Senza nulla togliere al professionista ci è piaciuto molto l’aspetto umano, ovvero la persona dietro a “Da Cerignola a San Francisco e ritorno. La mia vita da chef controcorrente”

Cristina Bowerman, una stella Michelin a Roma con Glass Hostaria e creatrice anche di Romeo (street food), ha scritto un libro che già dal nome evoca qualcosa di diverso dalla raccolta di ricette. E, appassionati di cucina o no, leggerlo è un consiglio per tutti proprio perché non si tratta di un semplice ricettario.

“Da Cerignola a San Francisco e ritorno. La mia vita da chef controcorrente” traccia la figura di Cristina Bowerman, forse solo incidentalmente una delle migliori chef della Capitale, di certo però una persona che può insegnare molto sia nell’eterno conflitto uomo/donna sia nel mondo di oggi, dove le opportunità sono sempre meno e bisogna saperle cogliere. Per aiutare nel cammino l’autrice ha stilato anche un decalogo, le “10 regole per osare” che fanno da contraltare a 35 ricette comunque molto interessanti (trovate entrambe le cose su http://www.cristinabowerman.com)

“Le donne sono in minoranza nelle grandi cucine, un po’ per colpa nostra e un po’ di un settore oggettivamente maschilista. – esordisce così la Bowerman nella presentazione fatta a Barolo, lo scorso luglio, in occasione di Collisioni Festival – Ho pensato che raccontando la mia esperienza potessi fare qualcosa per migliorare questa situazione, per dire che si può fare! Da qualsiasi ceto sociale si arrivi, con la testardaggine e la sicurezza in se stessi si può riuscire a raggiungere i propri obiettivi”.

Un invito già risuonato da diversi pulpiti nell’epoca della grande crisi, ma in questo caso sorretto da una storia molto particolare. Partita da Cerignola Campagna, con un nonno capostazione, Cristina Bowerman si laurea in Giurisprudenza a Bari per poi ritrovarsi negli Stati Uniti come grafica in una società che gestiva diversi ristoranti.

Dai profumi delle conserve di pomodoro e delle anguille della casa dei nonni alla grande cucina il passo non è stato breve ma alla fine, forse per reinventarsi o forse perché “nella vita le passioni cambiano, se ne può avere più di una”, ecco l’iscrizione alla scuola di Arte Culinaria di Austin, in Texas. “Lo studio era necessario per combattere ad armi pari con gli uomini” come ci tiene lei stessa a precisare, interpretando una cucina in cui la tecnica, le conoscenze scientifiche e gli strumenti sono degni alleati di un progetto che, poi, ha preso forma compiuta da tutt’altra parte.

Un viaggio in Italia, a Roma, le cambia di nuovo la vita. Partita per rimanere solo un periodo di tempo Cristina Bowerman trasferisce la sua vita nella Città Eterna, facendo nascere un ristorante stellato e un progetto di street food. L’incontro con Glass Hostaria avviene per caso, per esigenze di un servizio catering, ma poi scocca la scintilla, non solo professionale.

Anche qui tanta originalità: “Non credo nella filiera corta, preferisco la filiera certa. Poi ho anche il mio orto ma non sempre basta e soprattutto mi piace cucinare anche con ingredienti diversi. Sia Glass sia Romeo sono locali molto spinti dal punto di vista della progettazione, li ho disegnati come li immaginavo e li ho fatti realizzare su misura da artigiani ma ovviamente non è stato facile. Aprire un ristorante significa avere le spalle larghe, superati i tre anni di vita si può ben sperare, passati i sette si può stare quasi tranquilli. Ma il concetto alla base del ristorante non deve mai cambiare, Glass è nato senza tovaglie e ancora oggi non usiamo tovaglie, siamo l’unico ristorante stellato senza tovaglie! Questo mi fa ritenere ancora di più la Michelin una guida seria e lungimirante”.

Ma qual è il messaggio più forte che chi ascolta Cristina Bowerman porta via con sé? Probabilmente l’ottimismo e la fede nel successo che hanno tutti i vincenti, ma con qualcosa di diverso. Ovvero l’esempio pratico, la storia fatta di viaggi e cambi spiazzanti, passando per il percorso inverso rispetto a tanti giovani: dagli USA all’Italia come terra di occasioni. Un “ritorno”, presente anche nel titolo del libro, che può significare qualcosa di concreto, ma sempre nella giusta ottica: “Per me l’esperienza negli Stati Uniti è stata comunque fondamentale. Lì ti insegnano ad avere un sogno e a perseguirlo. Per questo mi intristisce la rassegnazione, la tragedia dei cinquantenni senza lavoro e senza possibilità dovuta anche alla nostra capacità di adattarci”.

Un libro che, quindi, ci sembra da leggere più per questi messaggi che per le ricette (senza nulla togliere ad una chef stellata!).

Fabio Ciarla

Titolo: Da Cerignola a San Francisco e ritorno. La mia vita da chef controcorrente

Editore: Mondadori

Prezzo: 16.90 euro

Autore: Cristina Bowerman