La Cucina dello chef Ardit Curri è fresca, giovane e saporita

Curzio Malaparte (1898 – 1957), famoso giornalista, scrittore e poeta Italiano (nato a Prato) amava dire: “La Toscana è paesaggio magico dove tutto è gentile intorno, tutto è antico e nuovo”. Che dire di più, dopo queste stupende parole sulla Toscana, sennonché questa Terra, da secoli, seduce, con il suo inconfondibile fascino, abitanti e visitatori.

In Provincia di Siena c’è un’antichissima Città d’Arte, che, essendo il suo Centro Storico perfettamente conservato nel suo aspetto architettonico Basso/Tardo Medievale, è stata dichiarata, dall’UNESCO, “Patrimonio dell’Umanità”: San Gimignano.

San Gimignano detta anche “San Gimignano dalla belle Torri” (oggi le torri gentilizie, simboli di potenza e ricchezza, intatte sono 14, una volta, si pensa, fossero ben 72), è una straordinaria Località, dalle origini che si perdono nel tempo, di un valore culturale del tutto eccezionale.

Anche se ci sono tracce addirittura risalenti alla Preistoria, è dal Periodo Etrusco Arcaico (circa dal 580 al 480 a.C.) che si trovano segni di insediamenti stabili in questa zona. Comunque, il primo documento storico in cui troviamo citata San Gimignano, risale al 30 Agosto 929; in esso, Ugo di Provenza, Re d’Italia dal 926 al 947, dona al Vescovo di Volterra un Monte chiamato “Torre” e lo individua con queste parole in Latino: “prope Sancto Geminiano adiacente”.

Nel 998 San Gimignano era ancora un Villaggio attraversato dalla Via Francigena con un Castello, ubicato sul Poggio della Torre, in cui risiedeva il Feudatario, il Vescovo di Volterra.

Nei trecento anni successivi, per una serie di fattori politico/geografici, economici e strategici, San Gimignano divenne un centro molto importante, con una numerosa popolazione (13.000 abitanti), difeso da alte mura.

Con la peste del 1348, che decimò due terzi dei cittadini, e la dominazione Fiorentina, iniziò un lungo periodo di decadimento durato fino a metà del 1800.

Oggi San Gimignano ha circa 8.000 abitanti ma è una straordinaria meta turistico/culturale che attira ogni anno milioni di visitatori da tutto il Mondo.

Da qualsiasi lato si arrivi a San Gimignano il panorama è mozzafiato. Ubicata su una Collina a 334 m. s.l.m., il profilo delle sue antiche costruzioni (mura, case, tetti e torri) si staglia fascinosamente contro l’orizzonte.

Le prime Mura di San Gimignano risalgono al 998 ed erano lunghe 1.108 metri; il secondo tracciato iniziato nel XII Secolo è arrivato a 2.176 metri di lunghezza, comprendendo anche 5 robusti Bastioni  e 5 Porte Principali: Porta San Giovanni, Porta Quercecchio, Porta San Jacopo, Porta delle Fonti e Porta San Matteo.

Entrando a San Gimignano proprio da Porta San Matteo e percorrendo, per poche decine di metri, la principale Via San Matteo, si trova, a sinistra, una traversa che si chiama Via San Martino.

In Via San Martino, al civico 26, si trova il Ristorante “San Martino 26” (nomen omen) della Famiglia Pernarella, lo Chef è Ardit Curri.

La Famiglia Pernarella, di San Gimignano, è composta dalla Mamma, Lidia Rugi, il Babbo Fabio e le due bellissime Figlie Elisa (classe 1993) e Emma (classe 1996).

I Pernarella, con grande passione, nel 1990 aprirono il loro primo Locale, una Pizzeria a San Gimignano, che denominarono “Perucà”.  Erano talmente bravi, e la clientela cosi numerosa, che dopo soli 4 anni, nel 1994, si trasferirono, nelle vecchie cantine sapientemente ristrutturate di uno dei Palazzi più antichi, trasformando “Perucà” in un accoglientissimo e raffinato Ristorante di Cucina Tradizionale. Lidia in Cucina e Fabio in Sala. Anche al Ristorante il loro impegno continuò, negli anni, a crescere, facendo diventare il “Perucà” un “porto sicuro” per gli amanti della buona cucina di grande qualità.

Lo Chef Ardit Curri è nato nell’antica Città di Tirana (ha origini Antico Romane), Capitale dell’Albania, il 2 Settembre del 1987. Con i suoi genitori, la Mamma Nexhmije, Farmacista, e il Babbo Halit, Insegnante di Storia e Geografia, durante la grave crisi è il caos che ha attraversato quella Nazione tra il 1996 e il 1999, ha avuto anni molto difficili. All’età di 13 anni lavorava come cameriere, ma era già molto interessato e affascinato a ciò che “accadeva” nelle cucine. Per tali motivi, dopo essersi diplomato al Liceo Classico, nel 2004, Ardit decise di venire in Italia dove, dal 1997, viveva e lavorava, nei Ristoranti, suo fratello più grande, Albert (classe 1979).

Ardit Curri è un giovane intelligente e molto volenteroso, ha frequentato e si è diplomato, nel 2010, all’Istituto di Istruzione Superiore Statale (Indirizzo Professionale Alberghiero) “Angelo Vegni” di Cortona (AR).

Durante le vacanze estive Ardit è entrato a lavorare nella Cucina del Ristorante “Perucà” con la brava Cuoca (preferisce essere chiamata cosi) e Titolare Lidia Rugi.

Dopo il diploma all’Alberghiero, Ardit, per un anno ha lavorato in alcuni Locali per fare esperienze, ma la positivissima collaborazione avuta con Lidia Rugi lo ha portato a rientrare al “Perucà”. Grazie all’affiatamento con la Titolare e alla sua innata bravura, da quasi subito, è diventato il Sous-chef.

Nel frattempo nasce anche l’amore, tra Elisa Pernarella e Ardit Curri che si fidanzano.

La Famiglia Pernarella, visto la validità della Cucina di Ardit Curri, decide di aprire un nuovo Locale, sempre a San Gimignano, affidando la Cucina proprio ad Ardit.

Il 14 Luglio 2014, dopo importanti lavori, viene inaugurato il nuovo Ristorante

Il Ristorante “San Martino 26” è accogliente fin dall’ingresso, già la facciata ispira il fascino della “storia di uno dei più antichi Palazzi”.

Entrati, a sinistra troviamo un piccolo bancone reception/bar, di fronte una scala che scende portando ai servizi, a destra saliti pochi gradini si entra nella Saletta principale divisa da un caratteristico arco a mattoni. Nella seconda parte di questa saletta ci sono due scalette che scendono, la prima, molto corta, porta alla Cucina a vista (la porta scorrevole è vetrata) la seconda è lunga ed entra nel cuore del sottosuolo portando ad altre caratteristiche piccole salette e infondo, ma proprio in fondo, alla Cantinetta.

Pareti a pietra e mattoni, soffitti a volte, scale dai corrimano in ferro con i gradini di mattoni, colori pastello, giochi di luci e ombre, il tutto unito a un arredo curato in ogni particolare con gusto, compreso la “mise en place”, crea un’atmosfera veramente deliziosa.

Sulla prima pagina del Menu c’è scritto: “Una Buona Idea resiste nel tempo come la Buona Cucina, entrambe fanno Cultura. Il nostro desiderio è di proporVi i piatti della Cucina Tradizionale Toscana in chiave moderna”. Un Menu che inizia con alcuni percorsi consigliati e prosegue con la scelta alla Carta. Un Menu ricco, soprattutto di Terra, ma non mancano scelte di Mare, che cambia spesso seguendo l’andamento delle Stagioni, e che offre preparazione estremamente interessanti. Particolare attenzione anche per i Clienti Vegetariani e Celiaci.

La Carta di Vini è molto ampia e selezionata, Champagne e Bollicine, la parte più consistente offre Vini del Territorio e da tutta la Toscana, anche con una piccola scelta di mezze bottiglie.

Ma veniamo alla degustazione fatta che è stata accompagnata da un buon Vino fresco e profumato:

– “Gemella 2016”, Bianco Toscana I.G.T., 100% Sauvignon Blanc, 13% Vol., prodotto da Bindella – Tenuta Vallocaia.

In tavola i fragranti panini della Casa: Farina integrale, doppia lievitazione e semi di sesamo.

Sono state servite le seguenti portate:

– Entrée – Fegatini mantecati al Vin Santo di San Gimignano e mela verde, su cono di pasta fillo, nel piatto crema di polline;

– Uovo cotto a bassa temperatura con sopra tartufo fresco di stagione, mousse di pecorino e briciole croccanti di parmigiano;

– Tartare di tonno, finocchio e capperi;

– Chitarrine con crema di aglio, olio e peperoncino, colatura di alici, scampi crudi e tabasco;

– Gnocchi di polenta bianca, ripieni di Cinta Senese in bianco, sopra della verbena e brodo di gallina con pezzettini di castagne dell’Amiata;

– Tortelli ripieni di pappa al pomodoro con crema di lardo di Cinta Senese e gamberi imperiali;

– Petto di piccione marinato, cotto a bassa temperatura poi saltato sulla fiamma, insieme a cosciotto ricostruito con le sue interiora e ricoperto da una panure di pane Toscano e carbone vegetale, cipolloto fresco scottato, fondo di piccione con salsa di foie gras, nocciola e cacao;

– Sorbetto alla mela verde su mousse di cioccolato e cannella, mosto cotto di uva sultanina, pane Toscano sbriciolato e saltato al rosmarino.

Tutto molto buono, fatto con materie prime di eccellenza e con delle belle presentazioni. La Cucina di Ardit Curri è fresca, giovane e saporita. Ardit, in Cucina e aiutato da suo Fratello Albert.

Il servizio in Sala è svolto da una giovane Brigata, molto attenta e premurosa, guidata dalla brava Emma Pernarella. La fidanzata di Ardit, Elisa, lavora in Sala al “Perucà”.

Al Ristorante “San Martino 26”, della Famiglia Pernarella, nella magnifica San Gimignano, ho trovato un’accoglienza fatta di professionalità e passione e ho degustato le prelibatezze di un bravissimo giovane Chef: Ardit Curri.

Giorgio Dracopulos

https://www.ristorantesanmartino26.it/web/

https://www.youtube.com/watch?v=vuBMHRjMSGo

 

Nelle foto, dall’alto:

Giorgio Dracopulos e Ardit Curri

Tortelli

Petto di piccione