Il Locale è raccolto, proprio sulla Vecchia Aurelia come una volta, sul davanti una piccola pergola, dove si può mangiare al fresco in estate…

Gli antichi Romani sono stati tra i più grandi conquistatori e civilizzatori della Storia; portarono la loro organizzazione, i loro commerci, la loro cultura, il loro sistema economico e la loro Lex da un capo all’altro del mondo di allora, tutto ciò fu reso possibile dalla forza delle Legioni e dalla loro grande capacità tecnica nel costruire le strade.

Materialmente la costruzione delle strade era fatta proprio dai Legionari di Roma e, dopo, le stesse passavano sotto l’amministrazione civile per il loro mantenimento; all’apice dello splendore di questa straordinaria Civiltà la rete viaria raggiungeva i 120.000 chilometri su terreni di ogni genere e nelle condizioni climatiche più varie.

La classica strada Romana aveva in genere una larghezza di circa 4 metri (ma esistevano anche “autostrade” del tempo, larghe 10/14 metri e a doppio senso), la costruzione era tra le più accurate, il piano stradale era leggermente convesso per far scorrere l’acqua piovana nei fossetti laterali, tra due allineamenti di pietre si scavava un fossato profondo, sul fondo vi si stendeva sabbia e calce e poi si riempiva con ben 4 strati sovrapposti (pietre grosse, pietre più piccole con cocciame e ancora calce, sabbia con pietrisco, sopra a tutto venivano appoggiati, perfettamente combacianti, i poligoni levigati del lastricato).

Ogni 1478 metri (circa un miglio) venivano distanziati i Cippi di pietra (dette Pietre Miliari), su cui riportavano il nome dell’illustre personaggio che aveva fatto costruire la strada insieme alla distanza da Roma o da qualche altro centro di notevole importanza. Tra il III e il II secolo a. C. prese forma la rete delle principali vie di scorrimento dell’Italia Romana, tra queste la Via Aurelia. Il Console Lucio Aurelio Cotta nel 241 a.C. volle una strada che unisse i centri abitati che oggi portano i nomi di Palo, Cerveteri, Ansedonia fino a Vada (a quel tempo porto di una certa importanza), oggi in Provincia di Livorno, per un totale di 190 miglia (circa 280 chilometri); da qui l’Aurelia poi proseguì verso Pisa, raggiungendo, in epoche successive, Francia e Spagna, oggi corrisponde all’incirca al percorso della SS-1.

L’Aurelia fin dalla sua nascita ebbe scopi principalmente commerciali, attraverso i secoli i centri attraversati si attrezzarono per dare conforto e assistenza ai viandanti che la percorrevano, nacquero cosi locande, osterie e negozi.

La nostra storia inizia proprio in uno di questi posti di ristoro in Provincia di Livorno a Castiglioncello, Loc. Portovecchio, molti anni fa.

Isola Dani donna energica e cuoca sopraffina con le sue ricette della migliore tradizione Toscana, apre, nel 1890, con il marito Francesco Faccenda, una Trattoria con il nome della Località dove è ubicata, Portovecchio appunto, ha anche tre camere e l’abbeveratoio. La strada davanti, l’Aurelia, è un serpentone polveroso che attraversa le poche case di Castiglioncello, nate intorno alla Torre Medicea (voluta dal Granduca Cosimo I de’Medici, intorno alla metà del 1500, come punto di avvistamento e di difesa contro i pirati ), i suoi primi clienti sono i pescatori del posto, i viandanti e i carrettieri che la percorrono.

Passano gli anni e Castiglioncello, grazie anche ai Pittori Macchiaioli (il più famoso dei quali, Giovanni Fattori, era nato proprio a Livorno nel 1825) che la frequentano, diventa un luogo di villeggiatura sempre più conosciuto e ricercato; nascono le prime ville ed aumentano i traffici, non solo da Roma ma anche dalla Maremma, verso il Porto di Livorno ed oltre. Isola e il marito, col passare degli anni, insieme ai figli Attilio, Lauro, Francesco, Emilio e Laura, si sono ingranditi, hanno il servizio “Taxi” con la carrozza dalla Stazione in Paese, gestiscono l’albergo, la trattoria, la mescita di vino, il negozio di alimentari, il panificio e visto che sono arrivate le automobili, una pompa di benzina.

Attilio, detto il “Moro”, ha tre figli, Isolina, Mario e Piero. La famiglia Faccenda negli anni sessanta si divide le attività, a Piero va il forno e gli antichi locali della Trattoria che nel frattempo sono diventati la loro abitazione. Piero Faccenda sposa Maria Luisa Bandini, anche lei proviene da una famiglia di ristoratori/albergatori, i suoi hanno rilevato, subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, la Villa sul mare a Castiglioncello della Famiglia Montezemolo, la Villa era stata semidistrutta da un bombardamento alleato, trasformandola nell’Hotel Belvedere. Da questa unione nascono Lucia e Enrico.

Enrico Faccenda, classe 1963, è un bel ragazzo moro, vivace, cresce tra il forno e la farina del panificio, appena è libero dagli impegni scolastici da una mano, consegna il pane a domicilio, tra i molti clienti anche il grande Marcello Mastroianni. Proprio in questo periodo si sviluppa in lui un grande e puro amore per la cucina, grazie anche al fatto che hanno un grande forno che si scalda a fascine, e i clienti portano in continuazione, soprattutto la domenica, teglie piene di cose buone per farsele cuocere al mattone, anche 30/40 al giorno.

Tanti anni tra il profumo del pane fresco e l’aroma di tante preparazioni, da tenere d’occhio anche per le cotture, da i suoi frutti. Enrico, dopo aver finito il Liceo Scientifico, fa varie importanti esperienze con grandi Chef come Angelo Paracucchi (uno dei Padri della Cucina Innovativa Italiana) e Paola Budel (brava allieva del grande Maestro Gualtiero Marchesi), poi nel 1987 riapre la Trattoria di Famiglia, rimasta chiusa per una quindicina di anni, riportando l’abitazione alla sua funzione originale, la battezza con l’unico nome che per affetto poteva darle: Nonna Isola.

Fino al 1993 in cucina con la sua mamma affina la sua già pregevole arte culinaria, poi prosegue da solo, ma è subito un successo, la sua cucina di mare viene notata anche dalla stampa del settore e dalle Guide più importanti, fioccano le valutazioni positive, contribuisce al successo anche la moglie, Susanne Eschen, nata a Essen in Germania, esperta Sommelier A.I.S., la regina della sala.

Durante gli anni Enrico ha fatto altre eccezionali esperienze, sempre come Executive Chef, in Locali come “Bei Domenico” di Unna in Germania, negli Stati Uniti a “I Trulli” di New York e a “Il Capriccio” a Whippeny nel New Jersey, in Australia al “Rossano’s Tuscan” di Brisbane, in Lettonia a Riga al “Vanilla’s Cafe” e a Milano al super stellato “Hotel Principe di Savoia”. Nel novembre 2006 ha chiuso Nonna Isola, trasferendosi con la moglie e i figli, Niccolò e Leon Fritz, negli Stati Uniti, a Tiburon/Belvedere, San Francisco, come Personal Chef della prestigiosa Famiglia Cohen. L’interessante esperienza è durata fino all’aprile 2009, finalmente rientrato a casa, nel marzo successivo, ha riaperto Nonna Isola.

Il Locale è raccolto, proprio sulla Vecchia Aurelia come una volta, sul davanti una piccola pergola, dove si può mangiare al fresco in estate, due vetrine con l’infissi in legno, quella a sinistra è l’ingresso, nella prima saletta, dove si affaccia anche la cucina, cinque tavoli, nella seconda a destra (era la cameretta di Enrico) solo quattro. L’arredamento è moderno/minimalista, semplice ma bella l’apparecchiatura, nel complesso accogliente.

La Carta dei Vini è contenuta ma selezionatissima. In tavola il profumato vassoio del Pane della Casa: Pane ai 4 cereali, Schiacciata ai cereali misti, Pane di campagna a lievitazione naturale. La degustazione è stata accompagnata, su consiglio di Susanne, da una buona bottiglia di Muller Thurgau 2008 Alto Adige D.O.C. dell’Azienda Joseph Hofstatter di Termeno (Bz), un Vino dal colore paglierino delicato, con profumi intensi caldi e maturi, delicato al palato, aromaticamente equilibrato, lungo e persistente:

– Palamita, messa sott’olio da Enrico, con puntarelle e bruschettina all’olio novo;

– Millefoglie di pesce spatola, acciughe, mozzarella di bufala Campana, pomodorino di Pachino, gambero rosso di Castiglione della Pescaia (Grosseto), su coulisse di cipolla di Tropea caramellata;

– Tagliatella di Gragnano (Napoli) del Pastificio Gaetano Faella (dal 1907 una certezza di qualità), con sarde, cime di rapa e pomodorini di Pachino;

– Ventresca di ricciola, pezzogna (o occhione), calamaro nostrano, mazzancolle e scampetto di Castiglione della Pescaia;

– Migliaccio dolce con frutta caramellata alla cannella e tortino alla cioccolata fondente.

Molto belle le presentazioni, profumi e sapori straordinari, la indubbia qualità delle materie prime, abbinata all’esperta arte culinaria di Enrico Faccenda non poteva dare che un grande risultato. La filosofia dello Chef si può racchiudere in poche ma efficaci parole: conoscere perfettamente il pesce, le stagionalità di tutti gli ingredienti, scegliendo soltanto il meglio, cucinandolo nella maniera più tradizionale e genuina, ecco perché non c’è un Menù scritto; ogni giorno si mangia ciò che di più fresco offre il mare e il mercato.

Da Nonna Isola è tanto l’amore per la cucina che si cerca di trasmetterla anche ad altri, attraverso Corsi che lo Chef/Patron organizza in primavera e in autunno, con una “immersione totale” di una settimana, degli allievi, nella Cucina Tradizionale Toscana; il programma prevede anche interessanti visite alle Aziende dei fornitori e produttori locali.

Ho fatto proprio bene ad andare a trovare Enrico Faccenda da Nonna Isola, sono rimasto molto soddisfatto, in questa “Trattoria”, la lunga tradizione di ospitalità si unisce ad una straordinaria cucina di mare.

Giorgio Dracopulos

Trattoria Nonna Isola

Via Aurelia, 558 Loc. Portovecchio

Castiglioncello (Livorno)

Tel. 0586 753800

enrico.faccenda@gmail.com

www.nonnaisola.it