Diego Bosoni ha scelto il Portrait di Milano per presentare i suoi Vermentino. L’atmosfera raffinata dell’albergo milanese è stata un perfetto palcoscenico per il carattere elegante e deciso dei vini dei Colli di Luni, cuore del levante ligure vinicolo.

Il racconto che Bosoni porta con sé è intriso di passione e valori familiari e contadini. Ovvero legati alla terra che quotidianamente la famiglia Bosoni percorre per creare un insieme enologico di altissimo livello.

«Un percorso che voglio condividere con voi quest’oggi – esordisce Bosoni di fronte al primo calice in degustazione – un percorso fisico nel territorio, nei suoli e nel tempo per raccontarvi qualcosa sulla nostra cantina e la nostra famiglia, attraverso il vitigno più identitario della nostra zona: il Vermentino.

Da cinque generazioni produciamo vini sul Colli di Luni, una cantina di famiglia dove ciascuno di noi è coinvolto in differenti settori dell’azienda. Non siamo la “famiglia del Mulino Bianco” – dice con ironia mentre scorre una foto – ci confrontiamo ci scontriamo, ma condividiamo valori di fondo e portiamo avanti un progetto comune”.

Cantine Lunae di Diego Bosoni

E poi parla di quel suo fazzoletto di Liguria che lo affascina e conquista.

«Abbiamo sempre lavorato la terra, nasciamo da questo, dalla viticoltura. I miei nonni, mio padre. Da un’azienda tradizionale che produceva vino e olio, come accade in Liguria, tra gli anni Sessanta e Settanta mio padre porta alla luce la sua passione per il vino. Intuisce il valore culturale del Vermentino e decide di lavorarlo in purezza».

Una interpretazione non semplice in quell’epoca, ma Paolo Bosoni è deciso e la strada che intraprende è quella giusta.

Siamo in Liguria dove la diversità culturale naturale, gastronomica e vinicola è decisamente spiccata. La Doc Colli di Luni è un territorio caratterizzato dalle Alpi Apuane, con le cave di marmo di Carrara che concedono al suolo grande carattere e svolgono un importante ruolo per la caratteristica climatica. Dall’altra parte, sul mare, la zona archeologica di Luni, una delle più importanti a nord di Roma, importante porto romano, totalmente in marmo di Carrara. Verdi colline disegnate dai vigneti e il fiume Magra che scorre in mezzo.

«Plinio il Vecchio, già scrive del nostro vino» sottolinea Bosoni e cita dalla Naturalis Historia “Etruriae Luna palmam habet” ovvero “In Etruria la palma va a quelli di Luni”.

Cantine Lunae coltiva 65 ettari di vigneti di proprietà, un mosaico di parcelle di due/ tre ettari ciascuna. Trenta ettari sono gestiti in biologico. Il resto non vede diserbanti, concimi chimici o altro. Oltre i vigneti la famiglia Bosoni gestisce da oltre trent’anni un centinaio di vignaioli locali con il progetto “Terra viva Lunae” che punta sulla qualità agricola e di campagna. In questo modo gli ettari totali salgono a 85.

Cantine Lunae. Alcuni assaggi

Gli assaggi

La degustazione inizia con le tre tipologie.

“La Bianca”. Partiamo dal mare con 80% vermentino e 20% Malvasia di Candia. Suoli sabbiosi che danno freschezza e agilità. Una bella acidità completa le caratteristiche. Sono vini del mare, sapidi e freschi. La Malvasia arricchisce i profumi.

Al naso discreto e morbido con punte fruttate di bel fascino, al palato acidità e freschezza si abbinano ad una sapidità precisa.

Si passa al Vermentino in purezza con “Etichetta Grigia”, un vino che racconta il carattere classico del Vermentino, mediterraneo, di belle sensazioni.

Al naso belle note erbacee, leggerezza e il sorso è diritto ed efficace senza eccessi di sorta, ricco di carattere e di lunghezza.

Si sale più in alto in collina dove nasce “Etichetta Nera” scelto dalle parcelle più belle. Il panorama olfattivo è deciso con tocchi morbidi, al palato si presenta di grande eleganza, ricco ed espressivo.

La verticale di Etichetta Nera passa dalla 2024 alla 2020 alla 2019 fino alla 2018.

Nella 2020 una potenza aromatica piena. Una evoluzione che presenta alcuni aspetti più morbidi e intensi. Diversa e altrettanto affascinante la 2019 con un naso di grande espressività complesso e ricco. Il sorso è di ottima permanenza, note torbate energiche. Essenziale nel complesso olfattivo e gustativo, precisa e di ottima matrice, la 2018. La declinazione temporale presenta una traccia enologica e stilistica di continuità e valore.

Cantine Lunae Etichetta nera

E poi “Numero Chiuso” con una verticale 2021, 2018, 2011, 2010. Diego Bosoni introduce questa sua “creatura” una sola botte, 2600 bottiglie in tutto.

«La prima annata è la 2008, un progetto che nasce per spingerci più in profondità, per scoprire nuove strade, nuove caratteristiche, nuove potenzialità. Un vino che non esce dalla cantina subito, che supera i canoni della giovanissima età del Vermentino.

Etichetta Nera è una mia idea, un progetto mio, per il quale mi sono anche scontrato con mio padre. Ma la volontà è stata quella di non fermarsi. Selezionare grappolo per grappolo dalle zone più alte e con più carattere. Suoli rossi e ferrosi con argilla che si sfalda, dove la vigna fatica a partire. Nel comune di Luni su due coste diverse».

Dopo la fermentazione il vino va in botte grande dove resta circa 18 mesi. Poi altri 18 in bottiglia, esce dalla cantina dopo tre anni. Prodotto solo nelle annate più adatte.

Un caleidoscopio olfattiva nella 2021 che diviene mosaico, quadro, sinfonia con il trascorrere del tempo. Per arrivare ad una 2010 che lascia il segno, colpisce e conquista. Il sorso è anch’esso perfetto nell’evoluzione temporale, ricchissimo, pieno, intrigante. Una 2018 magniloquente, una 2011 che rappresenta un assolo di Vermentino per chiudere con la 2010, opera d’arte scolpita nel marmo di Carrara.

Diego Bosoni di Cantine Lunae presenta Numero Chiuso Edizione d’Autore

L’occasione consente inoltre è di presentare un nuovo progetto “Numero Chiuso Edizione d’Autore”.

«Qualcosa che propone valore – prosegue Bosoni – che ha dietro un pensiero, un piccolo progetto ma di grande significato per noi. Un amico designer, Andrea Del Sere, che ha progettato la nostra nuova cantina, ha creato un’opera tridimensionale che rivede il concetto di etichetta e racconta la nostra filosofia e il nostro essere. Tecnicamente si tratta di un “bagno galvanico” in bronzo e ciascuna opera viene spazzolata a mano per creare nuance uniche. Etichetta firmata da entrambi. Venti Jeroboam da tre litri in tutto.

Il vino è materia viva, come un’opera d’arte, frutto di ricerca, di visone e di intuizione. Nasce dalla esplorazione, dalla passione come quella che ho per l’arte e per la musica e che trasferisco nel modo di fare il vino».

L’ultima immagine sullo schermo è quella di una barbatella appena piantata. “Guardando al futuro con entusiasmo”. Sipario.

Andrea Radic