La 17ma edizione di RistorExpo
Si è svolta la 17ma edizione di RistorExpo, evento fieristico dedicato alla ristorazione professionale promossa da Lariofiere di Erba (CO) che, come sempre, guarda avanti con un passo al presente. Il tema dell’edizione 2014, “In cibo veritas“, legato ai contenuti di Expo 2015, è stato affrontato nel dibattito d’apertura della fiera, condotto da Federico Quaranta di Decanter, RaiRadio 2, da tre “filosofi del cibo” come Giacomo Mojoli, fondatore di Slow Food, Dario Bressanini, docente universitario, divulgatore scientifico e scrittore e Davide Scabin, noto e pluripremiato chef.
«RistorExpo 2014 deve rappresentare, per l’Italia e per i ristoratori italiani un punto focale in vista dell’Expo 2015 – ha spiegato Giovanni Ciceri, che ha aperto la discussione facendo gli onori di casa in qualità di Presidente di Lariofiere –. Bisogna avere una visione ottimistica al futuro coinvolgendo i giovani nell’imprenditorialità. Come dice Scabin, non basta avere idee, l’importante è concretizzarle».
RistorExpo 2014 fungerà quindi da avanguardia e punto di partenza per il prossimo futuro: «Una delle parole chiavi per il futuro dovrà essere “versatilità” – ha ribadito Giacomo Mojoli – e la sfida principale sarà rendere eccezionale la normalità. Bisogna creare incubatori di idee da portare all’Expo 2015 partendo però dalle materie prime di base coniugando la tradizione e l’alta qualità con l’innovazione».
La verità prima di tutto per Dario Bressanini: «La tradizione è un valore sempre e comunque, mentre il termine “innovazione” fa un po’ paura. Molte volte si è nascosta la vera natura di un prodotto, nascondendosi dietro il termine tradizione. Il nostro obiettivo deve essere quindi quello di armarsi di coraggio e raccontare il cibo, per quello che è, con i suoi pregi ed i suoi difetti, analizzati su base scientifica».
«Stiamo arrivando ad un punto importante per questo paese – ha evidenziato, a chiusura del convegno inaugurale, Davide Scabin – che dovrà puntare forte sul cibo e sulla sua tradizione senza però rimanere insabbiato in questi termini. Il futuro è anche quello di rilanciare l’industria alimentare puntando sulla qualità, tenendo però conto di due zone d’azione: la prima riguarda l’esterno, ovvero l’esportazione del made in Italy riconoscibile ed inimitabile nel mondo per rilanciare il “Taste to Italy”; la seconda, invece, riguarda l’interno, cioè quella serie di prodotti che tutto il mondo deve venire a mangiare in Italia, prodotti che devono essere garantiti e protetti».
La seconda giornata di RistorExpo 2014 “In cibo veritas” è proseguita con un incontro con Oscar Farinetti, fondatore di Eataly, e il pubblico della manifestazione affiancato dai giovani degli istituti alberghieri. Farinetti ha colto l’occasione per spiegare la sua visione del mondo attraverso il suo ultimo libro, “Storie di coraggio”, ed il suo progetto Eataly, comunicando, tra l’altro, la data dell’inaugurazione di Eataly Milano prevista per il 18 marzo 2014, giornata scelta in ricordo delle “cinque giornate di Milano”, e l’apertura di Eataly Parigi tra due anni in collaborazione con la Galleries La Fayette.
«È difficile definire il coraggio – ha esordito Farinetti –. Avere coraggio significa non aver paura, ma anche agire con coscienza civica rispettando il senso della priorità ed utilizzando la capacità di analisi. Oggi, in Italia, tutti possono avere successo in qualsiasi campo, basta avere coraggio. Stiamo consegnando ai giovani un paese in uno stato pietoso e, paradossalmente, in questo scenario così disastroso, i giovani posso solo risalire e devono essere capaci di risolvere i problemi da soli, senza aspettare che vengano risolti da chi, negli ultimi trent’anni, li ha creati. I paesi in crisi si riconoscono perché sono quelli nei quali nessuno cambia idea, anche se sbagliata, dove tutti si credono innocenti. Bisogna guardare agli Usa, leader assoluto nel mondo, dove il segreto sta nell’iniziare ogni pensiero con il “maybe”. Il coraggio è in via d’estinzione e per questo ho deciso di parlare, nel mio libro di 12 produttori di vino che hanno riscoperto tecniche di contadinaggio antichissime, dimostrando coraggio tirando fuori gli attributi. Il segreto è riuscire a gestire i contrasti apparenti mettendo insieme valori che a prima vista sembrano contrastanti, come l’informalità e l’autorevolezza, l’autoironia ed il senso dell’orgoglio, l’onestà e la furbizia».
«Uno degli slogan di Eataly – ha continuato Farinetti – è “It’s difficult to be simple”, ovvero “è difficile essere semplici”. Abbiamo creato un nuovo modo di impostare un progetto: prendiamo il meglio di due cose e ne creiamo una nuova che ancora non esiste, il tutto con massima semplicità. Ciò che è semplice è anche normale, e questo deve diventare il nostro obiettivo per il futuro, ribellandoci, per esempio, al fatto che l’anormalità burocratica sia una normalità nel nostro paese».
«Stiamo ipervalutando la politica – ha ribadito in conclusione Farinetti – perché non è grazie a questa che in Italia si assumono più persone o aumentano le esportazioni. Oggi la cosa più importante è fare impresa, generata da lavoratori e padroni. Siamo una società di consumi basata sul lavoro, sui salari ed il consumo. Questi tre elementi si autoalimentano in una spirale che ha fatto aumentare di venti anni le aspettative di vita e che ora si è interrotta perché la politica non è riuscita a gestire la cosa pubblica, chiedendo troppe risorse ai privati. Dobbiamo svegliarci la mattina con un numero in testa: 0,83. Questa è la percentuale di italiani nel mondo. Il resto dei cittadini del mondo vuole le tre F che caratterizzano l’Italia: Fashion, Food e Forniture. Bisogna quindi studiare il mondo nel suo complesso e superare il contrasto tra la grandissima arte manifatturiera italiana ed il provincialismo troppo accentuato che ci rende incapaci di vendere nel mondo».
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