Argomento centrale dell’incontro “il futuro del vino italiano in Cina”

I più influenti ed informati protagonisti del vino italiano ed i rappresentanti più autorevoli del mercato cinese, si sono riuniti alla Cantina La Brunella di Castiglione Falletto per il IV° Boroli Wine Forum. Argomento centrale dell’incontro “il futuro del vino italiano in Cina” e le prospettive in termini di sviluppo commerciale, nonché le dinamiche di comunicazione e di approccio nei confronti dei target emergenti.

Il dibattito, che ha visto Bruno Vespa nella veste di moderatore, ha messo in luce le esperienze dei relatori presenti al Forum, suddividendo gli interventi secondo ambiti diversi: export, mondo della produzione, critica, mercato internazionale, finanza, stampa.

Ad introdurre i lavori del Forum naturalmente Achille Boroli: poniamo una grande attenzione alla storia e alle tradizioni di questa grande terra di Langa, ma sempre con uno sguardo che oltrepassa le colline, che guarda al domani senza pregiudizi”, ovviamente con interesse anche al mercato cinese.     “Design, architettura, enogastronomia: sono queste le più rilevanti espressioni del Made in Italy attraverso le quali si diffonde la cultura italiana nel mondo e delle quali Cathay Pacific Airways è attenta e convinta ambasciatrice” – ha sostenuto Silvia Tagliaferri, Sales & Marketing Manager Italia e Malta di Cathay Pacific Airways-, intrattenere relazioni con i protagonisti del Made in Italy e cogliere preziose opportunità come il Boroli Wine Forum è per noi un’instancabile missione”.

Confortanti in un momento estremamente delicato come questo, le parole di Marco Gabbiani, responsabile Family Business del Private Banking di UniCredit in Italia: “è inevitabile che anche le aziende vitivinicole guardino sempre più ai mercati esteri come stimolo alla crescita e alla capacità di competere. In tal senso, la Cina rappresenta sicuramente uno dei mercati più interessanti di questi ultimi anni, grazie a un numero di consumatori, siano essi abituali o casuali, in constante crescita anche grazie alla percezione del vino come status symbol”.

Emerge dunque dal convegno una forte unione di intenti nel non perdere la sfida con il mercato cinese, soprattutto in relazione ai risultati ottimistici ottenuti sino ad oggi, come hanno dimostrano gli ospiti presenti, tra cui Yue Cheng giornalista cinese che propone di “far conoscere meglio il vino italiano ai media cinesi, soprattutto i giornalisti del settore che hanno un interesse riconosciuto nel vino italiano. Una volta che questi avranno acquisito una profonda conoscenza ed il know-how, è possibile una comunicazione su larga scala attraverso di loro” Certo il terreno non è dei più semplici, il consumatore cinese, come è emerso dal convegno, è molto esigente ma anche molto curioso di scoprire il vino italiano. Ecco perché è importante che i produttori italiani imparino a confrontarsi con la Cina per conoscere i potenziali consumatori, questo vale per tutti mercati internazionali, come sostiene Antonio Galloni ex critico per The Wine Advocate e fresco del lancio di una nuova piattaforma multimediale, www.antoniogalloni.com. Tutti i consumatori oggi chiedono un cambiamento nel linguaggio del vino, vogliono essere parte in causa delle conversazioni che si svolgono intorno ad una degustazione, ecco perché secondo Galloni, il web oggi è in grado di costruire attraverso i consumatori la reputazione di un vino o di un produttore.

Come sempre dietro ogni tipo di comunicazione, la chiave del successo e di conseguenza dello sviluppo del business è conoscere molto bene il mercato in cui si intende presentare i propri vini, come ha sostenuto Leonardo Raspini di Tenuta dell’Ornellaia Il parallelismo con la ricerca dell’El Dorado nasce proprio dalle promesse che il mondo del vino italiano ha avuto nell’approccio con il mercato Cinese. Ornellaia non si è mai nascosta le difficoltà che si ponevano di fronte. E proprio per rispetto di queste non ha mai trascurato lo sviluppo nei mercati tradizionali europei e mondiali evitando di correr dietro alle facili speculazioni che questo mercato continua oggi a produrre”.

E’ necessario, secondo molti dei presenti, che il vino italiano trovi il modo di definire una pratica comune e costruttiva per sensibilizzare il consumatore cinese, trovando una compattezza di intenti e di politiche commerciali.

L’Italia, secondo il parere dell’architetto Massimo Roj, ha dunque tutte le carte in regola per insediare progressivamente il mercato cinese, per questo è importante creare “luoghi” dove poter fare tasting e presentare i produttori, non solo i Top ma anche quelli piccoli di qualità: “abbiamo da poco presentato il progetto per il masterplan “Xixian Great City Project” nella città di Xi’an (la città più grande e più sviluppata della Cina nord-occidentale), dove è in corso di realizzazione – si prevede verrà ultimato nel 2014 – un nuovo Polo del Vino, una vera e propria WineCity che offrirà servizi di stoccaggio, logistici, commerciali e infrastrutturali per le imprese straniere che vogliono portare in Cina i loro prodotti (è evidente l’interesse e l’impegno per facilitare l’importazione di prodotti di qualità)”.

Per concludere, il Boroli Wine Forum, è riuscito ad offrire un quadro esauriente dello scenario cinese, sollecitando il confronto tra le parti italiane in causa, non solo produttori ma anche amministratori, distributori e stampa.    400 mln di potenziali consumatori in Cina aspettano di conoscere ed apprezzare i nostri vini, non è una sfida semplice ma con una popolazione giovane e moderna come quella cinese, sensibilissima all’Italian Style, abbiamo tutte le carte in regola per vincerla.