Vallecamonica. Affinamento subacqueo

La Valle Camonica è conosciuta a livello internazionale per le Incisioni Rupestri, dichiarate Patrimonio Mondiale dell’Unesco, ne custodisce ben trecentomila tra incisioni, segni e vere e proprie opere d’arte risalenti alla fine del Paleolitico Superiore, ovvero tra i tredici e i diecimila anni orsono. La geografia della Valle si divide in tre macro aree: L’Alta Valle Camonica che si estende da Edolo a Ponte di Legno e Tonale, la media Valle Camonica che da Breno giunge fino ai Comuni di Sonico-Edolo e la bassa Valle Camonica che da Breno e Bienno si estende fino al lago d’Iseo.

La viticoltura risale ai tempi dei Romani, duemila anni fa, ed è sempre stata un esercizio agricolo casalingo.

Valorizzazione del territorio attraverso la scelta di coltivare i vitigni autoctoni, legame con il paesaggio e miglioramento delle risorse ambientali per rilanciare la viticoltura della valle. Portare il “vino camuno” ad essere testimone della bellezza e della passione di questa valle.

Sono i principi alla base della volontà di Alex Belingheri che, nel 2003, crea Agricola Vallecamonica, quattro ettari dislocati su entrambi i versanti della bassa Valle con dislivelli importanti che vanno dai 250 agli 800 metri s.l.m. dove si può apprezzare l’influenza mite del lago d’Iseo.

Belingheri, un trascorso da ristoratore e una sfrenata passione per la viticoltura, segue personalmente tutta la filiera vinicola sia in campagna che in cantina. Una scelta coraggiosa e tenace che, indubbiamente, si ritrova nei vini.

Il racconto di Alex Belingheri

Vallecamonica. Alex Belingheri con Nautilus

«All’inizio non c’era nulla, neppure un disciplinare – racconta Belingheri – Qualcuno faceva il vino come i nonni, poi nacque una cooperativa che esiste tutt’ora. Io vengo dalla ristorazione e ho continuato a fare il ristoratore durante i primi cinque anni di cantina, fino al 2008 quando ho deciso di dedicarmi solo al vino.

I miei vigneti sono nella parte bassa della Valle, come quelli di Togni Rabaioli, vignaiolo mio vicino e mio coscritto. I mei vigneti si trovano in una sorta di montagna mediterranea, oltre un piccolo appezzamento vicino al Convento dell’Annunciata».

Proprio da quest’ultimo appezzamento nasce il primo bianco dell’azienda. Uve Incrocio Manzoni coltivate a 800 metri. Macerazione prolungata e lavorazione esclusivamente in acciaio regalano un vino di gran carattere, eleganza e concretezza. Dal sorso appagante e di bella lunghezza.

«Il lavoro viene svolto da me e dalla mia compagna Irina, quando non sta dietro al nostro piccolo Francesco di due anni e mezzo» prosegue Alex che ha scelto di concentrarsi con fermezza sulle identità dei vitigni, lavorando in vigna spesso in maniera “eroica” come si intende quando praticamente tutto è fatto a mano.

«Sono così di carattere, forse perché prima di occuparmi di ristorazione, ho corso in macchina, fino al campionato di “Formula Campus” con un secondo posto stagionale e a certi livelli sportivi ti abitui a puntare all’obiettivo senza tergiversare. Poi una breve parentesi in Formula 3 per imparare, dopo, a guidare il trattore».

Vallecamonica

A proposito, quali terreni troviamo in Vallecamonica?

«Influenza del lago, che nel lontano passato era più esteso, terreni più fluidi e morbidi nella vicinanza del fiume, fino a conformazioni più ricche di scheletro e decisamente rocciose in alta valle. Terreni, se vogliamo, più adatti ai rossi, ma io sono bianchista e mi sono posto la sfida di produrli. Una scelta che si è poi rivelata vincente anche per le importanti escursioni termiche. Inoltre ho aperto la strada alla declinazione di vini spumanti con le stesse uve. La diffusione dei vigneti e le differenti esposizioni, unite al fatto di lavorare ogni cru singolarmente, mi hanno consentito di avere una gamma di vini piuttosto ampia».

Hai chiamato un tuo vino “Irresistibile” perché?

«Innanzitutto perché è un Piwi da Sauvigner Gris, che ho innestato quindici anni fa. Mi aveva molto colpito quest’uva che si prestava ad essere vinificato in modi differenti. Quando sono riuscito a vinificarlo in purezza, era resistente e molto buono, da qui il nome».

Tra le sfide di Belingheri anche quella di affinare i propri spumanti, esclusivamente sott’acqua, una tipologia nel lago d’Iseo ed una seconda nel lago d’Aviolo, uno specchio d’acqua di montagna a 1930 metri che d’inverno è coperto da uno spesso strato di ghiaccio.

Vitigni Piwi Vallecamonica

«L’ispirazione mi è venuta seguendo il recupero di Champagne di cento cinquant’anni nel Mar Baltico – aggiunge il produttore – e alcuni primi esperimenti di cantinamento subacqueo a Portofino. Ho individuato un piccolo vigneto di duecento anni e ho voluto fare spumante con le uve che sono sempre state sul nostro territorio. Poi, più semplicemente, non avendo cantina per produrre il metodo classico ho pensato al lago d’Iseo. Al lago d’Aviolo sono arrivato perché ci andavo da bambino, lì mia nonna aveva una casa».

Il Nautilus che affina nel lago d’Iseo è un metodo classico Blanc de Noirs, niente Cuvèe e vendemmia di un anno. Un Pas Dose senza aggiunta di zuccheri, decisamente senza compromessi. I medesimi concetti, estremizzati nelle condizioni del lago alpino, danno origine a Adamadus Zero Estremo, affinato ventiquattro mesi nelle profondità lacustri. Metodo Classico, Blanc des Blancs, Extra Brut. Poche migliaia di bottiglie di entrambe le etichette. Vini di persistenza, freschezza, vivacità e arricchiti dall’intrigante metodo di affinamento, un po’ tecnica, un po’ poesia.

Se pensi al tuo lavoro di vignaiolo, qual è il sentimento più forte, la soddisfazione maggiore?

«Il fatto di poter sperimentare ed arrivare a creare, da zero, qualcosa che prima non c’era».

Andrea Radic