a sua volta in terra di Puglia), all’incontro promosso dalla famiglia Boroli, ha tenuto a precisare quanto questo “G8 del vino” sia produttivo  e utile allo sviluppo del brand Italia per la sua internazionalizzazione, testimonianza ne è la larga partecipazione di produttori di vino al forum.

 

Il focus centrale dei diversi interventi è stato quello di spiegare se conta più il brand o la denominazione d’origine nel far riconoscere a livello mondiale un vino di qualità. Centrale ad ogni argomentazione è sempre stato il territorio ed il modo in cui ogni produttore sia capace di valorizzarlo: “Masseto è un vino rarissimo e l’unicità è legata al suo territorio, nutre estimatori capaci di inseguirlo nelle diverse aste del mondo pur di aggiudicarselo – queste le parole di Giovanni Geddes , CEO di Masseto, che aggiunge -un bene che negli anni è divenuto un motivo di orgoglio italiano e di investimento considerato dagli esperti del settore e dagli economisti un vero e proprio bene di lusso atto a rivalutare nel tempo il proprio valore. Fino al 400% del prezzo di partenza”.

 

Pierre Godé Vice Presidente di LVMH International Moët HennessyLouis Vuitton sempre in viaggio tra l’Italia, la Francia e gli altri Paesi in cui il gruppo è presente, ha così espresso la sua posizione nei confronti dell’idea di marca: “ Non c’è dubbio, il valore di un marchio è dato da tre fattori imprescindibili: proposta, pubblicità, mercato ma alla base di tutto ovviamente si pone il valore dell’impresa e la capacità di creare prodotti di qualità, capaci di fare la differenza. La trasformazione a cui assistiamo da tempo, di tutto un sistema di relazioni ha imposto ad ogni impresa un rapporto sempre più stretto con il consumatore, poiché oggi più di ieri, è il consumatore a dare importanza ad un marchio. In questa trasformazione il web ed il lavoro dei blogger sono stati fondamentali, la rete ha dato un contributo decisivo alla trasformazione del rapporto tra marchio e consumatore ma ha obbligato allo stesso tempo le imprese a proteggere i propri marchi e quindi ad evitare contraffazioni”.

 

Marca e vino dunque al centro del dibattito ma anche relazione e legame con il cliente che sempre di più chiede prodotti su misura, dando per scontato che un brand conosca e comprenda le sue esigenze. Ed un altro ospite eccellente come Pierre Lurton Château d’Yquem, Château Cheval Blanc, ci ha spiegato con un savoir-faire tipicamente francese che “il vino è la magia di un gesto, un equilibrio perfetto di elementi, uniti in un’alchimia tanto semplice quanto complessa. Si potrebbe usare un ossimoro per spiegare meglio cosa voglio dire, la magia di un grande vino è saper creare una “semplicità complessa”, due termini in contraddizione che invece grazie alle capacità ed all’intraprendenza degli uomini coinvolti, si fondono nel creare qualcosa di unico, di assolutamente inimitabile”.

 

Altrettanto chiare e decise le parole di Roberto Conterno, alla guida della Azienda Giacomo Conterno che per spiegare la sua posizione ha ricordato gli inizi del nonno, un produttore all’avanguardia per i suoi tempi: “mio nonno ha cominciato nei primi anni ‘20, non è stato il primo della famiglia a produrre vino ma fu il primo a venderlo con un’etichetta, un marchio, un brand. Sicuramente a quei tempi non poteva sapere come quella scelta avrebbe cambiato il mondo delle generazioni future”.

 

I produttori che hanno partecipato al Forum hanno infatti un legame fortissimo con il territorio dove producono ed hanno ben chiara la propria identità ma soprattutto sono profondi conoscitori dei mercati in cui operano e delle dinamiche dei consumatori, sempre più informati ed attenti alla qualità.

 

“Il brand non si costruisce in un anno – come ha spiegato Luca Currado di Vietti – si tratta infatti far capire al pubblico ed al mercato che dietro una marca esiste una storia, come quella della mia famiglia che inizia in Langa alla fine del 1800,  da origini contadine. Ogni generazione ha creato con orgoglio e molta determinazione un pezzo della nostra storia.”

 

Quando si parla di marca nel vino, come è stato ben spiegato al Forum, non ci riferiamo al concetto di “logo” ma piuttosto a cosa esiste dietro ogni produttore di eccellenza, ovvero quel blend fatto di territorio, storia, visione imprenditoriale ed anche spirito di intraprendenza.

 

Lo stato dell’arte, per così dire, è stato espresso chiaramente dall’intervento di Carlo Paoli Direttore Generale Tenuta San Guido: ”L’idea di marca nel nostro mondo è indispensabile, ecco perché dobbiamo prendere coscienza di quanto sia cambiato il panorama con il quale ci confrontiamo ogni giorno. Ciò in cui noi italiani siamo diversi – e quindi unici – è la capacità di entusiasmarci e di entusiasmare. Dobbiamo tornare ad avere fiducia in ciò che facciamo ed in ciò che siamo. Questo è il senso più vero del made in Italy. Saper fare le cose bene ed avere fiducia in quello che facciamo, portandole avanti con entusiasmo poiché solo così possiamo comunicare un ”marchio” di qualità, di valore, con una storia autentica alle spalle, una storia unica come quella dei nostri vini”.

 

In questa ottica si esprime anche Manuel Louzada Estate Director di Numanthia : “La forza del marchio Numanthia è sostenuta dalla chiara definizione del suo DNA, costruito sulla base di fattori determinanti come la nostra storia, il valore del terroir, le persone che stanno dietro tutto questo. Questi elementi nella loro globalità, ci aiutano a creare un messaggio chiaro ed una brand experience entusiasmante. Questa è la chiave per comunicare coerentemente e chiaramente un vino e la sua storia al consumatore”.

 

E last but not the least le parole di  Richard Nalley Editor-at-Large di “Forbes Magazine” ed autore della Guida Food & Wine Magazine 2015 che ha parlato in questi termini dell’ America dopo Robert Parker: “Non c’è mai stato un momento più emozionante per il concetto di marca nel settore del vino negli Stati Uniti… ma le regole stanno cambiando velocemente”.

 

Le regole cambiano e dopo questo Boroli Wine Forum forse ne sono state create di nuove!